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Green pass Italia, Crisanti: "Porterei validità a 6 mesi"

16 novembre 2021 | 10.00
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Il professore: "Necessario anticipare richiamo a 5 mesi". E si dice "ottimista" sul Natale

(Fotogramma)
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Portare la validità del Green pass a nove mesi "ha senso. Io la porterei a sei, lo dico sinceramente. Il problema è che poi lasciamo praticamente tutti gli italiani senza certificato verde". Così Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia dell’Università di Padova, intervenuto questa mattina a 'Buongiorno' su Sky Tg24. "Ho sempre sostenuto - ha spiegato Crisanti - che il Green pass non è una misura di sanità pubblica, perché di fatto non se ne è mai verificato l’impatto. Il fatto che si sapesse già mesi fa che la vaccinazione dura circa sei mesi, rafforzava questo mio giudizio. C’è sicuramente un disallineamento temporale tra la durata del Green pass e la durata della vaccinazione - sottolinea - nel senso che dopo sei mesi la protezione contro l’infezione diminuisce dal 95% a circa il 40%, mentre la protezione contro le complicazioni gravi della malattia diminuisce dal 90% al 65%. Quindi sebbene scarsamente protette contro l’infezione, le persone sono ancora abbastanza protette contro le complicazioni gravi. Non è vero che dopo sei mesi il vaccino non funziona più, ma una persona può infettarsi e trasmettere la malattia e questo è in contraddizione con la durata del Green pass".

Secondo il professore "anticipare il richiamo a cinque mesi ha una sua logica, bisogna vedere se tutto questo è attuabile dal punto di vista della logistica del sistema sanitario. Sarebbe opportuno perché anticipa la caduta della protezione". "C'è da dire - sottolinea Crisanti - che la terza dose ripristina completamente la protezione, i dati di Israele da questo punto di vista sono inequivocabili". "Forse - ha evidenziato Andrea Crisanti - avremmo dovuto progettare la terza dose subito, spiegando che non è il fallimento del vaccino, ma parte del processo di vaccinazione: ci sono altre vaccinazioni da tre dosi, non dobbiamo pensare alla terza dose come al fallimento del vaccino".

Servirà anche una quarta dose? "Mi auguro di no - ha risposto - ma siamo ancora nella cosiddetta 'curva di apprendimento' per quanto riguarda questa malattia e la potenza di questi vaccini, sicuramente verranno prodotti vaccini di seconda e terza generazione, sono già in sviluppo, si miglioreranno in termini di efficacia e durata".

Quanto al prossimo Natale, "sarà più libero. Il mio ottimismo - spiega - viene dal guardare cosa sta accadendo nel Regno Unito, dove hanno vaccinato meno rispetto a noi, intorno al 75% della popolazione, ma non applicano le misure e il contenimento che invece applichiamo qui. Non c'è nessun divieto di assembramento e nessun obbligo di usare la mascherina al chiuso, e si è stabilito un equilibrio settato a 40mila casi e 150 decessi al giorno. In Italia, oltre ad una copertura vaccinale più alta, abbiamo le misure come l'obbligo delle mascherina al chiuso e il Green pass. Da noi penso che si sia arriverà ad un equilibro più basso, probabilmente intorno a 15-20mila casi, e a un numero di decessi accettabile e non più elevato di quello che potrebbe causare un'influenza severa". "Se abbandoniamo le misure in atto finiamo come il Regno Unito e lì si entra in un altro dibattito", ha aggiunto.

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