"Non è svendendo il paese che si aiuta la Grecia a uscire dalla crisi". Dalle infrastrutture alle public utilities, il piano di privatizzazioni da 50 mld di euro imposto dall'Eurosummit alla Grecia "non deve essere una svendita". E' il monito, raccolto dall'Adnkronos, di George Dassis, rappresentante del sindacato unitario ellenico Gsee, nonché presidente dei lavorati europei presso il Comitato economico e sociale Ue.
Sindacalista di lungo corso e attento conoscitore delle politiche industriali del suo paese e di quelle europee, Dassis ha attaccato su tutta linea il piano draconiano che include le dismissioni pubbliche. "E' troppo duro - sottolinea - se non verrà affiancato subito da un piano di investimenti la popolazione finirà in un baratro ancora più profondo". E rivolto a Berlino, che ha lasciato la sua impronta sul programma di lacrime e sangue di Atene, avverte: "la soluzione non è fare un'Ue tedesca, ma una Germania più europea".
Sulle privatizzazioni, osserva il sindacalista, "il punto non è solo cosa si vende, ma come si vende, tutelando i gruppi e le infrastrutture strategiche, e questo si fa dismettendo delle quote ma lasciando il controllo al governo". I porti del Pireo e Salonicco, gli aeroporti, ma anche le ferrovie e le autostrade, da una parte, e poi il gruppo di distribuzione dell’energia elettrica Admie e quello delle Tlc Ote, la cui maggioranza è già in mano tedesche: "quello che conta - incalza il rappresentante sindacale - è che non si facciamo vendite a prezzi stracciati". "La soluzione alla crisi - conclude - non è nella svendita dei suoi asset pubblici ma in un cambiamento di mentalità da parte della politica".
