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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

26 novembre 2014 | 10.24
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Susanna Camusso spiega perché non va bene il Jobs Act, mentre Bersani spiega perché ha votato sì.

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

Susanna Camusso, leader della Cgil in un'intervista al 'Giorno' risponde all'accusa di essere tra i mandanti dell' astensione di domenica scorsa, soprattutto in Emilia. "Guardi, -dice- in una organizzazione come la nostra l'idea della partecipazione è tra quelle fondamentali. Direi ispiratrici. Sono del tutto fuori strada". Semmai, aggiunge "è stata la conferma di una preoccupazione che abbiamo da tempo: siamo di fronte a un Paese diviso, sfiduciato". E sul governo dice: "In questi mesi ho conosciuto un governo in cui decide sempre uno e uno solo". Sul Jobs Act osserva che "non vanno bene le modifiche unilaterali dello statuto, la lesione dei diritti esistenti, la non effettiva universalizzazione degli ammortizzatori, il famoso disboscamento della precarietà che lì non c' è". Ma si può ancora discutere, sostiene Camusso di "estensione dei diritti della maternità, come siamo pronti a sostenere le ipotesi contro la precarietà". Il sindacato non va visto come quello che difende sempre e comunque gli assenteisti o i fannulloni. "No, no e poi no -ribadisce-. Ci sono delle leggi che vengono applicate e noi ci comportiamo in base a quelle. Basta guardare le sentenze. Spesso è la pubblica amministrazione che è mal diretta e si creano casi limite".

Pier Luigi Bersani vota a favore del Jobs Act. E per disciplina di partito, spiega a 'La Repubblica'. Perché chi ha fatto il segretario del Pd per quattro anni non può tirarsi fuori tanto facilmente. Non crede però che questa riforma "vada al cuore del problema ovvero la produttività".

"Ho votato a favore perché nessuno, nemmeno quelli che sono usciti dall' aula o che hanno detto no, nega i passi avanti che ci sono stati. È il discorso del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. In questo caso ci sono tutti e due". Però la minoranza si è di nuovo divisa e non vi siete rafforzati. "Ci sono diverse sensibilità -conclude Bersani-. Ho parlato con tanti di noi. Alcuni hanno problemi a mantenere ferma la barra dentro la loro area. Li capisco benissimo. Altri hanno problemi con i territori, con la loro base elettorale perché sono parlamentari che hanno un loro elettorato vero, autentico. Ma non mi sembra un dramma, ognuno fa quello che può per dimostrare al governo che sta sbagliando, che va corretta la linea".

Il presidente di Mcl Carlo Costalli parla con 'Avvenire' della grave crisi che attanaglia il nostro Paese. "La deriva economica, sociale e politica del nostro Paese ha avuto origine nella stagnazione della produttività, nella latitanza della politica industriale, ma anche nell'insufficienza della politica economica dei governi, che è andata avanti nella fase più acuta della crisi, con i Governi Monti e Letta, e non fa intravedere segni di svolta radicale neppure nel dinamismo riformista del Governo Renzi. È urgente una politica economica in grado di produrre un' inversione del declino e che inauguri un nuovo ciclo di crescita, di ricostruzione industriale, di responsabilità e di coesione sociale, di tutela e di equilibrio ambientale", dice.

Alla Camera in queste ore si discute del Jobs Act. Umberto Bossi, fondatore della Lega, parla con 'Il Giornale' che gli chiede se esiste ancora una differenza reale tra il centrosinistra di Renzi e il centrodestra? "Il Jobs Act è una presa per i fondelli! La diversità esiste eccome, sia sul piano teorico che su quello economico o culturale. Nelle corde di chi dirigerà il centrodestra deve esserci la capacità di farlo capire".

Made in da centrare subito, superamento delle sanzioni economiche alla Russia e del dogma dell' austerità a livello Europeo: sono alcuni dei temi affrontati da Lisa Ferrarini, presidente di Assica, l' Associazione dei produttori delle carni e dei salumi, e vice presidente di Confindustria con la delega per la tutela del Made in e la lotta alla contraffazione, nel corso di un' intervista condotta da Giovanni Minoli nella trasmissione Mix 24 su Radio 24. Per Ferrarini (a cui non dispiace il soprannome di "Leonessa del made in") quando si parla di Made in "il tavolo è quello europeo e siamo in dirittura di arrivo: vedremo la settimana prossima". Alla domanda di Minoli su quali siano i meriti dell'ex ministro degli Esteri Federica Mogherini sul Made in, Ferrarini ha confermato che "non ha fatto nulla". Adesso Mogherini è a capo della diplomazia europea e l' imprenditrice spera in un aiuto: "Perché difenderebbe tutta l' Europa, non solo il suo Paese. Da qui alla fine del semestre di presidenza italiana mi aspetto che si tiri in porta su questo tema, anche perché è una tutela del consumatore, una tutela delle imprese, della competitività".

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