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Calcio: Tevez, infanzia tra droga e omicidi ma ho scelto altro percorso

13 marzo 2015 | 16.21
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L'asso della Juventus ricorda la sua difficile infanzia nel barrio di Fuerte Apache: "Ho vissuto in un luogo dove droga e omicidi erano parte della vita quotidiana. Vivere le cose difficili per un ragazzino significa crescere in fretta. Io ho fatto un altro percorso e non ho mai sposato quel tipo di vita"

Carlos Tevez(Infophoto) - INFOPHOTO
Carlos Tevez(Infophoto) - INFOPHOTO

"Tutta la mia infanzia è stata difficile, ho vissuto in un luogo dove droga e omicidi erano parte della vita quotidiana. Vivere le cose difficili per un ragazzino significa crescere in fretta. Io ho fatto un altro percorso e non ho mai sposato quel tipo di vita". Carlos Tevez racconta la sua difficile infanzia nel barrio di Fuerte Apache vicino a Buenos Aires, in un'intervista al sito web della Fifa.

L'attaccante bianconero ricorda poi il suo amico Dario Coronel, suo compagno di squadra e partner d'attacco nelle giovanili dell'All Boys, che ha abbandonato il calcio per intraprendere un percorso di malavita e morto suicida all'età di 17 anni: "Penso spesso a lui, era il mio migliore amico. Stavamo insieme 24 ore al giorno, anche se poi è andato in diversi club. Io ho intrapreso un'altra strada e questo non ha nulla a che fare con la fortuna. Ho fatto una scelta".

"Dobbiamo far capire alle persone -prosegue il 31enne argentino che ci sono anche brave persone a Fuerte Apache e Ciudad Oculta, proprio come in ogni città argentina. Sono uscito da lì e altri come me non si sono arresi a una vita di criminalità. Certamente non è facile ma il destino te lo costruisci con le tue mani".

L'Apache parla poi della felice esperienza con la Juventus. "Dopo aver trascorso sette anni in Inghilterra ho ricevuto un caloroso benvenuto a Torino. La gente è molto alla mano ma meno calorosa rispetto ad altre parti d'Italia: come Roma o Napoli, dove la passione è molto più forte. Mi sono trovato subito bene e l'adattamento è stato facile, anche a causa della lingua che capisco un po' meglio". Tevez è stato il primo giocatore ad indossare la maglia numero 10 della Juventus dopo Alessandro Del Piero: "Per me non è un peso anche se è importante per me. Non voglio aumentare la pressione su di me pensando ai grandi giocatori che sono scesi in campo con questa maglia anche perché non farei il mio lavoro nel migliore dei modi". L'ultima battuta il 31enne argentino la dedica alla sua nazionale e alla Coppa America che si giocherà la prossima estate e della quale serba due ricordi negativi, le due finali perse nel 2004 e 2007 contro il Brasile: "E' un ricordo che addolora me e l'attuale generazione di giocatori, sappiamo tutti che vincere un trofeo con la nazionale sarebbe fantastico. La prossima edizione della Coppa America non è lontana e dovremo prepararla nel miglior modo possibile".

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