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Turchia, Ue: "Importanti passi indietro nella libertà di espressione"

10 novembre 2015 | 10.39
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Recep Tayyip Erdogan e Jean-Claude Juncker  - INFOPHOTO
Recep Tayyip Erdogan e Jean-Claude Juncker - INFOPHOTO

In Turchia nell'ultimo anno sono stati fatti "importanti passi indietro nella libertà di espressione e di assemblea". E' quanto si sottolinea nel capitolo dedicato alla Turchia del rapporto della Commissione europea sull'allargamento che esamina i progressi fatti dai Paesi candidati all'adesione alla Ue. La Commissione Ue era stata criticata per aver ritardato la pubblicazione del rapporto, rimandato, secondo le accuse, per non irritare Ankara in vista delle elezioni politiche del primo novembre.

Nel rapporto sull'allargamento l'esecutivo di Bruxelles sottolinea che, dopo diversi anni di progressi nella libertà di espressione, "sono stati osservati gravi passi indietro negli ultimi due anni". In particolare "i procedimenti penali in corso e nuovi contro giornalisti, scrittori o utenti dei social media, l'intimidazione di giornalisti e media e le azioni delle autorità che limitano la libertà dei mezzi di comunicazione sono di notevole preoccupazione". Anche le modifiche alla legge su internet decisa dal governo sono "un significativo passo indietro rispetto agli standard europei".

Negli ultimi anni nel paese sono stati fatti "progressi notevoli" nella tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, afferma peraltro il rapporto, ma "rimangono ancora gravi carenze". La Turchia, si sottolinea, "ha continuato a esprimere il proprio impegno per l'adesione alla Ue", su cui però ha pesato l'adozione di leggi importanti in materia di Stato di diritto, libertà di espressione e di riunione che "vanno contro" gli standard europei. Inoltre il presidente Recep Tayyip Erdogan è stato accusato di oltrepassare le proprie prerogative costituzionali in molte questioni fondamentali di politica interna ed estera. Nel rapporto dell'esecutivo di Bruxelles si sottolinea comunque che la Turchia e la Ue hanno continuato a cooperare in aree di comune interesse, dalla sicurezza all'anti-terrorismo, dai visti alle migrazioni. In particolare Ankara "continua a fornire un aiuto umanitario senza precedenti ai rifugiati di Siria e Iraq".

E se l'economia turca è "avanzata e può considerarsi un'economia di mercato funzionante", la Commissione Ue nota altre mancanze. In particolare l'indipendenza del sistema giudiziario del Paese è stata "minata" dal 2014 e giudici e magistrati "sono sotto una forte pressione politica". Anche la lotta alla corruzione rimane "inadeguata", con "l'indebita influenza dell'esecutivo nelle indagini e nei processi di casi di corruzione di alto profilo continuano a preoccupare".

In "rallentamento" anche il ritmo delle riforme, anche a causa "delle elezioni prolungate e della continua divisione politica". Sul fronte del sistema elettorale la Commissione Ue indica che la soglia di sbarramento del 10% perché un partito possa essere rappresentato in Parlamento "deve essere affrontata con urgenza". E, in ogni caso, c'è un "bisogno urgente" di adottare una legge complessiva sulla lotta alla discriminazione, in linea con gli standard europei. La Turchia ha anche bisogno di "garantire efficacemente" i diritti di donne, bambini e persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali e "garantire sufficiente attenzione" all'inclusione sociale dei gruppi vulnerabili, come i rom.

E' "fondamentale" che il governo turco riprenda i colloqui di pace con i curdi, sottolinea ancora la Commissione europea nel capitolo dedicato alla Turchia del rapporto sui Paesi candidati all'adesione alla Ue. Nella relazione si riconosce che la Turchia ha visto "un grave deterioramento della propria situazione di sicurezza", con le autorità del Paese che hanno lanciato una vasta campagna militare anti-terrorismo contro il Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, che "rimane nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea, sia in Turchia e in Iraq". La Commissione Ue evidenzia che "il processo di risoluzione della questione curda si è fermato, nonostante fossero stati realizzati sviluppi positivi". E per questo far ripartire i colloqui di pace è "fondamentale".

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