L'asso della Juventus ricorda la sua difficile infanzia nel barrio di Fuerte Apache: "Ho vissuto in un luogo dove droga e omicidi erano parte della vita quotidiana. Vivere le cose difficili per un ragazzino significa crescere in fretta. Io ho fatto un altro percorso e non ho mai sposato quel tipo di vita"
"Tutta la mia infanzia è stata difficile, ho vissuto in un luogo dove droga e omicidi erano parte della vita quotidiana. Vivere le cose difficili per un ragazzino significa crescere in fretta. Io ho fatto un altro percorso e non ho mai sposato quel tipo di vita". Carlos Tevez racconta la sua difficile infanzia nel barrio di Fuerte Apache vicino a Buenos Aires, in un'intervista al sito web della Fifa.
L'attaccante bianconero ricorda poi il suo amico Dario Coronel, suo compagno di squadra e partner d'attacco nelle giovanili dell'All Boys, che ha abbandonato il calcio per intraprendere un percorso di malavita e morto suicida all'età di 17 anni: "Penso spesso a lui, era il mio migliore amico. Stavamo insieme 24 ore al giorno, anche se poi è andato in diversi club. Io ho intrapreso un'altra strada e questo non ha nulla a che fare con la fortuna. Ho fatto una scelta".
"Dobbiamo far capire alle persone -prosegue il 31enne argentino che ci sono anche brave persone a Fuerte Apache e Ciudad Oculta, proprio come in ogni città argentina. Sono uscito da lì e altri come me non si sono arresi a una vita di criminalità. Certamente non è facile ma il destino te lo costruisci con le tue mani".