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Spagna, Felipe diventerà re il 18 giugno. Amedeo D’Aosta: “Monarchia collante sociale della nazione”

03 giugno 2014 | 11.46
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Dopo l’abdicazione di Juan Carlos in favore del figlio (Foto), al via iter per la successione: approvata una legge ad hoc. Izquierda Plural vuole un referendum sulla monarchia, richiesta appoggiata da migliaia di persone scese in strada in diverse città spagnole. Il re che salvò la democrazia. Barroso ribadisce: “Ne è stato artefice e difensore”

Felipe Vi e Juan Carlos (Foto Infophoto)
Felipe Vi e Juan Carlos (Foto Infophoto)

La proclamazione del prossimo sovrano spagnolo, Felipe VI, avverrà a partire dal 18 giugno. Lo hanno riferito oggi fonti del Parlamento spagnolo.

Se la linea di successione di padre in figlio è chiara, non esisteva fino ad oggi una legge per l’abdicazione. Legge, composta da un unico articolo, approvata stamane dal consiglio dei ministri spagnolo. Il testo viene ora trasmesso al parlamento di Madrid.

A questo punto Felipe potrebbe prestare giuramento davanti a deputati e senatori delle Cortes nella settimana fra il 16 e il 20 giugno.

“La monarchia, anche se qualcuno dice che è fuori moda, è stato ed è un ‘collante’ sociale importantissimo in Paesi come la Spagna, caratterizzata dalle spinte secessioniste in Catalogna e nei Paesi Baschi - dice all’Adnkronos Amedeo di Savoia-Aosta - . E’ la corona che tiene insieme quel Paese ed in Belgio è avvenuto lo stesso. Juan Carlos è stato un buon re, ha traghettato una dittatura verso la democrazia, un compito non facile. Il gesto di Juan Carlos nei confronti del figlio - rileva Amedeo - è veramente importante. Felipe, che ha frequentato accademie militari, è laureato in Scienze Politiche, ha viaggiato e studiato all’estero, sarà un re davvero molto preparato: a chi punta a far tornare la Spagna una Repubblica, direi che sarebbe un sovrano molto più preparato di quanto non possa esserlo un politico...’’.

Nel frattempo re Juan Carlos, che ieri ha firmato la sua abdicazione, rimane sovrano a tutti gli effetti. In un segno di continuità Juan Carlos e Felipe presenzieranno oggi insieme a una cerimonia militare nel monastero di San Lorenzo all’Escorial, il palazzo fatto costruire nel XVI secolo da re Felipe II, dove si trova la basilica in cui vengono sepolti tutti i sovrani spagnoli.

Intanto l’abdicazione apre una serie di problemi giuridici da risolvere sullo status, l’appannaggio e l’immunità di cui godranno Juan Carlos e sua moglie Sofia una volta avvenuto il passaggio di potere. E se la maggioranza dei partiti spagnoli è pronta a ratificare la legge sull’abdicazione, il partito Izquierda Plural vuole un referendum sulla monarchia, richiesta appoggiata da migliaia di persone scese ieri sera in strada in diverse città spagnole.

Ma sia il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy che il leader dell’opposizione, il socialista Pedro Rubacalba, hanno difeso oggi la monarchia spagnola. “L’unica cosa che non si può fare in democrazia è ignorare la legge”, ha detto Rajoy il quale ha ricordato che la Costituzione, approvata “in maniera molto maggioritaria”, ha fissato la monarchia come forma dello Stato. Quindi, chi volesse cambiare questo stato di cose, dovrà farlo “con le regole stabilite dalla Costituzione”. Il partito socialista ha “radici” repubblicane, ha detto dal canto suo Rubacalba, ma ha fatto parte del patto costituzionale di transizione dalla dittatura alla democrazia, che ha adottato la monarchia come forma dello Stato. “Questo -ha sottolineato- ha permesso 35 anni di sviluppo politico segnati da consenso, convivenza e virtù civiche”. Rubacalba non vede tuttavia nessun pericolo nelle manifestazioni a favore della repubblica, in quanto espressione della democrazia.

Poche ore dopo l’annuncio dell’abdicazione, su alcuni balconi del centro di Madrid è apparsa la bandiera ‘tricolore’ (rossa, gialla e viola) della Seconda repubblica del 1931, poi stroncata dalla guerra civile e l’avvento della dittatura di Francisco Franco. Un tricolore è apparso anche su uno dei balconi del municipio di Madrid, quello dell’ufficio del gruppo di Izquierda Unida (IU). “E’ un modo per esigere la convocazione di un referendum”, ha spiegato un consigliere del partito di sinistra, terza forza del parlamento di Madrid. Santiago Carrillo, lo storico leader del partito comunista da cui discende IU, accettò 39 anni fa il re, definendosi ‘juancarlista’ invece che monarchico. E oggi una parte della sinistra spagnola, così come dei nuovi movimenti di cittadini emersi alle europee, si chiede se non sarebbe meglio considerare la monarchia una parentesi necessaria per uscire dalla dittatura piuttosto che una forma stabile dello stato spagnolo. Alcuni mesi fa, una trentina di intellettuali, fra cui la scrittrice Rosa Regas e l’ex direttore di Le Monde Diplomatique Ignacio Ramonet, hanno presentato a Madrid un manifesto in favore della Terza Repubblica.

A questo sentimento repubblicano ha contributo il calo di popolarità della monarchia spagnola avvenuto negli ultimi anni, dopo l’episodio del re impegnato in una caccia all’elefante in Botswana con una ‘amica’ nel pieno delle devastante crisi economica e lo scandalo Noos che ha portato all’incriminazione della secondogenita del re, l’infanta Cristina, e suo marito Inaki Urdangarin, per una vicenda di appropriazione di fondi pubblici. “Noi spagnoli vogliamo decidere del nostro futuro, per questo vogliamo votare”, dichiara Pablo Iglesias, leader di Podemos, il nuovo partito di cittadini che è diventato quarta forza del Paese alle europee del 25 maggio.

‘Referendum Ya’ era lo slogan delle centinaia di spagnoli repubblicani che ieri sera sono scesi nelle piazze simbolo della protesta degli indignados di tre anni fa: puerta del Sol a Madrid, plaza de Catalunya a Barcellona, plaza del Mercado ad Alicante.

Dal canto suo l’ex premier spagnolo Josè Luis Rodríguez Zapatero parlando di Felipe Vi ha detto che “è difficile trovare delle critiche al principe”. “La circostanza di Felipe è difficile, ma lo era di più quella di suo padre”, ha detto Zapatero, intervistato da una radio locale, parlando della crisi che attraversa la monarchia spagnola. L’ex capo di governo (2004-2011) ha poi definito il futuro Felipe VI come una persona “straordinariamente meticolosa” nel suo lavoro, sottolineandone la serietà, la formazione e la responsabilità. “Ha tutte la qualità e tutti noi dobbiamo fare in modo che faccia bene”, ha aggiunto. La decisione annunciata ieri dal re, ha precisato Zapatero intervistato da ‘El Pais’, “rafforza l’istituzione monarchica. Era una decisione prevista costituzionalmente e apre un tempo di rinnovamento e cambiamento che, secondo me, può essere positivo per il Paese”.

A quanto pare però Felipe, che studia fin da bambino per diventare re ma, malgrado la successione non sia in dubbio, non ha una strada davanti a sé completamente spianata: come suo padre, dovrà conquistarsi giorno per giorno la stima e l’affetto degli spagnoli.

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