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Cartelle esattoriali, nuovo stop al 31 gennaio

15 gennaio 2021 | 08.52
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Slittano ancora i termini previsti per la notifica degli atti di accertamento, di contestazione, di irrogazione delle sanzioni, di recupero dei crediti di imposta, di liquidazione e di rettifica e liquidazione

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

Stop all'invio delle cartelle esattoriali e di altri atti fiscali fino al 31 gennaio. Il consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che, si legge nella nota di palazzo Chigi, ''prevede l’ulteriore differimento, dal 31 dicembre 2020 al 31 gennaio 2021, dei termini previsti per la notifica degli atti di accertamento, di contestazione, di irrogazione delle sanzioni, di recupero dei crediti di imposta, di liquidazione e di rettifica e liquidazione, nonché degli altri atti tributari elencati dall’articolo 157 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34''.

Il provvedimento, inoltre, sposta al 31 gennaio 2021 ( dal 31 dicembre 2020) il termine finale di scadenza dei versamenti, derivanti da cartelle di pagamento, nonché dagli avvisi esecutivi previsti dalla legge, relativi alle entrate tributarie e non, sospesi dal decreto legge dello scorso marzo. Per effetto di tale intervento, spiega palazzo Chigi, ''fermo restando quanto disposto in relazione alla salvezza delle attività compiute e degli effetti prodottisi nel periodo dal primo gennaio 2021 alla data di entrata in vigore del decreto-legge appena approvato, la sospensione degli stessi versamenti opera senza soluzione di continuità dalla data iniziale della stessa (21 febbraio 2020 per i debitori con residenza/sede operativa/sede legale nei comuni della prima “zona rossa”, 8 marzo 2020 per tutti gli altri) fino alla data del 31 gennaio 2021''.

Slitta al 31 gennaio 2021 anche la scadenza della sospensione degli obblighi di accantonamento derivanti dai pignoramenti presso terzi, effettuati dall’agente della riscossione e dagli altri soggetti titolati, aventi ad oggetto le somme dovute a titolo di stipendio, salario, altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego, comprese quelle dovute a causa di licenziamento, nonché a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione, o di assegni di quiescenza. Palazzo Chigi spiega che ''restano comunque acquisiti, per quanto attiene ai versamenti eventualmente eseguiti nello stesso periodo, gli interessi di mora, le sanzioni e le somme aggiuntive già corrisposti. Restano fermi gli accantonamenti effettuati e restano definitivamente acquisite e non sono rimborsate le somme accreditate nel suddetto periodo''.

Inoltre, si legge nella nota, ''restano prive di qualunque effetto le verifiche relative all’adempimento degli obblighi di versamento derivanti dalla notifica di cartelle di pagamento da parte dei beneficiari di pagamenti delle pubbliche amministrazioni, eseguite sempre nel medesimo periodo, per le quali l'agente della riscossione non abbia già notificato l’ordine di versamento. Pertanto, i soggetti pubblici provvedono ad effettuare il pagamento a favore del beneficiario''.

Il governo, nel corso dell'ultimo Consiglio dei ministri, ha integrato l'ordine del giorno con il dl che congela l'attività dell'Agenzia delle entrate, accogliendo le richieste arrivate trasversalmente da contribuenti, commercialisti, mondo della politica e produttivo. Un decreto legge ponte, per prorogare la sospensione dell'attività di accertamento, riscossione e degli altri adempimenti e versamenti tributari fino al 31 gennaio. Il tempo necessario per mettere a punto un provvedimento strutturale di rimodulazione delle rate.

Dopo quasi un anno di fermo, a causa della pandemia, il carico accumulato di atti da notificare è arrivato a quota 50 milioni, a cui si sarebbero aggiunti quelli del 2021. La preoccupazione di possibili assembramenti presso gli uffici dell'Agenzia, sommata alle difficoltà economiche che per molti contribuenti renderebbero impossibile regolarizzare la propria posizione con il fisco, ha portato il governo ha destinare parte dei 32 miliardi di scostamento approvati dal Cdm proprio alle misure fiscali.

Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha spiegato che le norme puntano a una rimodulazione dell'attività di riscossione e rottamazione. Ma ha precisato che una quota dello scostamento di bilancio varato (cioè parte dei 32 miliardi) produrranno ''un recupero nell'anno successivo''. Quindi gli interventi che saranno messi in campo dovrebbero andare nella direzione di aumentare il numero di rate, riducendo così l'importo che sarà incassato il prossimo anno, ma che dovrebbe essere recuperato negli anni successivi.

Qualunque sarà la versione definitiva delle misure, il direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, nel suo intervento in parlamento di lunedì scorso, ha spiegato che comunque le cartelle dovranno essere inviate perché ''tutte le disposizioni presuppongono che il cittadino sia a conoscenza del debito, fiscale o previdenziale che sia, a cui è chiamato adempiere''. Quindi ''qualunque soluzione non può prescindere dall'invio'' delle cartelle. Altro discorso è quello di rivedere l'attuale sistema di riscossione coattiva di tributi, che secondo Ruffini ''dovrebbe essere oggetto di una profonda riflessione''.

Su progetto di revisione strutturale del sistema di riscossione pesa l'incognita sulla durata dell'esecutivo. Lunedì il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sarà alla Camera dove chiederà la fiducia e il giorno successivo sarà la volta del Senato. A seconda di come andranno le cose sono diversi gli scenari che si potrebbero aprire, (da un governo tecnico a un Conte-ter, senza escludere un premier diverso, con la maggioranza attuale) e, di conseguenza, le decisioni che saranno prese sul fronte fiscale.

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