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Credito: Supply Chain Finance vale 570 mld euro, sfruttato solo 27%

10 marzo 2016 | 17.31
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Credito: Supply Chain Finance vale 570 mld euro, sfruttato solo 27%

Cresce in Italia l'interesse per il Supply Chain Finance, l’insieme di soluzioni che consentono a un’impresa di finanziare il capitale circolante facendo leva, oltre che sulle caratteristiche economiche, finanziarie o di business, sul ruolo all’interno della filiera. Ma se il mercato potenziale è pari a più di 570 miliardi di euro (il valore totale del monte crediti di crediti commerciali a fine 2014), ad oggi ne è sfruttato solo il 27%. Sono alcuni dei risultati della ricerca dell'Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, presentata questa mattina a Milano al convegno 'Credito e filiera, tante opportunità: chi è pronto a coglierle?', da cui emerge la necessità di nuovi modelli e strumenti di finanziamento nel nostro Paese.

Le soluzioni di finanziamento del circolante più diffuse in Italia, infatti, il Factoring e l’anticipo fattura, insieme finanziano complessivamente 146 miliardi di euro, pari al 26% del mercato potenziale. Mentre coprono meno dell’1% le soluzioni di Supply Chain Finance innovative, quelle più recenti che solitamente richiedono un utilizzo delle tecnologie digitali, come la carta di credito (usata insieme agli strumenti più tradizionali per 'disaccoppiare' i tempi di pagamento e di incasso), l’Inventory Finance (che permette di 'smobilizzare' il magazzino, di cui si segnalano recenti partnership tra istituti finanziari e operatori logistici) e il Purchasing Finance (il finanziamento basato su ordini di acquisto invece che fatture).

Si sono appena affacciate al mercato italiano soluzioni ancora più innovative come l’Invoice Auction (marketplace per la compravendita di fatture tramite asta) e il Dynamic Discounting (la gestione dinamica dei tempi di pagamento e degli sconti tra cliente e fornitore).

A fronte di un tempo medio di incasso dei crediti per le grandi aziende pari a 95,8 giorni, rispetto a una media europea di 53 giorni, il tempo medio di pagamento dei fornitori (spesso pmi) è di 149 giorni, contro i 45 giorni europei. Queste abitudini di pagamento poco virtuose generano un mercato potenziale elevato per soluzioni di finanziamento del capitale circolante.

Per queste ragioni, il contesto italiano appare particolarmente appetibile per l’offerta in ambito Supply Chain Finance, che presenta un grande potenziale poiché circa tre quarti del mercato ad oggi non è ancora servito. Se in Italia l’offerta di Factoring e anticipo fattura (e aumenta il Reverse Factoring, ma ancora troppo limitato per incidere significativamente) è ormai matura, le soluzioni innovative di Supply Chain Finance appaiono ancora ai blocchi di partenza.

Questa fotografia è confermata dal numero di player che offrono le diverse soluzioni: la maggioranza degli operatori bancari (quasi 400) offre l’anticipo fattura, le società di Factoring sono circa 40, mentre sono solo poche unità i provider di soluzioni innovative.

“Il Supply Chain Finance - afferma Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation - è sempre più una realtà in Italia. Sono numerosi ormai i progetti di credito di filiera e altrettanto le startup, basti pensare alle piattaforme per l’Invoice Auction create nell'ultimo anno, mentre la digitalizzazione nelle soluzioni più consolidate sta rapidamente sostituendo la carta. Nonostante questo, siamo ancora agli inizi: il mercato potenziale del Supply Chain Finance è ampio e dal grande potenziale".

"Per cogliere le opportunità di crescita, ci sono principalmente tre strade. Bisogna estendere la digitalizzazione dei processi a tutte le soluzioni, per renderle più competitive e facilmente accessibili. L'ottica di filiera deve sostituire quella di singola azienda in ogni ambito, dai processi interni, ai business model, alle logiche commerciali. Infine, tutti gli attori, imprese industriali e commerciali, istituti finanziari e nuovi operatori del credito, It service provider e associazione di categoria devono fare sistema”, sottolinea.

“Serve colmare il divario - spiega Stefano Ronchi, responsabile scientifico dell'Osservatorio Supply Chain Finance - tra mondo finanziario e mondo industriale. In questi ultimi 12 mesi sono stati fatti passi avanti in questa direzione, ma la mancata condivisione di un obiettivo comune rischia di far perdere lo slancio iniziale. Il mondo industriale deve aumentare la propria trasparenza nei confronti di quello finanziario e spostare il fulcro della competitività a livello di filiera, salvaguardando le eccellenze e i punti di forza della Supply Chain anche attraverso il ruolo prezioso delle associazioni di categoria. Il mondo finanziario deve valutare le imprese nel complesso e nella realtà di filiera, premiando quelle meritevoli attraverso criteri trasparenti, aggiornati frequentemente e radicati nella realtà industriale, affidandosi nella valutazione del merito creditizio alla digitalizzazione e al supporto di chi ha dati sulla qualità delle relazioni di filiera”.

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