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Teatro, Lucia Lavia 'attrice-uomo-dio e anche acrobata per il rito di 'Baccanti' a Siracusa

11 luglio 2021 | 17.37
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Lucia Lavia in
Lucia Lavia in "Baccanti" di Euripide al Teatro Greco di Siracusa - (foto AdnKronos)

"Recitare, qui a Siracusa e ora, dopo la chiusura forzata per la pandemia del Covid, finalmente davanti al pubblico ma in questo caso potendolo anche guardare negli occhi, seduto nella platea di pietra all'ora del tramonto, dà una emozione unica e speciale". E' quanto tiene a sottolineare all'AdnKronos Lucia Lavia, protagonista nei panni del dio Dioniso nelle 'Baccanti' di Euripide, nella particolarissima e spettacolare versione firmata da Carlus Padrissa per la compagnia catalana della Fura dels Baus, che vede al Teatro Greco di Siracusa sul palco Ivan Graziano interpretare Penteo, Stefano Santospago per Cadmo, Antonello Fassari per Tiresia, Linda Gennari per Agave, con le scenografie e i costumi del laboratorio della fondazione Inda, l'istituto nazionale del Dramma antico guidato dal sovrintendente Antonio Calbi.

"La recitazione teatrale è sempre un rapporto fra attore e spettatore, ma in questo spazio del teatro greco di Siracusa tutto avviene in maniera più incisiva, perché - spiga Lucia Lavia - guardando negli occhi la persona si crea un'empatia diversa, quasi a portare avanti la storia assieme al pubblico anziché limitarsi a proporla al pubblico. Nei teatri al chiuso, l'attore porta la storia allo spettatore; qui, invece, la storia la portiamo insieme, io e gli altri attori assieme a tutti gli spettatori che sono anche co-protagonisti della messa in scena: nelle tragedie greche, molte battute del testo sono rivolte direttamente al pubblico seduto a teatro, con gli occhi degli attori che incrociano gli occhi degli spettatori".

Per Lucia Lavia, "qui a Siracusa non va in scena soltanto una 'recita' ma un vero e proprio 'rito' di cui noi attori siamo in qualche modo i sacerdoti per questo popolo. Questa è la cosa più bella e più speciale che può accadere a un artista di teatro". Quanto alla particolarità della versione per certi versi anche 'acrobatica' proposta dalla Fura dels Baus, "richiede una valenza fisica per uno spettacolo estremamente faticoso, un rigore assoluto, da atleta sportivo agonistico, per affrontare e vincere quella che è a tutti gli effetti una 'gara' teatrale".

Nei panni di Dioniso dio e dea, per un'opera che teologicamente potrebbe definirsi blasfema

Del resto, aggiunge Lucia Lavia, "mio padre Gabriele mi ha sempre insegnato che il mestiere di attore di teatro è di profondo rigore: e se tu tradisci il teatro, il teatro poi tradisce te". Oltre a questo insegnamento professionale, Gabriele Lavia ha 'regalato' anche qualche suggerimento, qualche raccomandazione paterna, qualche 'messa in guardia' per affrontare lo spettacolo? "No, nulla: anche perché un regista non può mai consigliare nulla rispetto a un'altra regia - risponde la figlia - E io non gli ho anticipato niente, anche se non nascondo di essere curiosa di sapere cosa ne penserà quando avrà visto la rappresentazione".

Tornando al Dioniso di queste 'Baccanti', che la vede interpretare da donna un dio, "siamo davanti al gruppo di baccanti viste come donne 'femministe', che rivendicano i loro diritti; e lo stesso Dioniso è dio e dea al tempo stesso, in quanto la divinità non ha sesso". In particolare Dioniso, che verso la fine dello spettacolo rivendica il nome femminile di Dionisa, "è una divinità multiforme nella sua eterna fanciullezza, che non si determina in una forma prestabilita: è uomo e donna, toro e serpente e leone, giocoso e iracondo, vendicativo e imbroglione, invidioso e rancoroso, geloso e cattivo nella sua infantilità. In una parola, è il dio più umano fra tutti gli dei". In tal senso, 'Baccanti' si potrebbe definire teologicamente come un'opera blasfema... "Esatto - ribadisce Lucia Lavia - un dio che non ha pietà è un dio blasfemo per la sua stessa divinità".

(dell'inviato Enzo Bonaiuto)

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