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Trapiantato cuore fermo da 20 minuti, prima mondiale a Padova

15 maggio 2023 | 17.21
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L'intervento è stato annunciato oggi dall'Azienda ospedale università della città veneta

Immagine di repertorio (Fotogramma /Ipa)
Immagine di repertorio (Fotogramma /Ipa)

Un cuore fermo da 20 minuti è stato trapiantato con successo a Padova l'11 maggio, su un uomo di 45 anni. L'intervento è stato annunciato oggi dall'Azienda ospedale università della città veneta, la stessa dove quasi 38 anni fa - il 14 novembre 1985 - fu eseguito il primo trapianto di cuore nel nostro Paese. "E' la prima volta al mondo che un cuore fermo viene riattivato e impiantato senza danni che possano pregiudicare il trapianto dopo un tempo così lungo - afferma il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, intervenuto alla presentazione dell'intervento - e questo apre frontiere impensabili rispetto al possibile utilizzo di organi da trapiantare". Secondo gli esperti, questo risultato "potrebbe portare a un incremento del 30% nel numero dei trapianti in Italia".

"Ancora una volta è la sanità del Veneto a varcare una nuova frontiera della medicina - sottolinea il governatore - Da oggi la cardiochirurgia non sarà più come prima, perché si apre una prospettiva che può ridare speranza a tanti malati che attendono un trapianto di cuore. Lo dobbiamo, con gratitudine, all'intera Azienda ospedale università di Padova, al professor Gino Gerosa e alla sua équipe" della Cardiochiurgia dell'Aou "e al dottor Paolo Zanatta, direttore dell'Anestesia e Rianimazione del Ca' Foncello" di Treviso, "che ha eseguito il prelievo dell'organo. Straordinari professionisti, ai quali vanno i nostri orgogliosi complimenti".

Quello dell''85 - il primo trapianto di cuore in Italia, donato dal giovane trevigiano Francesco Bunello, e impiantato nel petto del 40enne della provincia di Venezia Ilario Lazzari da Vincenzo Gallucci, alla cui memoria è intitolato il centro di Cardiochirurgia di Padova - fu "un momento storico" grazie al quale "si varcò una soglia fino a poco prima impensabile. Oggi la storia si ripete - rimarca Zaia - grazie a un grande allievo di Gallucci e ai progressi tecnologici e scientifici che si sono susseguiti da allora in quella stessa struttura padovana che non ha mai smesso di stare al passo con i tempi e spesso, come in questo caso ha saputo precorrerli".

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