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Lavoro: un 'Fermo immagine' per i 70 anni del patronato Inca

19 maggio 2015 | 11.20
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Con la presentazione di un libro che racconta la sua storia il patronato della Cgil, che conta 2.000 operatori nel mondo, festeggia il suo anniversario. L'intervista alla presidente Inca, Morena Piccinini (video). L'intervento del presidente dell'Inps, Tito Boeri, e del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Il messaggio del Capo dello Stato, Sergio Mattarella

Lavoro: un 'Fermo immagine' per i 70 anni del patronato Inca

Un 'Fermo immagine' per celebrare i 70 anni dell'Inca, il patronato della Cgil. 'Fermo immagine sul Patronato' è, infatti, il titolo del libro di Bianca Di Giovanni (edizioni EditCoop), che racconta appunto la storia del patronato e che è stato presentato oggi a Roma. "Alla fine degli anni ’40 -si legge- l’attività dell’Inca è già molto significativa, con oltre un milione di lavoratori assistiti. Il bilancio è per circa il 90% a carico delle Camere del lavoro, perché la legge 804, pur riconoscendo una funzione pubblica, non finanzia in modo sufficiente gli enti. Da subito la questione finanziaria diventa centrale". (VIDEO)

"Nel 1955 -spiega- i lavoratori assistiti dall’Inca erano già saliti a 10 milioni. Sono gli anni dell’espansione all’estero della struttura, al seguito dei lavoratori emigranti. Gli anni della tragedia di Marcinelle che segnerà profondamente l’attività dell’Istituto, e che ancora oggi costituisce un pilastro nella storia del patronato. Già prima del disastro nella miniera del Bois du Cazier del 1956, circa 500 lavoratori italiani avevano trovato la morte nelle miniere belghe".

Un’emergenza tanto forte, sottolinea, che "l’Inca creò il suo primo ufficio in Belgio già nel 1954, in maniera sostanzialmente clandestina". "Poi, la grande esplosione, con 262 morti, di cui 136 italiani. La tragedia aveva lasciato dietro di sé una lunga scia di dolore e di nuove emergenze, con 183 vedove e più di 400 orfani a cui pensare. L’Inca Belgio avrebbe avuto un ruolo centrale, come promotore e coordinatore della difesa degli interessi dei minatori", prosegue.

Con gli anni ’60, racconta, "arrivano le grandi fabbriche: si sviluppa una legislazione importante sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro e dell’invalidità". "L’Inca contribuisce fattivamente - rimarca - alla stesura del Testo Unico in materia di infortuni e malattie professionali. Nel frattempo, nella contrattazione aziendale entrano a pieno titolo temi sulla salute e la sicurezza nel lavoro. Finisce l’epoca degli indennizzi per gli effetti nocivi dell’ambiente di lavoro: d’ora in poi i datori di lavoro saranno chiamati a rendere le condizioni dei lavoratori non pericolose".

Sulla scia dei grandi sommovimenti storici degli anni ’90, "dalla caduta del muro alla costruzione dell’Unione monetaria europea, il patronato - dice - affronta una ridefinizione del suo ruolo sulla base dei nuovi bisogni dei lavoratori e in generale dei cittadini". "In primo luogo -si legge- si supera l’idea di bisogni esclusivamente economici, aprendo a nuove richieste legate al recupero dell’handicap, ai servizi per gli anziani, alla formazione e l’istruzione".

"Numerosi interventi legislativi -spiega nel suo libro Bianca Di Giovanni- si sono succeduti dal lontano 1945, con disposizioni che spesso sono arrivate fino a noi. C’è una data, tuttavia, che rappresenta un punto di svolta per la storia del patronato: il 2001". In quell’anno, ricorda ancora, "il governo ha varato la legge numero 152 che ha innovato profondamente il ruolo degli enti: con questa legge trovano spazio nelle attività del patronato nuove iniziative, oltre a quelle tradizionali di previdenza e assistenza".

"Fa la sua comparsa l’immigrazione -fa notare- con tutto il suo carico di nuove tutele e il suo portato antidiscriminatorio in una società ancora monolitica e poco pluralista. In base alla nuova legge i patronati non si occuperanno più solo di pratiche amministrative pensionistiche, ma potranno attivare iniziative più variegate (anche sul piano della sola consulenza) svolgendo anche azioni di sostegno, informativa e assistenza tecnica in settori assolutamente distinti tra loro". Inoltre, continua, "ai patronati è riconosciuta la possibilità anche di affiancarsi a presenze istituzionali attraverso convenzioni, per svolgere le funzioni nei campi loro assegnati".

"La nuova legge -ricorda- interviene su un settore di straordinaria rilevanza nel nostro Paese: i patronati lavorano quasi il 70% delle pratiche previdenziali dell’Inps e dispongono di una capillare presenza sul territorio, con almeno 1.500 sedi provinciali e 4.000 zonali".

La legge del 2001 conferma "alcuni pilastri della storia Inca: la gratuità dell’attività di consulenza, il riconoscimento del valore di pubblica utilità per gli istituti più strutturati sul territorio; oltre a stabilire l’ampliamento delle attività, le nuove norme prevedono l’obbligo per i patronati di impiegare personale dipendente regolarmente assunto con contratto subordinato e a tempo indeterminato", elenca. "Infine la legge intende favorire la corretta gestione degli istituti e la sicura destinazione dei fondi erogati", conclude.

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