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Codogno un anno dopo, Giulia: "Covid mi ha cambiato la vita ma festeggio i miei 18 anni"

19 febbraio 2021 | 12.58
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La ragazza che ha raccontato la prima zona rossa: "La vita nel resto del Paese continuava mentre io ero ferma"

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Radici e ali. In quella stanza in cui è rimasta 'prigioniera' 12 mesi, Giulia è diventata grande senza rinunciare ai suoi sogni. Una 'gabbia' per quanto confortevole rimane una gabbia e ora, alla vigilia dei suoi 18 anni, lei - studentessa modello, molto attiva sui dei social e anche ospite in tv - spera che il Covid non le porti via altro futuro e che il suo sorriso non sia più coperto da una mascherina. A Codogno, prima cittadina in Italia a conoscere la zona rossa, è rimasta 'immobile' un anno, sospesa in un tempo che le ha tolto vita.

"Durante questo anno sono cambiata tanto, questi ultimi mesi in particolare mi hanno segnata più degli altri - racconta all’Adnkronos l'adolescente che sta diventando una giovane donna -. Ho imparato a non dare niente per scontato, che anche una noiosa mattinata a scuola può diventare oggetto di mancanza, che i sorrisi, le parole e il contatto con gli amici sono fondamentali. Ho imparato a vivere a casa, io che solitamente sono sempre fuori". Lezioni che vanno oltre i banchi. "Ho imparato a conoscermi meglio. Ho iniziato a scrivere tanto, a far uscire i miei pensieri e le mie emozioni. Ho imparato il dono della condivisione, il fatto di poter parlare con migliaia di persone e scambiarci idee e opinioni" usando i social. Una finestra sul mondo per chi poteva aprire solo quella di casa.

Il 21 febbraio 2020 "ero molto confusa e non capivo quello che stesse succedendo. Sono andata a scuola come tutte le mattine, ma inconsapevole che sarebbe stata l'ultima volta prima del rientro a settembre. Nel giro di qualche ora mi sono trovata a vivere chiusa in casa per un tempo che credevo limitato: qualche giorno, al massimo una decina di giorni di didattica a distanza". Della zona rossa "ricordo ancora il senso di solitudine e di confusione: al risveglio dovevo realizzare di vivere nella città d'Italia più colpita dal coronavirus. In quelle prime due settimane dovevo convincermi che la vita nel resto del Paese continuava a scorrere senza grandi cambiamenti, mentre io ero ferma".

Neanche la possibilità di festeggiare il compleanno con gli amici il 22 febbraio. "Quest'anno per i miei 18 anni ho iniziato a organizzare tutto un mese prima - dice con entusiasmo -: ho prenotato i palloncini e la torta, ho comprato il vestito, le scarpe e le altre decorazioni. Festeggerò in famiglia a casa, senza i miei amici e senza la festa in grande che si sogna da bambini, ma non voglio che questo rovini la giornata. È una data importante nonostante tutto".

Una saggezza figlia del Covid. "A volte provo a immaginare come sarei ora se non ci fosse stata la pandemia. Penso ai viaggi che avrei potuto fare, ai concerti che avrei potuto vedere, alle amicizie che sarebbero potute nascere, a tutte le esperienze che non ho potuto vivere. Sarei stata sicuramente una persona diversa, sia in modo positivo che in negativo".

A Codogno, città simbolo della prima ondata di Covid, il dolore non è solo un affare privato ma è un rito collettivo: a un anno dalla zona rossa verrà inaugurato un memoriale in ricordo delle vittime dell’emergenza sanitaria. Un omaggio per non dimenticare. "Nonostante quello che abbiamo vissuto e che, purtroppo, stiamo ancora vivendo, non ho mai perso le speranze. Ho sempre sognato il giorno in cui tutto questo finirà, quando finalmente non esisteranno più i colori delle regioni, l'obbligo delle mascherine e nemmeno anni di lezioni passati nelle proprie stanze", conclude Giulia.

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