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Covid, Abrignani (Cts): "Obbligo di vaccino e proteggiamo i fragili"

24 agosto 2021 | 10.32
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"Non è un problema di libertà, ma di protezione di mezzo milione di italiani fragili lasciati alla mercé di chi potrebbe ucciderli infettandoli"

(Afp)
(Afp)

"Comincerei da tutti i dipendenti pubblici e da chi interagisce con il pubblico. Ma il Comitato tecnico scientifico è un organo solo consultivo e ha Brusaferro come portavoce. Qualunque scienziato o ricercatore vuole l'obbligo vaccinale. Perché è vero che un vaccinato su 4 può infettarsi di nuovo, ma non va in terapia intensiva e non muore di Covid". Così Sergio Abrignani, immunologo all'Università Statale di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico, in un'intervista a 'Il Giorno' risponde alla domanda sulla possibile estensione della legge 76 sull'obbligo per gli operatori sanitari ad altre categorie.

L'obbligo serve per vaccinare i 4 milioni di resistenti? "Abbiamo tanti vaccini efficaci e stiamo ancora a discutere sull'obbligatorietà. È prevista per la difterite e la polio, molto meno contagiosi e letali del Covid. È surreale, non capisco cosa aspettiamo. Non è un problema di libertà, ma di protezione di mezzo milione di italiani fragili lasciati alla mercé di chi potrebbe ucciderli infettandoli", osserva Abrignani. "In Italia - aggiunge - sta passando uno schema secondo il quale chi è favorevole ai vaccini è di sinistra e chi è contro è di destra. È una colossale sciocchezza. Spero che alcuni politici che cavalcano le tesi dei no vax non pensino veramente quello che dicono. Davanti a 138mila morti per la pandemia e a un Paese che ha perso il 10% della ricchezza, non si può essere irresponsabili".

Può bastare l'85% di vaccinati per ritornare alla normalità? "Guardiamo alla Gran Bretagna, che ha iniziato due mesi prima di noi a vaccinare. In estate hanno registrato 60mila contagiati al giorno e 70-80 morti, poco sopra l'1 per mille. A febbraio, con gli stessi contagi i morti erano 1.500 al giorno. L'incidenza del vaccino è evidente, nonostante i contagi siano alti a causa delle varianti prima Alfa e poi Delta. Se non avessimo vaccinato in Italia, i morti sarebbero stati da 15mila a 18mila al mese, come nel periodo più duro da novembre a marzo", ricorda Abrignani.

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