Per Massimo Di Giannantonio non ci sarà nessuna psicosi a Milano: la creatività e l'eccellenza, su cui si basa l'esposizione rappresentano una medicina contro la paura e la crisi
Gli spari al tribunale di Milano "non avranno alcun effetto sull'Expo, evento diametralmente opposto, sul piano psicologico, a ciò che ha portato alla tragedia di Palazzo di Giustizia". Ne è convinto Massimo Di Giannantonio, docente di psichiatria dell'università Gabriele D'Annunzio di Chieti-Pescara, secondo il quale l'Esposizione universale che si aprirà il 1 maggio nel capoluogo lombardo rappresenta "un potente antidoto ai disagi creati dalla situazione economica e sociale che possono sfociare in episodi estremi".
"Ciò che è successo a Milano - spiega lo psichiatra all'Adnkronos Salute - è il drammatico indicatore della crisi economica e sociale che attraversa tutti gli strati della nostra società. Ma è anche l'indicatore dello stato comatoso della giustizia italiana. I tempi biblici della giustizia procurano infatti ansia, preoccupazioni, insicurezze e paure, oltre che problemi pratici. Disagi che possono sfociare anche in reazioni esasperate: la strage rappresenta quindi un drammatico segnale di crisi del sistema Paese e della giustizia".
L'Expo, invece, "ha un significato totalmente diverso - assicura Di Giannantonio - E per questo sono convinto che, a livello psicologico, non ci sarà nessuna conseguenza, nessuna paura legata al senso di insicurezza. Questo perché si tratta di un evento di carattere internazionale, che non mette in gioco solo il Paese e la sua crisi. E poi perché ha una valenza prospettica, ha la dimensione della creatività, della costruzione, del futuro. I protagonisti dell'Expo, inoltre, presentano l'eccellenza di un Paese, la voglia di crescere. Sono tutti elementi che ne fanno un vero e proprio antidoto a tutto quello che ha rappresentato la strage al tribunale".
