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Siena, chiedevano interessi fino al 900%. Arrestate due persone

06 luglio 2020 | 11.39
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Agli arresti domiciliari per usura ed estorsione

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Arrivavano a pretendere interessi fino al 900 per cento e avevano messo in piedi un complesso sistema di fatturazione che mascherava un giro di usura. I carabinieri della compagnia di Montepulciano, in collaborazione con la guardia di finanza, coordinati dai pm Serena Menicucci e Niccolò Ludovici della procura di Siena, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare che dispone gli arresti domiciliari nei confronti di due persone e l’obbligo di dimora per una terza, indagati per usura ed estorsione. L'operazione ha portato al sequestro preventivo di beni potenzialmente derivanti dalle attività illecite per 700mila euro.

Le indagini hanno consentito di individuare flussi di denaro verso piccoli imprenditori, commercianti e privati residenti nelle province di Siena e Arezzo, ad opera dei soggetti arrestati, i quali applicavano ai prestiti concessi interessi usurari, calcolati – attraverso consulenze tecniche disposte dalla procura - fra il 25 ed il 912% dello stesso prestito. Contestualmente, sono state effettuate verifiche ad aziende operanti nella valdichiana senese, i cui titolari erano i principali soggetti usurati. Come si legge nella nota dei carabinieri, le indagini hanno svelato un flusso di fatture per operazioni, rivelatesi inesistenti, emesse dagli usurai nei confronti delle vittime mascherando con l’evasione fiscale un giro di usura che in quelle zone andava avanti sin dal 2004.

Secondo gli investigatori, l’emissione delle fatture serviva da un lato a giustificare gli importi che periodicamente transitavano sui conti correnti degli indagati e allo stesso tempo a fare in modo che le vittime potessero motivare anch’essi l’effettuazione di bonifici o l’emissione di assegni attraverso la ricezione delle stesse fatture. Gli usurati poi, dichiarando fiscalmente tali costi fittizi ed usufruendo di un illegittimo risparmio di imposte (ai fini dell’imposta sui redditi, nonché dell’Iva), riuscivano a rientrare di parte degli importi dati in prestito e richiesti con tassi usurari. Le vittime venivano anche intimidite e minacciate ai fini del pagamento dei prestiti concessi. È stato calcolato un giro d’affari tra il 2004 ed il 2019 pari a 1,7 milioni di euro dei quali circa 700mila di interessi. Durante tutta la durata delle indagini, numerose utenze telefoniche sono state monitorate dai militari dell’Arma, mentre sono stati esaminati, dai militari della GdF, 71 conti correnti con un’analisi dei flussi finanziari sviluppata dal 2008 al 2019.

In sede di esecuzione della misura disposta dal gip, è stato sequestrato anche un "Compro oro" con sede in Sinalunga, riconducibile agli arrestati, da poco operante sul territorio. L’indagine iniziò a novembre 2017 con l’arresto di due persone per detenzione abusiva di due pistole con matricola abrasa e detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. In quella circostanza vennero sequestrate, oltre alle armi, anche 1,3 chili di oro fuso, 21 monete d’oro, gioielli tra i quali un anello da 20mila euro e denaro contante per circa 45mila euro.

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