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Torino, giovane colpito da bici: fermati 5 ragazzi fermati non rispondono a magistrati

08 febbraio 2023 | 07.50
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La svolta nelle indagini questa mattina, con il fermo di tre minorenni e due maggiorenni. Il giovane ferito è ancora ricoverato in terapia intensiva

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Sono stati interrogati per l’intera mattinata, alla presenza dei loro difensori, i 5 ragazzi, due maggiorenni e tre minorenni, fermati questa mattina dai carabinieri di Torino perché ritenuti responsabili del ferimento del giovane studente colpito al collo mentre si trovava davanti a un locale da una bicicletta lanciata dalla balconata dei Murazzi del Po. Dopo l’interrogatorio, i tre minorenni, due ragazzi e una ragazza, sono stati condotti in tre diversi centri di prima accoglienza, a Torino e nel Nord Italia. I due maggiorenni, un ragazzo e una ragazza, sono stati invece portati in carcere a Torino. I 5 fermati, che provengono tutti dalla periferia nord del capoluogo piemontese, sono indiziati di concorso in tentato omicidio.

"In questo momento c’è un profondo dispiacere è un grande abisso nei confronti di ciò che hanno fatto ed è accaduto", ha detto Annalisa Baratto, difensore di uno dei cinque giovani, un minorenne. "Hanno capito di aver colpito una persona il giorno dal telegiornale", ha aggiunto il legale che prosegue: "Non erano prefigurati di colpire o di far male. Sono estremamente dispiaciuti, vivono l’angoscia di aver causato un danno così grande a una persona".

All’uscita dal comando provinciale dei carabinieri, l’avvocato Domenico Peila che difende un altro dei minorenni coinvolti nella vicenda ha spiegato che il suo assistito "si è avvalso della facoltà di non rispondere, riservandosi di rendere dichiarazioni davanti al gip in sede di convalida. Quando è stato informato delle condizioni del giovane ferito è facilmente immaginabile la sua reazione, è rimasto molto preoccupato", ha aggiunto il legale.

A quanto si è appreso, i 5 giovani, dopo aver lanciato la bicicletta si sarebbero allontanati con un autobus di linea da piazza Vittorio per fermarsi poi a bere in un locale in un’altra zona della città. Al momento l’esatta dinamica e il movente del gesto sono ancora oggetto d’indagine. Durante gli interrogatori quasi tutti si sarebbero avvalsi della facoltà di non rispondere limitandosi, alcuni, a fornire minimi chiarimenti riservandosi eventuali dichiarazioni in sede di udienza di convalida che potrebbe tenersi già domani.

La svolta nelle indagini è arrivata questa mattina, quando i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Torino hanno eseguito un decreto di fermo emesso dalla procura e dalla procura per i minori del capoluogo piemontese, nei confronti dei cinque giovani, dei quali 4 con precedenti di polizia.

Le indagini, avviate subito dopo il ferimento del giovane, che è ancora ricoverato in terapia intensiva in ospedale a Torino per le lesioni riportate dall’urto con la bici elettrica, sono state condotte da una task force composta da carabinieri del Nucleo Investigativo e della Compagnia San Carlo che, da oramai più di un anno, monitorano i giovani orbitanti nel centro cittadino per contrastare il fenomeno delle baby gang. Per giorni i militari hanno analizzato minuziosamente le numerose testimonianze raccolte sul posto e nei giorni successivi e visionato le immagini dei sistemi di videosorveglianza cittadini e privati, oltre 120 telecamere e decine di ore di registrazioni, che hanno permesso di raccogliere gravi indizi di responsabilità a carico dei 5 indagati.

Dagli accertamenti è emerso che i giovani, giunti nei pressi del lungo Po Cadorna, dopo essersi affacciati dalla balconata, avrebbero preso la bici lanciandola di sotto senza un apparente motivo. Si sarebbero poi dileguati dal centro cittadino utilizzando un mezzo della linea pubblica del Gtt con il quale avrebbero raggiunto il quartiere di provenienza.

Alle indagini un contributo importante è stato fornito da alcuni giovani testimoni che, numerosi, aderendo agli appelli alla collaborazione, si sono rivolti ai carabinieri per raccontare quanto avevano visto. Per sollecitare chi aveva visto a rivolgersi ai militari, subito dopo l’accaduto c’era stato l’appello del comandante provinciale dei carabinieri di Torino, Claudio Lunardo, poi del sindaco, Stefano Lo Russo, mentre gli amici del giovane ferito avevano diffuso messaggi sui social.

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