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Ucraina, mogli combattenti Azov: "Per noi sono supereroi, aiutateli a evacuare"

30 aprile 2022 | 18.44
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L'appello di Alina e Margherita, rifugiate a Milano, ma con il cuore a Mariupol

Ucraina, mogli combattenti Azov:

"Salvate i militari di Mariupol, salvate l'Ucraina": è l'appello che si è levato da piazza Duomo, a Milano, dove al flashmob organizzato per chiedere corridoi umanitari per la "città martire" hanno partecipato anche le mogli e le fidanzate dei soldati del reggimento Azov.

"Io e mio marito vivevamo a Leopoli, dove lui studiava medicina. Poteva avere una vita pacifica, ma quando è scoppiata la guerra, il 24 febbraio, è tornato a combattere per difendere l'Ucraina, come già aveva fatto in passato", racconta all'Adnkronos Alina, 21 anni e militare anche lei, dal 23 marzo rifugiata a Milano con il figlio di appena sei mesi. Il marito, invece, sta combattendo nel Sud dell'Ucraina tra le fila del reggimento Azov, senza riuscire a raggiungere Mariupol, dove si trovano invece il cognato e gli amici di Alina. I contatti sono sporadici: "Di mio cognato, che non vedo da dicembre, non ho nessuna notizia. Mio marito invece ogni tanto mi scrive, ma raramente chiama, perché non ce la fa fisicamente a farlo. Ieri però ha telefonato e mi ha detto di preoccuparmi solo per la mia salute e quella di nostro figlio".

Cosa impossibile per la 21enne: "Sono tanto orgogliosa di mio marito, ma sono anche molto preoccupata per lui. Non riesco più a mangiare, sapendo che loro laggiù non hanno cibo; e non riesco nemmeno a dormire, perché passo le notti attaccata al telefono, alla disperata ricerca di notizie. Quando le trovo, le posto sui social e taggo i leader mondiali, per fargli capire quello che sta succedendo".

Le mogli e le fidanzate di chi è rimasto a difendere Mariupol e il Sud-Est dell'Ucraina sono molto unite tra loro. "I nostri mariti sono bloccati lì, senza alcuna possibilità di uscire, come anche i civili. Hanno bisogno di essere evacuati. Noi come mogli e fidanzate di tutti questi militari ci siamo unite e vogliamo insieme fare appelli per la loro evacuazione, anche all'Onu", dice Margherita, di 32 anni. Il suo fidanzato, che sta per compierne 37, è asserragliato nelle acciaierie Azovstal, insieme agli ultimi difensori di Mariupol. Si chiama Viktor, che nonostante "sia un nome piuttosto comune in Ucraina, per me è un segno che deve per forza ottenere la vittoria", osserva la fidanzata, che con gli occhi che le brillano ripete più volte che per lei "è un Supereroe".

"Ci sentiamo al telefono più o meno una volta alla settimana, ma parlare è molto difficile. Quando mi chiama, cerca di rassicurarmi, mi dice che va tutto bene, ma tramite il marito di mia sorella ho scoperto che Viktor è stato anche ferito e che a volte bevono l'acqua dei caloriferi zuccherata, perché gli manca il cibo. Sono molto preoccupata e allo stesso tempo tanto orgogliosa di lui", dice Margherita.

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