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Cani per l’assistenza, eroi a quattro zampe che aiutano persone con disabilità

Sabrina Artale, addestratrice e presidente dell’Aieccs, racconta ad Adnkronos: “La cosa che più amo è che i cani sono parte attiva: sono in grado di capire cosa devono fare e la persona che devono scegliere”

Sabrina Artale, presidente e medico istruttore cinofilo CSEN (foto dal sito http://www.aieccs.org)
Sabrina Artale, presidente e medico istruttore cinofilo CSEN (foto dal sito http://www.aieccs.org)
30 maggio 2014 | 14.05
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Aiutano i loro padroni laddove non possono arrivare. Avvertono dell’arrivo di qualcuno alla porta, raccolgono oggetti e suonano allarmi. Sono i cani di assistenza, animali addestrati per due anni prima di essere assegnati al loro nuovo padrone disabile, per sostenerlo nelle attività quotidiane. Un contributo fondamentale e una relazione importante in cui l’animale riceve e dona affetto e sceglie di aiutare per sempre una persona.

Sabrina Artale, medico istruttore cinofilo e presidente Aieccs, Onlus che ha come principale scopo quello di educare cani per persone diversamente abili, racconta al sito internet di Adnkronos la sua esperienza nell’addestramento degli animali di utilità sociale. La preparazione è finalizzata a due scopi. “Uno viene comunemente chiamato Pet Therapy: si tratta di animali addestrati per essere particolarmente calmi e docili per stare vicino a persone malate e aiutare operatori e terapisti a mediare i processi di cura - spiega l’esperta -. in questo caso l’animale fa da mediatore. L’altro ambito è quello degli animali da assistenza che aiutano le persone con disabilità a migliorare la propria autonomia e sono i ‘cani guida’ e i ‘cani di assistenza’ propriamente detti, quelli cioè che aiutano il disabile motorio per esempio ad aprire la porta, ad aprire cassetti, a prendere oggetti, a suonare un campanello di allarme se necessario, quelli per le persone che non sentono e che le avvisano se qualcuno arriva alla porta o al citofono. O cani che usano il naso, per esempio i cani per diabetici che avvertono se la glicemia sta scendendo oltre un certo valore”.

Nella Pet Therapy vengono impiegati anche i cavalli. “Sono molto utili - spiega Artale - perché aiutano molto per motricità ed equilibrio. Ma ci sono anche gatti, conigli e caprette anche se i cani permettono maggiore versatilità. Il cane ha una relazione più bilaterale, gli altri animali ricevono affetto e cura dalla persona ma sono portati a stare con esemplari della stessa specie mentre il cane è geneticamente ‘creato’ per dare affetto e per avere come punto di riferimento l’essere umano. Ha attitudini che permettono una relazione più bidirezionale”.

Utilità ma non solo, dunque. L’emozione più grande per l’addestratore? “La cosa che più amo - spiega il presidente di Aieccs - è che i cani sono parte attiva: sono in grado di capire cosa devono fare per la persona e la persona che devono scegliere. Le più grandi emozioni le ho avute dopo due anni di lavoro, perché i cani di assistenza fanno un addestramento di due anni prima di essere assegnati alla persona, quando ho visto che questi animali capiscono con la velocità della luce che il loro padrone è quello. E ho visto cani aiutare le persone e intervenire in situazioni di emergenza facendo cose che non gli erano mai state insegnate. Sono perfettamente consapevoli che stanno aiutando”. Artale racconta l’emozione, insomma, “di vedere come il cane sceglie la persona e capisce che ora deve stare con lui e aiutarlo per tutta la vita”.

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