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Ue, il politologo Dupuy: "Salvini-Orban? Italia è laboratorio politico"

19 marzo 2021 | 17.34
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"I rapporti tra Francia e Germania sempre più complicati, Parigi ha bisogno di un terzo punto di equilibrio"

Viktor Orban e Matteo Salvini - (Afp)
Viktor Orban e Matteo Salvini - (Afp)

La visita a Roma del ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire - che segue quella di qualche giorno fa del ministro degli Esteri Jean Yves Le Drian e del sottosegretario agli Affari europei Clement Baune - conferma che Oltralpe si guarda all'Italia come a "un laboratorio politico". E in questa chiave la Francia guarda anche ai movimenti al Parlamento europeo, dove il premier ungherese Viktor Orban, uscito dal Ppe, vorrebbe creare un nuovo gruppo con la Lega di Matteo Salvini e con i conservatori polacchi. Il politologo francese Emmanuel Dupuy, presidente dell'Istituto per la protezione sociale (Ipse), analizza così il 'traffico' tra Roma e Parigi, conseguenza anche delle difficoltà di dialogo tra Francia e Germania, e le 'trasformazioni' in senso europeista di partiti come la Lega ed il M5S.

"Da parte della Francia - dice Dupuy all'Adnkronos - c'è una netta volontà di appoggiarsi sull'Italia e poi sulla Spagna", in un certo senso per aggirare lo stallo in atto nel rapporto con Berlino, con cui restano numerosi i motivi di attrito. L'ultimo dei quali riguarda il cosiddetto "aereo del futuro", il caccia europeo Scaf, progetto franco-tedesco aperto anche a Spagna e Italia, su cui la Germania sta ponendo una serie di ostacoli, spiega il politologo. Cui si aggiungono "le divergenze sull'autonomia strategica dell'Europa, sul ruolo della Nato, sull'approccio con la Turchia e con la Russia", sullo sfondo della prossima uscita di scena della cancelliera Angela Merkel, il cui successore alla guida della Cdu, Armin Laschet, non fa mistero di privilegiare l'atlantismo all'asse franco-tedesco, osserva Dupuy.

Dunque, in questo contesto la Francia - che nel primo semestre del prossimo anno avrà la presidenza dell'Ue - ha bisogno di "trovare un terzo punto di equilibrio, con l'Italia o con la Spagna", anche nell'ottica di una agenda più mediterranea e di una condivisione delle preoccupazioni riguardanti la sicurezza delle frontiere marittime e lotta al terrorismo, leggi Libia e Sahel. Da questo punto di vista, "l'Italia è sicuramente più interessante - ragiona il presidente del think tank di Parigi - e la nomina di Mario Draghi permette di trovare una nuova alleanza in presenza di rapporti con la Germania sempre più complicati".

Non solo: con la Francia l'Italia "condivide l'esperienza della trasformazione dell'agenda dei partiti populisti antieuropei". Il nostro Paese, ancora di più, con l'ingresso nel governo Draghi della Lega, appare "un interessante laboratorio politico che potrebbe fornire indicazioni utili in vista delle elezioni presidenziali in Francia del prossimo anno", è il pensiero di Dupuy.

"In Italia si è assistito ad una trasformazione abbastanza straordinaria del populismo anti Bruxelles verso posizioni che hanno accettato la dimensione europea, il M5S lo aveva già fatto con Conte, e ora la Lega, dove il sottosegretario Giancarlo Giorgetti appare il più permeabile all'agenda europea ed al rigore budgetario incarnato da Draghi", afferma il politologo. In Francia, per ora, per la Le Pen "l'evoluzone pro Europa è una questione minore, non c'è più la battaglia sull'euro, ma sulle questioni migratorie e sulle politiche verso l'Africa ed il Mediterraneo". Senza contare che "la trasformazione della Lega ha dovuto quasi essere immediata per potere entrare nel governo Draghi, mentre il Rn non ha la stessa urgenza", chiosa.

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