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Ten. Col. Paglia, "da famiglie vittime Rep.Congo esempio di dignità e valori"

25 febbraio 2021 | 16.22
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Ferito nel 1993 in Somalia, medaglia d'oro al valore: "Fiero e orgoglioso delle scelte fatte"

(Il Ten. Col. Gianfranco Paglia - Fotogramma)
(Il Ten. Col. Gianfranco Paglia - Fotogramma)

"Chi decide di indossare un'uniforme sa che ci sono dei rischi ed è pronto a pagare anche un prezzo altissimo. Sono stato a Ciampino all'arrivo dei feretri e oggi in Chiesa per i funerali, ho visto una dignità incredibile nelle famiglie, sia la moglie dell'ambasciatore che la famiglia di Vittorio sono un esempio di come si affronta una disgrazia del genere". Lo racconta all'Adnkronos Il Tenente Colonnello Gianfranco Paglia, paracadutista della Folgore ferito gravemente alla colonna vertebrale nella battaglia del pastificio a Mogadiscio, il 2 luglio 1993 e da allora costretto su una sedia a rotelle.

Medaglia d'oro al valor militare, è attualmente Consigliere del Ministro della Difesa, si è sentito ancora una volta fortunato, assistendo oggi ai funerali di Stato dell'ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi in Congo. "Rispetto a quanti sono rientrati in una bara col tricolore sono stato più fortunato, l'ho sempre pensato e l'ho pensato anche oggi - ribadisce - anche in carrozzina la vita va avanti. Nessuno ci spinge a fare ciò che facciamo, sono scelte che ci sentiamo di fare. Mettiamo in conto il rischio, chi giura fedeltà alla Patria e alla Repubblica lo sa, fa parte della nostra professione, lo mette in conto la famiglia che ti cresce, quella che ti crei, ma posso dire di esser fiero e orgoglioso delle scelte fatte, non le cambierei con nulla al mondo, non mi sono mai pentito di quello che è successo, mi sono solo chiesto se è stato fatto tutto il possibile, se si poteva dare o fare di più".

Oggi, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, Paglia ha avuto modo di intrattenersi con i familiari delle vittime. "Mi sono soffermato a parlare con il fratello di Iacovacci, Dario (militare della Marina Militare e in missione anche lui, ndr) - spiega - Da tutti loro arriva una grande lezione. Per una famiglia perdere un figlio è la disgrazia più grande, ma i genitori del giovane carabiniere ucciso in Congo sono la dimostrazione di quali principi incredibili e valori non indifferenti abbiano insegnato ai loro figli. Capire cosa sia successo realmente è importante, anche se lascia il tempo che trova. Anche sull'ambasciatore ho solo visto video e foto di una persona che amava aiutare il prossimo, seppur giovane trasmetteva tanto. Vedere i suoi bambini in Chiesa è stato pesante, ora quelle famiglie si troveranno a dover lottare per andare avanti". (di Silvia Mancinelli)

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