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Manutenzione stradale, il rilancio è chiave green

25 ottobre 2018 | 15.05
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(Fotogramma)
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Per rimettere gradualmente in sicurezza il nostro patrimonio stradale occorre un piano straordinario che nei prossimi 5 anni porti quasi a un raddoppio degli interventi, passando dai 12 mila km di strade manutenute nel 2017 a oltre 22 mila e aumentando la spesa dagli attuali 1,6 miliardi di euro a 3,8. L’aumento delle attività connesse a questo scenario avrebbero impatti ambientali rilevanti ma, puntando su interventi innovativi e al tempo stesso praticabili con tecnologie esistenti, tali impatti potrebbero essere ridotti, tagliando le emissioni di gas serra, che verrebbero ridotte ogni anno di 660 mila t CO2eq rispetto a interventi tradizionali, ed evitando il prelievo di 35 milioni di tonnellate di conglomerati da materia prima vergine.

I dati e la proposta sono emersi nel corso della presentazione dell’anteprima dello studio condotto dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dall’Associazione Siteb (Strade Italiane e Bitumi), illustrato ad Asphaltica World, il Salone dedicato alle infrastrutture stradali e alle opere di impermeabilizzazione in programma a Roma oggi e domani.

Dal 2006 a oggi secondo Siteb sono mancati interventi di manutenzione, ordinaria e straordinaria, delle pavimentazioni stradali su circa 90.000 km per un valore economico complessivo di oltre 12 miliardi di euro. Lo scorso anno si è speso per le attività di costruzione e manutenzione (conglomerato posato in opera) 1,6 mld di euro per manutenere 12.000 km di strade asfaltate su un totale di 670.000 km.

Lo studio elaborato da Fondazione dello Sviluppo Sostenibile e Siteb evidenzia come per garantire un adeguato livello di manutenzione sarebbe necessario avviare un piano straordinario per i prossimi 5 anni, prevedendo una spesa di 3,8 miliardi di euro l’anno per portare i chilometri manutenuti a 22.500 e alla posa in opera di 55 mln di tonnellate di conglomerato ogni dodici mesi. In trent’anni si interverrebbe su 660 mila km di strade, praticamente l’equivalente della intera rete nazionale di strade asfaltate.

Fare questo salto in avanti puntando unicamente su tecnologie tradizionali avrebbe, però dei costi ambientali rilevanti: in trent’anni significherebbe l’estrazione di oltre 1 miliardo di tonnellate di aggregati vergini, ossia 15 volte l’attuale prelievo annuo di sabbia e ghiaia da cava. Esistono, però, già oggi soluzioni tecnologiche in grado di massimizzare il riciclo del fresato proprio nei conglomerati, utilizzare altri prodotti di riciclo nei bitumi, come il polverino di gomma, ridurre le temperature di lavorazione e, di conseguenza, i consumi di energia e le emissioni inquinanti.

L’utilizzo diffuso di queste soluzioni green consentirebbe di abbattere significativamente l’inquinamento connesso alle attività di manutenzione dei 22.500 km di strade ogni anno, con le emissioni di gas serra, calcolate sul ciclo di vita, che passerebbe così da 3,7 a 3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, con un risparmio ogni anno calcolato sul ciclo di vita pari a circa 660 mila tCO2eq.

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