Lo scorso marzo l'esecutivo di Bruxelles aveva concluso che l’Italia si trovava "in una situazione di squilibri macroeconomici eccessivi e che necessitava di un monitoraggio specifico e di un’azione politica risoluta". Gli squilibri riguardano "il livello molto elevato del debito pubblico e la debolezza della competitività esterna, entrambi radicati in una crescita molto lenta della produttività". Nel suo monitoraggio specifico la Commissione rileva che, "anche se la posizione esterna è andata aggiustandosi e l’attuale avanzo delle partite correnti registrato nel 2013 dovrebbe aumentare ulteriormente, questi sviluppi sono dovuti principalmente a una domanda interna debole e a una crescita modesta delle esportazioni". Su cinque anni le perdite cumulative di quote del mercato delle esportazioni "continuano a essere importanti" e anche l’andamento delle esportazioni resta "debole" rispetto alle altre economie avanzate.
Il debito del settore privato è "modesto", mentre il rapporto debito e Prodotto interno lordo è "molto elevato e continua a crescere, a causa della crescita reale negativa e della scarsa inflazione". La debolezza economica si riflette anche nella "minore importanza degli investimenti fissi sul Pil, a causa delle prospettive economiche incerte e della forte contrazione del credito al settore privato nel 2013".
Inoltre, rileva la Commissione, la disoccupazione in Italia è aumentata "ulteriormente", ma si è stabilizzata nel primo semestre del 2014. La disoccupazione giovanile ha raggiunto "rapidamente un livello molto alto e la disoccupazione di lunga durata è rimasta molto elevata" e anche il tasso di attività è "il più basso d’Europa". E se la povertà e gli indicatori sociali si sono mantenuti "abbastanza stabili nel 2013, essi restano a un livello preoccupante e possono incidere negativamente sulle prospettive di crescita a medio termine".
