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Camusso vs Poletti: "Sul lavoro un disastro". Lui: "Ingiusto"

13 dicembre 2017 | 17.18
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Le misure dei Governi Renzi e Gentiloni sul lavoro hanno provocato "un disastro". L'affondo è del leader della Cgil, Susanna Camusso, che non usa mezzi termini per bocciare, ancora una volta, il Jobs Act e le misure sui contratti a termine. Un giudizio, replica a stretto giro il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, "ingiusto" e parziale, perché "legge solo una parte della realtà". Il botta e risposta segna tutta la distanza che c'è tra la Cgil, impegnata in una mobilitazione che è iniziata con la manifestazione del 2 dicembre e che andrà avanti, e l'intezione del Governo di rivendicare risultati sul terreno dell'occupazione, decisivo anche in termini elettorali. Tutti e due, Camusso e Poletti, fanno riferimento agli ultimi dati disponibili, con letture diametralmente opposte.

"Invece di raccontare le meraviglie dell’occupazione si è determinata una situazione di frantumazione del lavoro assolutamente drammatica per i giovani”, sintetizza Camusso, che chiama in causa proprio gli ultimi dati diffusi da ministero, Istat, Inps e Inail: “più di un terzo dei contratti determinati hanno una durata di un giorno o di massimo una settimana: pare evidente che le norme che derivano dal decreto sui contratti a termine di Poletti e dal jobs act sono norme che hanno fatto un disastro nel mondo del lavoro”.

Finalmente in Parlamento, aggiunge Camusso, “si è aperta una discussione sul tema dei contratti a termine, sulla moltiplicazione di questi contratti che ha determinato una frantumazione". Per il segretario Cgil "è importante che si inizi a discuterne ma il punto fondamentale è ripristinare la causalità dei contratti a termine se no diventeranno uno strumento per i lavori velocissimi". Ora che si sta per aprire la stagione elettorale, conclude Camusso, "bisogna continuare la vertenza sulla qualità del lavoro e sulla questione previdenziale: per noi è una vertenza del tutto aperta".

Valutazioni a cui il ministro del lavoro vuole rispondere nel merito. Il giudizio espresso da Susanna Camusso ''è ingiusto perché non tiene conto di tutti gli elementi che sono in campo e legge solo una parte dei problemi e della realtà'', replica. ''I problemi ci sono ma ci sono anche una serie di altre situazioni che non sono considerate'', dice il ministro. ''Credo che la prima considerazione che va fatta è che dopo 5 anni che si erano persi un milione di posti di lavori negli ultimi 4 anni se ne sono recuperati più di 900.000 di cui più del 50%, verso il 60%, sono a tempo indeterminato", spiega.

Poletti ricorda, quindi, gli stessi numeri contenuti nel rapporto di Inps e Inail, sostenendo che oggi i lavoratori tempo indeterminato sono sostanzialmente allo stesso livello del 2008, ''quindi abbiamo recuperato tutto il gap che si era prodotto''. Insieme a questo, prosegue, c'è un dato di ''rilevantissima riduzione della disoccupazione, sono 400.000 in meno'', mentre gli inattivi ''si sono ridotti in maniera significativa''. Quelle leggi, osserva il ministro riferendosi a Jobs Act e alle altre misure introdotte che ''hanno prodotto il blocco delle dimissioni in bianco, una condizione di ampliamento degli ammortizzatori e una serie di condizioni che oggi fanno la regolazione italiana in linea con i paesi europei''.

Poletti non nasconde che c'è ancora strada da fare. ''Abbiamo ancora delle problematicità, in particolare con l'occupazione giovanile. Non diciamo che è tutto risolto'', ammette il ministro. ''Sappiamo che abbiamo ancora delle situazioni da affrontare, ma vanno affrontate con un giudizio equo, su quello che è accaduto''. In sostanza, conclude il ministro, non deve essere utilizzato solo un dato, senza citare gli altri che, invece, ''aiuterebbero a capire effettivamente quale sia lo stato della situazione nel nostro paese''.

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