"Rinnovare minacce e pressioni economiche contro la Russia costituisce una strategia assolutamente distruttiva, ingiustificata e miope", ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, dopo che ieri il presidente americano Barack Obama ha ipotizzato nuove sanzioni contro Mosca e il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk ha detto che "è arrivato il momento di aumentare il passo delle nostre politiche basandole sui fatti crudi e non sulle illusioni" in reazione all'attacco contro Mariupol attribuito ai filo russi in cui sono rimasti uccisi 30 civili.
Peskov ha aggiunto che "minacce e ricatti non influenzeranno le posizioni di Mosca sugli eventi in Ucraina" e chiesto a Stati Uniti e Unione europea di esercitare maggiori pressioni su Kiev, a cui Mosca attribuisce la responsabilità per la nuova escalation di violenza nell'est.
Anche il ministro degli esteri Sergei Lavrov ha denunciato l'ipotesi di nuove sanzioni paragonando quanto è accaduto a Mariupol alle conseguenze della tragedia del volo della Malaysian MH17. I governi occidentali attribuiscono "cronicamente" la responsabilità di ogni incidente ai separatisti e alla Russia, ha affermato anticipando contatti fra separatisti e rappresentanti del governo ucraino che potrebbero riprendere, ha precisato, "nei prossimi giorni".
Sono ripresi anche questa mattina i combattimenti nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Nelle ultime 24 ore, ha denunciato Kiev, sono rimasti uccisi sette soldati e altri 25 feriti.
Puntando il dito contro i separatisti, che ricevono "sostegno, equipaggiamento, il finanziamento, addestramento e truppe russe", Obama da Nuova Delhi ha anticipato che "prenderà in considerazione tutte le opzioni aggiuntive disponibili escluso il confronto militare" e che nel farlo sarà "in stretto contatto con i nostri partner internazionali, in modo particolare gli europei".