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Teatro, Laura De Filippo: "In scena per non dimenticare Luigi, il suo un patrimonio da preservare'

28 marzo 2022 | 20.17
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In cartellone al Teatro Parioli il 31 marzo nell'anniversario della scomparsa, 'Non è vero ma ci credo' di Peppino De Filippo

Laura e Luigi De Filippo
Laura e Luigi De Filippo

"Continuare a stare in scena per non dimenticare, per tutelare il suo patrimonio. Quello di Luigi, della sua famiglia, la storia del teatro del Novecento". E' quanto dichiara all'Adnkronos Laura Tibaldi De Filippo, moglie di Luigi, scomparso a Roma il 31 marzo 2018. E proprio in quella data al Teatro Parioli di Roma verrà ricordato con la pièce di Peppino De Filippo (regia di Leo Muscato con Enzo De Caro protagonista) 'Non è vero ma ci credo'. Una serata speciale in suo onore (con repliche fino al 10 aprile) con l'ultimo spettacolo che Luigi De Filippo avrebbe voluto mettere in scena. "Era un desiderio di mio marito vedere a teatro l'opera del padre. Non è stato possibile per lui - racconta Laura Tibaldi De Filippo - Siamo riusciti a programmarlo prima della pandemia, poi è accaduto quello che tutti conosciamo. Ci siamo dovuti arrendere. Ma oggi si ricomincia. Festeggiamo le 100 repliche e non è poco. Soprattutto in provincia e nelle piccole città abbiamo registrato i sold out. Una grande soddisfazione, un risultato che, forse, non mi aspettavo".

E sulla situazione del teatro Laura De Filippo, che per oltre 30 anni seguito il marito nel suo lavoro, non ha dubbi: "sono anni che il teatro sta soffrendo e con lo scoppio della pandemia i problemi si sono aggravati. Le persone hanno paura di uscire, non sono più abituati. Si frequenta il teatro per evasione, per vedere un mostro sacro. Ma dove sono i mostri sacri, oggi, dov'è la grande drammaturgia? - si domanda- E poi non nascondiamocelo le tournée sono faticose, è più semplice fare una bella fiction in tv o un film. Si guadagna anche di più. Mio marito mi raccontava che nel '44 i fratelli De Filippo (Eduardo, Titina e Peppino) - prosegue- erano venuti a Roma da Napoli per fuggire dalle bombe ed anche perchè i teatri erano aperti e si poteva lavorare. Sotto i bombardamenti il Quirino, l'Eliseo, il Valle aprivano le sale al pubblico alle 2.15 del pomeriggio per consentire di ritornare per il coprifuoco. Il loro era un teatro comico, di profonda intelligenza e humour. Quello di cui aveva bisogno il pubblico anche per distrarsi. Viveva nei rifugi, con il cibo razionato, sotto le bombe".

Laura Tibaldi De Filippo è oggi l'anima di una tradizione e di un repertorio illustre. E ricorda ancora con dolcezza e commozione il marito. "Luigi - confessa all'Adnkronos - si era messo in proprio nel 2000. La compagnia era la sua bottega, non amava le scuole, ma insegnava agli attori a stare sul palcoscenico. Un uomo generoso, disponibile, umanissimo, mai geloso dell'applauso fatto ad altri, apparentemente timido, riservato, non ha mai voluto creare dissapori in compagnia. E se qualcosa non era andato durante uno spettacolo... l'attore veniva chiamato sempre da solo. Mai dinanzi agli altri". Laura Tibaldi De Filippo confida ancora che "il giovane Luigi avrebbe voluto studiare musica (zia Titina suonava benissimo il pianoforte), scrivere più che fare l'attore. Cominciò con lo zio Eduardo in 'Filumena Marturano'. Quando lo seppe il padre, lo portò via con sé".

Un'esistenza difficile quelle dei tre figli di Eduardo Scarpetta, mai riconosciuti dal padre. "Indubbiamente - prosegue la vedova di Luigi De Filippo - nel loro dna c'erano tutte le qualità dell'illustre genitore. Hanno sofferto la fame, hanno avuto sconfitte, ma hanno saputo sempre rialzarsi. In loro prevalse soprattutto la voglia di riscatto, il desiderio di emancipazione, di affrancamento... quasi il desiderio di cancellare la macchia di essere 'figli di n.n.' . Due film hanno raccontato e celebrato Eduardo Scarpetta ('Qui rido io' di Mario Martone e 'I fratelli De Filippo' di Sergio Rubini). "Si tratta di letture fatte da due estranei - commenta ancora Lura De Filippo - Luigi era la memoria della famiglia e lui ora non c'è più. Mi è piaciuto Giancarlo Giannini nel ruolo del patriarca, l'interpretazione di Scarpetta mi è sembrata superlativa, più caricaturale quella, invece, di Tony Servillo. Scarpetta non era un guitto, ma un artista".

Ed ha proposito del giovane Eduardo Scarpetta, attore, figlio di Mario e nipote di Vincenzo Scarpetta, elogio da parte di Laura De Filippo, erede non solo morale della grande famiglia. "E' un bravissimo attore, ha frequentato l'Accademia, è preparato ed ha idee molto chiare. Ci siamo incontrati a Napoli. 'Quando farai teatro?, gli ho chiesto. 'Devo ancora crescere, affonterò il palcoscenico più in là". E intanto Laura De Filippo sta lavorando ad una pièce inedita del marito che aveva letto ai suoi attori, mai andata in scena, 'Tutto suo padre'. Un ricordo del celebre genitore? "Non penso - risponde- Semmai un ritratto rubato alla mia famiglia. Lo incuriosiva moltissimo".

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