
Il regista all'Adnkronos: "Questo film era una responsabilità, ma l'ho accettata volentieri per la mia ammirazione del senso di appartenenza e di identità dei sardi"
Girare questo film "era difficile, era una responsabilità. Ma me la sono presa volentieri: per affetto, per rispetto e per gratitudine. Perché in tutti questi anni di frequentazione della Sardegna, di quella terra, quello che esce fuori è il legame, l'ammirazione per il loro senso di identità, di appartenenza. Che è una cosa che dovremmo avere tutti". A parlare all'Adnkronos è il regista Riccardo Milani, che racconta il fil rouge di 'La Vita Va Così', il film che apre la 20ma edizione della Festa del Cinema di Roma e racconta la vera storia della lotta di un pastore sardo e di sua figlia (che ha il volto di Virginia Raffaele) contro una grande multinazionale che vuole espropriarne i terreni per realizzare un resort a cinque stelle nei mari del sud Sardegna. "Quello che avviene nei territori del nostro Paese, spesso in quelli meno conosciuti come il sud Sardegna, regala sempre una lezione forte, una lezione etica, che io ho cercato di tirare fuori", spiega Milani, che nei titoli di coda dedica il film "a Gigi", ovvero il grande campione Gigi Riva al quale di recente ha dedicato anche un lungometraggio. "Io spero di avere restituito almeno in parte tutto quello che ho ricevuto dalla Sardegna".
Nel film la storia di Efisio Mulas (interpretato da Giuseppe Ignazio Loi, alla sua prima esperienza cinematografica), proprietario di un terreno nei pressi della spiaggia di 'Bellesa Manna' (grande bellezza), che per decenni viene 'tentato' dalle offerte di un grande imprenditore immobiliare (interpretato da Diego Abatantuono), fino a raggiungere cifre inimmaginabili ma che non riescono a comprare la dignità e l'integrità dell'uomo, il cui mantra è 'questa è la mia casa, e questo mare è di tutti, e deve essere gratis'. Ma gli abitanti del Paese nel tempo gli diventano ostili, convinti che quella possa essere per loro l'unica via per uscire dalla povertà. "Il film racconta la storia di un uomo ma anche la storia di una comunità, le persone vengono messe l'una contro l'altra col ricatto del lavoro, della disperazione, e questa è una tecnica che funziona da sempre", osserva Milani.
"Mi da' sofferenza vedere nel mio Paese gente senza lavoro. Ho cercato di trovare un punto di incontro tra persone agli opposti. Il confronto è una necessità di questo Paese, è necessario per uscire fuori dalle situazioni", aggiunge poi Milani. Nel ruolo della tenace e volitiva figlia di Efisio, Francesca, c'è un'intensa Virginia Raffaele, che recita intere parti in dialetto sardo. "Non è stato facile perché il sardo, come tante lingue, appena ti sposti di dieci chilometri cambia completamente -spiega l'attrice all'Adnkronos- Ne abbiamo dovuta scegliere una, che ho cercato di tenere senza esasperarla, a parte le frasi in dialetto stretto. Quello che spero di essere riuscita a dare è la credibilità, perché quando assumi un tono così particolare, dovendosi anche muovere dentro una serie di emozioni anche drammatiche non era facile. Soprattutto quelle di rabbia, perché quando uno si arrabbia esce fuori il proprio dialetto". Dopo qualche settimana "mi sono resa conto che qualcosa mi era entrato incredibilmente in circolo, perché ad un certo punto non devi più pensare all'intonazione ma al carattere del personaggio". Il messaggio del film, per l'attrice romana, è "il coraggio unito alla dignità delle persone, che bisogna ascoltare da dovunque derivi. E' un invito a sognare".
"Il mio è un personaggio che questa volta non fa ridere mai -osserva Abatantuono- Leggendo il copione ho pensato che fosse la parte più riflessiva. Gli altri personaggi agiscono d'impeto, il mio personaggio no, riflette, ed è anche convinto di essere nel giusto. Si scontra con questo personaggio del pastore unico, resistente, che ha un'anima e una sua dignità e una sua forza e alla fine convince tutti, anche me". Nel film "c'è dentro anche un po' di neorealismo con questo nuovo De Niro del Sulcis in miniatura", scherza poi Abatantuono rivolto al protagonista, Giuseppe Ignazio Loi. "Mi sembrava che fosse un lavoro difficile, credevo che non sarei riuscito. Poi con l'aiuto di tanti ce l'ho fatta", dice Giuseppe Ignazio Loi, alla sua prima esperienza cinematografica.
Tra gli interpreti spicca poi Aldo Baglio, nel ruolo del fidato collaboratore del magnate milanese che, dopo anni che è costretto a stare in Sardegna per cercare di convincere il vecchio Efisio e sua figlia a vendere il terreno, finisce per entrare con il cuore e con la mente in quel mondo fatto di natura, di verità e di resilienza, convertendosi alla causa della famiglia Mulas. "Io sono in una 'terra di mezzo', parto dal capitalismo e arrivo alla coscienza -racconta all'Adnkronos l'attore, celebre componente del trio Aldo, Giovanni e Giacomo- Un'insularità che conosco, essendo siciliano". Nella pellicola, pian piano il suo personaggio - che non rinuncia all'ironia e regala momenti di grande ilarità- si avvicina anche sentimentalmente a Francesca. "Mi ritrovo con Francesca perché entrambi siamo un po' in una terra di mezzo, e in qualche modo si apre questa 'crepa'", dice.
Il ruolo della giudice che dovrà decidere è affidato a Geppi Cucciari, un magistrato temprato dal vento dell'isola ma con un grande cuore, che trova la via da seguire nella giustizia. Nel film molti attori sardi, tra cui Jacopo Cullin, Massimiliano Medda (del gruppo sardo Lapola), Paolo Angioni, e per la prima volta sul grande schermo l'irlandese Rachel Thornbourgh e sua figlia Julia Pisano. Sceneggiata da Riccardo Milani e Michele Astori, la pellicola uscirà al cinema il prossimo 23 ottobre. (di Ilaria Floris)