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Ucraina. Argentieri (studioso Europa est): "partito russo in Italia in ritirata dopo 15 anni"

18 marzo 2022 | 19.02
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Il docente universitario smonta i "miti" della narrativa filorussa. E commenta: "Draghi ha compiuto un miracolo in poco più di un anno, trasformando l'Italia in un paese affidabile in politica estera".

Federigo Argentieri
Federigo Argentieri

Per 15 anni l'Italia ha avuto un forte "partito russo", ma ora "fortunatamente è in ritirata sul piano mediatico". A dirlo all'Adnkronos è il docente di scienze politiche e studioso dell'Europa Orientale Federigo Argentieri, in una intervista in cui smonta "i miti" della narrativa filorussa e ironizza sugli esperti televisivi che sembrano "giocare a risiko" e confondono la geopolitica con la forza bruta.

"L'italia, negli ultimi 15 anni, ha avuto un forte "partito russo", presente negli atenei, nei media, nei partiti e nei ministeri. Nel 2013 e 2014 è riuscito a mobilitarsi in maniera frenetica per appoggiare la Russia. In alcuni campi, per esempio quello mediatico, riuscì a ottenere dei vantaggi, sebbene Matteo Renzi e Federica Mogherini, allora presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, non fossero d'accordo con questa versione degli eventi", dice Argentieri riferendosi al periodo della protesta popolare di piazza Maidan, l'invasione russa della Crimea e l'inizo della guerra del Donbass.

"I miti propagati da questo 'partito russo' - sottolinea Argentieri - purtroppo ancora aleggiano. Si tratta in realtà di menzogne spudorate, da elencare una per una: primo il presunto 'colpo di stato' dell'Unione Europea (sic) contro l'allora presidente ucraino Viktor Yanukovich, il presunto 'nazismo' del battaglione Azov, la presunta 'persecuzione' o 'genocidio' dei russofoni in Donbass, l'incendio del palazzo dei sindacati a Odessa, l'uccisione del fotografo Andrea Rocchelli".

"I tre primi punti sono invenzioni di sana pianta, gli ultimi due sono eventi realmente avvenuti ma distorti deliberatamente in senso anti ucraino, senza neanche presentare prove credibili", dice lo studioso. I battaglione di Azov, ricorda, fu costituito dopo l'occupazione del Donbass da volontari provenienti anche da altri paesi, polacchi, bielorussi, senza chiedere le loro idee politiche. Ma "nella narrativa del Cremlino qualsiasi ucraino che non accetti la dominazione russa è nazista, questa è follia". "Questo della nazistificazione è un forsennato mito imperialista degli aggressori", "gli ebrei in Ucraina non si sentono minacciati", sottolinea Argentieri. Basti ricordare che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è ebreo, o l'ottantesimo anniversario del massacro degli ebrei ucraini a Babyn Yar, onorato solennemente nel settembre 2021 con una cerimonia multinazionale in cui nessuno ha parlato di un pericolo nazista in Ucraina".

"Il 'partito russo' fortunatamente ora è in ritirata sul piano mediatico. Abbiamo tracce evidenti di questo arretramento, con commentatori filorussi sempre meno presenti sui giornali", anche se vi è ancora chi dice che "l'Ucraina resiste solo sui media", nota Argentieri. "C'è da sperare, per carità di patria, che Zelensky sia generoso con quei politici italiani esaltatori di Putin fino a tre settimane fa".

"La geopolitica viene in Italia confusa con l'esaltazione della forza bruta: pertanto si vedono 'esperti di geopolitica' che, soprattutto in tv, sembra giochino a risiko anziché analizzare tutte le componenti de conflitto. Speriamo - conclude Argentieri - che Draghi riesca a rimediare anche questo guaio".

"Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha compiuto un miracolo in poco più di un anno", ha trasformato l'Italia in un paese "affidabile dal punto di vista della politica estera e della solidarietà euro- atlantica, sul quale si può contare". "L'affidabilità sulla guerra è importante. Penso che Zelensky lo riconoscerà", rimarca Argentieri. "Draghi ha compiuto un miracolo in poco più di un anno, con il suo fare un po' sornione, è riuscito a zittire gli schiamazzi dei partiti, sono diventati normali, come nei paesi europei, parlano più di problemi che di beghe. Sul piano della politica estera ha reso l'Italia un partner euroatlantico affidabile", rimarca Argentieri. "L'affidabilità sulla guerra è importante, penso che (il presidente ucraino Volodymyr) Zelensky lo riconoscerà" quanto interverrà in parlamento.

Infine Argentieri parla delle prospettive di accordo diplomatico per mettere fine al conflitto. "L'esito delle trattative dipende dall'esito della guerra, da come sono le forze sul campo". "Il rischio è che Putin faccia mossa inconsulta, facendo ricorso ad armi chimiche, accusando gli ucraini. Oppure addirittura ad armi nucleari, ma in questo caso non potrebbe accusare l'Ucraina che vi ha rinunciato nel 1994 con il memorandum di Budapest", nota il docente universitario.

"Dubito che ci possa essere una svolta diplomatica se non ce ne sarà una sul piano militare, che potrebbe anche essere uno stallo prolungato"- continua lo studioso - "purtroppo non credo che gli ucraini abbiano la forza di cacciare i russi. A meno che non ci sia proprio un collasso completo dell'esercito russo, ma è difficile fare previsioni. Pare che gli ucraini resistano gagliardamente. Soprattutto dal punto di vista del morale delle truppe non c'è paragone, siamo a zenit e nadir".

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