Ucraina, l’Europa pensa a usare i beni russi congelati

09 ottobre 2025 | 13.30
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La minaccia della Russia, che continua la sua offensiva contro Kiev, preoccupa sempre di più soprattutto il fronte orientale dell’Europa, messo sotto pressione anche dalle violazioni sistematiche dello spazio aereo con droni e velivoli. Diverse le risposte che Bruxelles cerca, faticosamente, di portare avanti. Sul fronte militare, la Commissione Europea ha rilanciato l’integrazione delle difese europee con due nuove iniziative: l’Eastern Flank Watch e il muro anti-drone. Progetti che puntano a rafforzare la sicurezza del confine orientale dell’Unione e a ridurre la dipendenza dall’ombrello strategico americano, ma che sollevano interrogativi su interoperabilità, governance e soprattutto sulla volontà politica degli Stati membri. Sul piano economico, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha proposto di utilizzare i beni congelati alla Russia per sostenere militarmente l'Ucraina, riaprendo di fatto una partita che sembrava difficile da giocare. L’ipotesi è quella di concedere un prestito da 140 miliardi di euro per Kiev, finanziando attrezzature militari con scelte condivise dai governi dell'Unione europea. Si tratta di un sostanziale passo in avanti che, qualora trovasse consenso, potrebbe consentire di utilizzare non solo gli interessi maturati e quelli futuri, come fatto finora, ma anche di trovare una soluzione giuridica per garantire un maxi-prestito con i beni 'fermi' dal 2022. Sono più di 300 miliardi di riserve della Banca centrale russa, fra titoli e contanti, bloccate dalle istituzioni finanziarie occidentali subito dopo l'invasione dell'Ucraina. Due terzi sono in Europa, il resto distribuito tra Stati Uniti, Regno Unito e Giappone. Si potrebbe configurare una sorta di 'prestito di riparazione' all'Ucraina che sarebbe rimborsato solo quando la Russia avrà risarcito l'Ucraina per i danni causati durante questa guerra. Una soluzione che il sostanziale disimpegno degli Stati Uniti di Donald Trump ha evidentemente avvicinato.

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