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Strage Bologna, Bellini: "Non sono stragista e il 2 agosto non ero lì"

01 agosto 2022 | 09.02
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"Nel 1980 fui usato dalla Dc per ricucire strappo dopo Lodo Moro"

“Io non sono uno stragista. Non ero a Bologna il 2 agosto 1980, non faccio parte né del Sisde né del Sismi, né dei massoni. Con me hanno sbagliato indirizzo. Io non farò il coperchio di questo sarcofago”. Così Paolo Bellini, condannato all’ergastolo il 6 aprile 2022 dalla Corte d’Assise di Bologna per la strage alla stazione del 2 agosto 1980, nella sua prima intervista, realizzata da Gian Paolo Pelizzaro e Gabriele Paradisi e con la collaborazione di Pierluigi Ghiggini di Reggio Report.

Proprio in merito alla condanna, aggiunge: “Io non ho mai conosciuto né visto nessuno di quelli che loro citano, riferendosi soprattutto a Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, Gilberto Cavallini, e neanche Gelli”

“Io in quel periodo, da febbraio 1980, ero inserito in un ambito ben definito della Democrazia cristiana. La Dc in quel periodo aveva un interesse ben preciso e non dovevano essere usati elementi dei Servizi. Serviva qualcuno che non avesse contatti con i Servizi e allora chi hanno preso? Chi hanno usato? Bellini. Mi hanno usato per ricucire lo strappo che si era venuto a creare con l’arresto di quelli dei missili di Ortona (i tre autonomi romani e Abu Anzeh Saleh, nel novembre 1979)”, afferma poi Bellini.

“Nel 1980 ero stato drogato e ‘intervistato’ dal Mossad in merito al periodo in cui io vivevo a Bologna e in cui era in piedi la trattativa tra il Fronte popolare per la liberazione della Palestina e chi di competenza per ricucire lo strappo che si era creato nel Lodo Moro” prosegue Bellini. Un fatto “rimasto fuori dal processo” si legge, l’incontro che Bellini ebbe nella primavera del 1980 (tra maggio e giugno, in occasione di una fiera a Bologna) con un’agente israeliana. “I due trascorsero una notte all’Hotel Tre Vecchi di Bologna e Bellini afferma che in quella circostanza subì un debriefing da parte del Mossad, proprio a causa del suo ‘contatto’ con il tedesco del gruppo Carlos che operava anche come emissario dei palestinesi”.

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