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Terremoto in Procura

30 maggio 2019 | 12.48
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Perquisizioni nell'ufficio di piazzale Clodio di Palamara e nella sua abitazione: "A lui 40mila euro per favorire nomina". L'ex presidente dell'Anm: "Mai ricevuto pagamenti né regali". Indagati l'imprenditore Centofanti, gli avvocati Amara e Calafiore e il pm Fava

(Fotogramma)
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Perquisizione della Guardia di Finanza di Roma nell'abitazione del pm romano Luca Palamara, indagato per corruzione, e nel suo ufficio di piazzale Clodio. La perquisizione è stata delegata dalla Procura di Perugia che ieri ha aperto un'indagine a carico di Palamara, ex presidente dell'Anm ed esponente della corrente centrista 'Unità per la Costituzione'. Palamara è in corsa per un posto da procuratore aggiunto.

Dalla Procura di Perugia risultano indagati anche l'imprenditore Fabrizio Centofanti e gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore. I tre, secondo i magistrati umbri, sono accusati di aver "corrisposto varie e reiterate utilità a Palamara, all'epoca consigliere del Csm, consistenti in viaggi e vacanze (soggiorni presso svariati alberghi anche all'estero) a suo beneficio" come si legge nell’avviso di garanzia. Dalla Procura di Perugia risulta inoltre indagato per rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento Luigi Spina, togato di Unicost del Consiglio superiore della magistratura. ''Ho appreso dai giornali la notizia - afferma Spina in una nota - sono molto amareggiato di averlo dovuto apprendere prima dalla stampa che dall'autorità giudiziaria da cui poi ho avuto riscontro. Sono disponibile per ogni chiarimento". E sono favoreggiamento e rivelazione del segreto di ufficio in concorso le accuse che la Procura di Perugia contesta al pm di Roma Stefano Rocco Fava nell’ambito della vicenda che vede indagato Palamara. E’ stato Fava a fare un esposto al Csm contro l'ex procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e l'aggiunto Paolo Ielo per presunte irregolarità nella gestione delle inchieste sull'avvocato Piero Amara.

DECRETO DI PERQUISIZIONE - "Le utilità percepite nel corso degli anni" da Luca Palamara, "dai suoi conoscenti e familiari ed erogate" da Fabrizio Centofanti "appaiono direttamente collegate alla sua funzione di consigliere dell'organo di autogoverno della magistratura. Il numero di donativi e il valore degli stessi non è, infatti, spiegabile sulla base di un mero rapporto di amicizia" scrivono i pm di Perugia nel decreto di perquisizione a carico di Palamara. Nel provvedimento si legge che Palamara è indagato perché, "quale componente del Csm", avrebbe ricevuto da Giuseppe Calafiore e Piero Amara "in concorso tra loro e con Giancarlo Longo la somma pari ad euro 40.000 per compiere un atto contrario ai doveri di ufficio, ovvero, agevolare e favorire il medesimo Longo nell'ambito della procedura di nomina del Procuratore di Gela alla quale aveva preso parte Longo, ciò in violazione dei criteri di nomina e selezione come individuati dalle circolari e atti correlati, in particolare dalla circolare consiliare del 28. 7.2015, che individua le precondizioni e i parametri generali per il conferimento degli incarichi dirigenziali; pur non venendo in concreto Longo nominato".

"Dal complesso delle indagini svolte dalle Procure di Roma e Messina è emerso che Centofanti era una sorta di anello di congiunzione tra Palamara e il duo Calafiore-Amara" si legge nel provvedimento. C'è anche un anello da 2mila euro che sarebbe stato destinato a un'amica di Palamara tra le utilità che il magistrato avrebbe ricevuto, secondo i pm di Perugia. A quanto si legge nel decreto di perquisizione, il gioiello sarebbe stato destinato ad Adele Attisani, che ne avrebbe anche parlato con Fabrizio Centofanti.

"Siccome un angelo custode ce l'ho io .. .. sei spuntato te, m'è spuntato Stefano che è il mio amico storico ... ". Così Palamara si sarebbe rivolto, a quanto si legge nel decreto di perquisizione, a Luigi Spina. Fu il togato di Unicost del Consiglio superiore della magistratura a rivelargli l'arrivo al Csm dell'esposto del pm romano Stefano Fava. Secondo i pm, Palamara voleva utilizzare l'esposto circa presunte anomalie che sarebbero state commesse dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dall'aggiunto Paolo Ielo, "individuati da Palamara come i responsabili dei suoi problemi giudiziari", si legge nel decreto, come "strumento per screditare il Procuratore Aggiunto che ha disposto, all'epoca, la trasmissione degli atti a Perugia".

A sorpresa poi, nelle 19 pagine del decreto di perquisizione, spunta un riferimento a due parlamentari. Inizialmente non si capisce se ad essere ascoltati dagli inquirenti umbri siano anche i due esponenti politici presenti alla conversazione con i magistrati Spina e Palamara. Subito dopo la Procura chiarisce che la coppia di parlamentari è finita casualmente nell'intercettazione perché la polizia giudiziaria non poteva prevederne la presenza.

PALAMARA - "I veleni della Procura di Roma si stanno abbattendo sulla mia persona ma ho la tempra forte e non mi faccio intimidire. Sto chiarendo punto per punto tutti i fatti che mi vengono contestati perché ribadisco che non ho ricevuto pagamenti, né regali, né  anelli e non ho fatto favori a nessuno", ha detto l'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara, attualmente pm alla Procura di Roma, al termine dell'interrogatorio durato più di 4 ore. "In merito alla rivelazione del segreto di ufficio, come ho detto ai magistrati di Perugia, era un segreto di Pulcinella visto che da più di un anno moltissimi colleghi non titolari del'indagine erano a conoscenza di questi fatti e li utilizzavano in qualche modo per silenziarmi sui fatti inerenti le nomine del procuratore di Roma e per impormi di revocare la mia domanda. Domani continuerò a Perugia l'interrogatorio davanti ai pm che stanno scrupolosamente seguendo l'indagine", ha aggiunto. 

ANM - L'Associazione nazionale magistrati ''in relazione ad anticipazioni di stampa relative ad indagini in corso che coinvolgerebbero componenti ed ex componenti del Csm ed altri magistrati esprime piena fiducia nell'autorità giudiziaria di Perugia che conferma la capacità della magistratura italiana di esercitare il controllo di legalità anche quando riguarda appartenenti all'ordine giudiziario''. L'auspicio espresso in una nota firmata dall'intera giunta dell'Anm è che ''il percorso decisionale che porterà il Csm alla nomina di ogni dirigente degli uffici giudiziari avvenga esclusivamente nell'ambito del confronto dialettico tra i componenti togati e laici, che in base alle norme costituzionali lo compongono, e non sia in alcun modo influenzato da alcun altro fattore, esterno o interno alla magistratura''. Inoltre ''è necessario che tutti i magistrati, sia nell'esercizio quotidiano delle funzioni giudiziarie sia negli organismi rappresentativi dell'associazione sia quali componenti degli organi del governo autonomo centrale e locale, improntino il loro agire a principi di correttezza, trasparenza, impermeabilità ambientale, assoluta distanza e terzietà dagli interessi economici e personali''. ''Ogni comportamento che si discosta da tali inderogabili principi etici e deontologici compromette la credibilità delle istituzioni del governo autonomo e lede - ammonisce l'Anm - l'immagine dell'intera Magistratura''.

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