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‘Ndrangheta: Dda, ex consigliere regionale pagò 100mila euro a cosca per voti

29 aprile 2015 | 12.54
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La Dda di Reggio Calabria ha ottenuto un nuovo arresto per Santi Zappalà, eletto nel marzo 2010 e già finito in manette nel dicembre dello stesso anno. Ordinanza di custodia anche per l’imprenditore Giuseppe Antonio Mesiani Mazzacuva, che avrebbe avuto il ruolo di mediatore, e per tre esponenti della cosca tra cui il boss Giuseppe Pelle. Tra leoni e pugnali, ecco il 'Codice San Luca' (Foto)

Un bunker della cosca Pelle-Vottari (foto di repertorio)
Un bunker della cosca Pelle-Vottari (foto di repertorio)

L’ex consigliere regionale Santi Zappalà, eletto nel consiglio regionale della Calabria nel marzo 2010 e arrestato nel dicembre dello stesso anno, avrebbe pagato centomila euro alla cosca di ‘ndrangheta Pelle di San Luca per un pacchetto di voti in occasione della consultazione elettorale. E’ quanto emerge dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ha ottenuto un nuovo arresto per il politico, per l’imprenditore Giuseppe Antonio Mesiani Mazzacuva, che avrebbe avuto il ruolo di mediatore, e per tre esponenti della cosca tra cui il boss Giuseppe Pelle, Antonio Pelle (29 anni) e Sebastiano Pelle (solo per quest’ultimo sono stati disposti i domiciliari, tutti gli altri sono destinatari di un’ordinanza cautelare in carcere).

Dall’indagine “Reale”, condotta dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di finanza e giunta al sesto atto, emerge che il politico avrebbe consegnato dieci assegni da diecimila euro a Mesiani Mazzacuva e alla moglie perché fossero destinati alla cosca Pelle in cambio di voti. L’imprenditore, già arrestato nel dicembre 2010 nella tranche “Reale 3”, aveva spiegato che quel denaro costituiva un prestito erogato da Zappalà nei suoi confronti in un momento di difficoltà economica ma secondo la Dda si tratterebbe invece del contributo per ottenere preferenze elettorali nella fascia jonica reggina.

Il processo in cui Santi Zappalà era già comparso, in virtù della precedente indagine, aveva visto dalla Corte di Cassazione un annullamento parziale con rinvio alla Corte d’Appello in merito alla prova dell’esistenza della cosca Pelle e di conseguenza dell’aggravante mafiosa dei reati contestati all’ex consigliere regionale.

Secondo la Dda di Reggio Calabria, Zappalà si sarebbe rivolto anche ad altre cosche della provincia. In particolare fu sorpreso a casa del boss Giuseppe Pelle (figlio dello storico capobastone Antonio Pelle “Gambazza”) a Bovalino mentre prometteva la sua attenzione alla cosca soprattutto nell’aggiudicazione di lavori pubblici.

L’ex sindaco di Bagnara fu effettivamente eletto nel 2010 con undicimila preferenze e di lui parlò in un’intercettazione l’ex sindaco di San Luca Sebastiano Giorgi (arrestato in un’altra inchiesta nel 2013) il quale definì sorprendente il risultato elettorale di Zappalà. Dalla stessa intercettazione gli investigatori hanno compreso che Giorgi fosse a conoscenza degli agganci criminali del consigliere regionale e che avesse pagato quattrocentomila euro in campagna elettorale, centomila dei quali era la quota destinata ai Pelle.

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