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Terremoto, l'Ingv: "Potrebbe durare a lungo ma non è una zona inabitabile"

08 novembre 2016 | 18.22
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Presidente INGV Carlo Doglioni (Foto Adnkronos)
Presidente INGV Carlo Doglioni (Foto Adnkronos)

E' un complesso sistema di fenomeni geologici e geofisici, di faglie attive di movimenti della terra ad aver prodotto il terremoto nell'Italia centrale, un'area dove "l'Appennino si sta allargando di circa 4 millimetri l'anno, quindi ogni secolo si allarga di 40 centimetri, ed in 3 secoli si estende di 120 centimetri, in modo più o meno irregolare". E' stato il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni, a delineare cosa sta accadendo nell'area sconvolta dal sisma, incontrando i giornalisti stranieri nella sede della Stampa Estera, a Roma.

"Tutto il sistema si sposta da Ovest verso Est, dal Tirreno all'Adriatico", la "fascia Appenninica è in estensione diffusa", si trova "su una zona di subduzione" ed il suolo "precipita per gravità", ha spiegato il geologo e accademico dei Lincei, 'disegnando' alcuni degli eventi geologici all'origine dei terremoti di quell'area. Ed in questo movimento, ha proseguito Doglioni, "fette di crosta collassano per riequilibrare questo disequilibrio che si è generato nel corso dei secoli".

"I sensori della rete sismica nazionale -ha riferito il presidente dell'Ingv- hanno rilevato tutti i terremoti accaduti dal 24 agosto scorso nell'area dell'Appennino centrale" e, dalle rilevazioni, "si vede che si tratta di una faglia estensionale", una "faglia attiva che arriva alla rottura" quando il blocco di crosta terrestre "che viene disteso, collassa".

"Gli eventi sismici che si sono verificati in Appennino centrale, "potrebbero durare a lungo" e "non si possono escludere altri terremoti importanti", ma ha chiarito Doglioni, "non è una zona inabitabile, dove non si può o non conviene vivere più, nè va evacuata", anzi, "tutto deve essere ricostruito anche se con stringenti criteri antisismici" altrimenti "sarebbe come pensare di evacuare la California o il Giappone".

Doglioni ha quindi indicato che "quello che osserviamo adesso sembra essere un'evoluzione dopo 7 anni del sisma che ha colpito L'Aquila nel 2009". "Il caso de L'Aquila -ha proseguito il geologo- ci ha insegnato tantissimo sui terremoti, abbiamo potuto studiare i fenomeni che lo hanno provocato". Nel terremoto de L'Aquila, ha detto ancora, "ci fu una fase preparatoria, un periodo di scosse minori fino all'evento che ha provocato la terribile scossa del 6 aprile del 2009", mentre "nel caso di Amatrice non ci sono state scosse precedenti". Si sviluppano "terremoti più energetici" dove c'è "una tettonica attiva ma le faglie sono più bloccate" ha continuato Doglioni che ha sottolineato l'importanza dei "dati ricevuti dai satelliti Sentinel, Cosmo-SkyMed e Alos" sono, ha detto, "dati importanti per vedere e studiare le distorsioni del terreno" e capire "cosa è avvenuto".

Con il terremoto che ha colpito l'Appennino Centrale "l'Italia è stata colpita al cuore" ha detto Doglioni nel corso dell'incontro cui ha preso parte anche la direttrice della Struttura Terremoti dell'Ingv, Daniela Pantosti. Con questo sisma, "l'Italia è stata colpita al cuore in tutti i sensi", sia "per l'alto numero delle vittime, circa 300", che per "le conseguenze prodotte" ha detto il presidente dell'Ingv che è stato accolto dal presidente dell'associazione dei giornalisti stranieri in Italia, Tobias Piller. "L'economia di quelle aree è oggi in ginocchio, lo stato sociale, gli ospedali, le scuole, le attività produttive, sono state gravemente danneggiate" ha aggiunto il geologo e accademico dei Lincei. Ma, nonostante questo scenario, il presidente dell'Ingv ha sottolineato che però "non è una zona inabitabile, dove non si può o non conviene vivere più, "nè va evacuata". Anzi, "tutto deve essere ricostruito anche se con stringenti criteri antisismici" altrimenti "sarebbe come pensare di evacuare la California o il Giappone" ha sottolineato il presidente dell'Ingv rispondendo ai giornalisti stranieriche gli chiedevano se non fosse meglio non costruire più, non abitare più nelle aree dell'Appennino Centrale colpite dagli eventi sismici.

Con i "terremoti si deve imparare a convivere" ma "serve molta ricerca per studiare e conoscere sempre meglio questi eventi" e, nonostante le competenze raggiunte dai ricercatori italiani, per fare "una seria opera di prevenzione", "servono più fondi alla ricerca" italiana sui terremoti, ha inoltre sottolineato Doglioni. Il presidente dell'Ingv ha infine concluso che "assicurare i beni, le case" in un'area a rischio sismico "è un tema sul tavolo da molti anni" nel nostro Paese e che "ci sono italiani che stanno assicurando le loro case", ma l'Appennino "è un'area soggetta a spopolamento" ed il tema è complesso.

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