
Il suo film apre oggi l'82esima Mostra del Cinema di Venezia
L'attesa al Lido è finalmente finita. E il primo verdetto è arrivato puntuale con la prima proiezione del mattino dalla Sala Darsena, gremita da stampa e accreditati. 'La Grazia', il film d'apertura dell'82esima Mostra del Cinema di Venezia, scritto e diretto dal premio Oscar Paolo Sorrentino, è stato punteggiato da molte risate e applausi lungo la proiezione, per poi sciogliersi in un lungo e caloroso applauso nel finale.
Al centro della storia c'è Mariano De Santis, interpretato da Toni Servillo: un presidente della Repubblica vedovo, cattolico e giurista, giunto alla fine del suo mandato. È un personaggio di pura finzione, frutto completamente della fantasia dell’autore. Le sue giornate, scandite da una noia protocollare, vengono scosse dagli ultimi, gravosi compiti: decidere su due delicate richieste di grazia che si trasformano in veri e propri dilemmi etici, intrecciandosi in modo inestricabile con la sua vita privata e il rapporto con la figlia Dorotea, giurista come lui (interpretata da Anna Ferzetti).
Ma è lo stesso Sorrentino, nelle note di regia, a fornire la vera chiave di lettura del film: "La Grazia è un film d'amore", spiega il regista. Un amore che si declina in tutte le sue forme: per la moglie scomparsa, per i figli, per il diritto. E non solo. "La Grazia è un film sul dubbio - afferma Sorrentino - e sulla necessità di praticarlo, soprattutto in politica, soprattutto oggi, in un mondo dove i politici si presentano troppo spesso col loro ottuso pacchetto di certezze che provocano solo danni, attriti e risentimenti, minando il benessere collettivo, il dialogo e la tranquillità generale”. C’è anche il tema della responsabilità: “Un’altra dote che dovrebbe riguardarci tutti ma che, in modo particolare, dovrebbe caratterizzare l’essere politico, la figura che rappresenta gli altri e che guida o determina le scelte. Anche della responsabilità sentiamo la mancanza, quasi una latitanza, che lascia oggi il posto a inutili esibizionismi, a bordate muscolari, dannose, quando non apertamente pericolose".
Il film tocca anche il concetto di paternità, intesa come l'attitudine a essere una guida rassicurante, un "padre nobile" che però, di fronte a un presente incomprensibile, sa quando è il momento di "tornare a essere figlio". E Sorrentino aggiunge: “Quando l’età avanza e il presente diventa incomprensibile, anziché disprezzarlo o perdersi in vani rigurgiti nostalgici, si mette in ascolto del presente, attraverso i figli, che hanno una maggiore attitudine alla comprensione del mondo circostante. E si fida di loro”. Infine, “la Grazia è un film su un dilemma morale. Concedere o meno la grazia a due persone che hanno commesso degli omicidi in circostanze, però, forse, perdonabili. Firmare o non firmare, da cattolico, una legge difficile sull’eutanasia”. Il risultato è il ritratto di un uomo serio che, di fronte alla scelta, non si tira indietro, perché "l'etica è una cosa seria. Tiene in piedi il mondo".
"Non mi sono ispirato a nessun presidente della Repubblica, ho preferito inventarlo piuttosto che rifarmi a qualcuno in particolare. Quello che è riferito all’attuale presidente Mattarella, ma anche a Napolitano, Ciampi e Scalfaro, è sicuramente questa autorevolezza, senso di responsabilità, di saggezza e questa capacità di esercitare il loro ruolo nella maniera più alta possibile anche con un grande senso di paternità. Ed è stato secondo me un porto sicuro in mari molto più agitati che hanno caratterizzato la politica italiana negli ultimi anni”. A parlare all’Adnkronos è il regista premio Oscar Paolo Sorrentino, che con il film in concorso ‘La Grazia’ apre l’82esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Sono tanti i temi al centro della pellicola, tra questi c’è il dubbio. “È importante porsi delle domande”. La costante ricerca di certezze “è un problema dell’oggi. Troppo spesso ci governano politici che ostentano delle certezze per ragioni anche discutibili, legate spesso agli umori del proprio elettorato, alla necessità di far parlare di sé e distrarre. Quello che è peggiorato - riflette Sorrentino - è che a volte queste certezze sono strampalate, non sono neanche sorrette da un pensiero forte e importante”.
Secondo il regista “per essere responsabili non si può non essere dubbiosi ed è una specie di monito di come dovrebbe essere la politica e di come oggi troppo spesso non è". Nel film si dice "non è sempre facile tenere fede ai propri principi". "È una frase chiave del film”, dice il regista. “Quello che siamo e quello in cui crediamo viene minato da questo accadimento incontrollabile di non tener fede ai propri principi, quindi di provare a diventare altro da sé e spesso con risultati pericolosi per sé stessi e nel caso di un politico con responsabilità verso l’esterno di essere portatori di pericoli per gli altri”. E sul suo rapporto con la grazia, come attitudine umana, risponde: “È un punto di arrivo”, conclude Sorrentino.
Nel cast anche Orlando Cinque, Massimo Venturiello, Milvia Marigliano, Giuseppe Gaiani, Giovanna Guida, Alessia Giuliani, Roberto Zibetti, Vasco Mirandola, Linda Messerklinger, Rufin Doh Zeyenouin. ‘La Grazia’ è un film Fremantle prodotto da The Apartment, società del gruppo Fremantle, in associazione con Numero 10 e PiperFilm, prodotto da Annamaria Morelli e Paolo Sorrentino. E da Andrea Scrosati per Fremantle, Massimiliano Orfei, Luisa Borella e Davide Novelli per PiperFilm.
È distribuito in Italia da PiperFilm e sarà nelle sale dal 15 gennaio 2026. Mubi, invece, detiene i diritti mondiali del film, esclusa l'Italia.