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Dj Fabo, pm: "Cappato va assolto"

17 gennaio 2018 | 13.42
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Dj Fabo (Foto dal suo profilo Facebook)
Dj Fabo (Foto dal suo profilo Facebook)

Marco Cappato va assolto dall'accusa di aver aiutato Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo, a morire in Svizzera con il suicidio assistito. Perché "non ha in alcun modo rafforzato il proposito suicidario di Fabiano, lo ha semplicemente rispettato", è uno dei passaggi della requisitoria nel processo all'esponente dei Radicali, imputato a Milano.

Cappato, spiega il pm Sara Arduini non ha influito sulla scelta del deejay, rimasto tetraplegico e cieco dopo un incidente stradale, "anzi ha tentato di rallentare" quella volontà "coinvolgendolo nella lotta politica" sul tema del suicidio assistito e "parlando della possibilità italiana" di interrompere le cure. Non solo, nelle testimonianze sentite durante il processo, emerge che l'esponente dei Radicali che ha guidato l'auto per raggiungere la clinica Dignitas, è rimasto fuori dalla stanza quando Fabo ha ingerito il veleno, nella "procedura esecutiva, nella prescrizione e nella preparazione del medicinale non è intervenuto. Cappato non ha avuto nessun ruolo"

E' stata Valeria, fidanzata di dj Fabo, a prendere contatti con la clinica svizzera, è stata la madre di Fabo a pagare la quota associativa a Dignitas, in questo senso è difficile, a dire dell'accusa che ricorda che si è arrivati al processo dopo un'imputazione coatta, sostenere che Cappato abbia rafforzato la volontà suicida di Fabo, morto - dopo 2 anni e 9 mesi immobilizzato a letto - lo scorso 27 febbraio. 

La volontà del 40enne dj "era granitica", come mostra il video in cui è lo stesso Fabo a dire 'nessuno può farmi cambiare idea' oppure 'chiamerò un sicario', il suicidio 'è una vittoria per me'".  L'autonomia e la consapevolezza "è stata valutata dai sanitari svizzeri che lo hanno visitato per due volte, sulla volontà di intendere e volere non c'è alcun dubbio, non ha mai sofferto di depressione, la sua è stata una volontà piena", chiosa il pm prima dell'intervento del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano che si appresta a chiedere l'assoluzione per Cappato. 

La pubblica accusa chiede quindi l'assoluzione dell'esponente dei Radicali, "perché il fatto non sussiste", in subordine chiede "una richiesta di legittimità costituzionale" sull'articolo 580 del codice penale, istigazione o aiuto al suicidio di cui Cappato deve rispondere, e in caso di condanna, "non vedo come questo sia possibile, la trasmissione degli atti" perché si possa procedere, contro "la mamma, la fidanzata, il notaio che ha firmato il testamento biologico, il medico che ha dichiarato Fabiano capace di intendere e di volere e perché no altri soggetti che hanno dato un apporto materiale, consapevoli del fatto che avrebbe agevolato" dj Fabo nel raggiungimento del suicidio.  "Perché no - dice in modo provocatorio il procuratore aggiunto - anche il portinaio del palazzo che ha tenuto la porta aperta per far passare la sedia a rotelle e ha salutato Fabo" prima del suo viaggio in Svizzera. Una frase che ha scatenato un breve applauso del pubblico presente in aula. 

Il procuratore aggiunto di Milano, Tiziano Siciliano cita un passo dell'Utopia di Tommaso Moro - in cui si parla di sofferenza umana e dell'esistenza fin dal XVI secolo del diritto al fine vita - nella requisitoria con cui chiede l'assoluzione di Cappato.  "Tommaso Moro per le sue idee fu condannato a morte e giustiziato, ma dopo un processo di beatificazione adesso è santo. Io non vorrei la condanna oggi di Marco Cappato e la sua santificazione tra qualche secolo. Impariamo dalla storia". 

Cappato rivolge un appello provocatorio ai giudici di Milano: se non riconoscete a Fabiano Antoniani il suo diritto a decidere di morire con dignità e decidete di assolvermi solo perché materialmente non l'ho aiutato nelle fasi finali, allora condannatemi. "Se dovesse definire irrilevante la mia condotta, personalmente come cittadino vi dico preferirei una condanna" spiega rivolto in particolare ai giudici popolari, perché un'assoluzione - chiesta sia dalla difesa, gli avvocati Massimo Rossi e Francesco Di Paola, che dalla pubblica accusa perché il fatto non sussiste - "è un precedente che apre la strada alla possibilità che la morte volontaria dipenda dalla possibilità di andare in Svizzera, se non avesse avuto 12 mila euro non poteva".

Cappato chiede ai giudici di valutare le sue responsabilità, "la conseguenza del fatto che la persona che sono andato ad aiutare aveva comunque diritto a morire, cioè a interrompere le terapie". Il verdetto è atteso per la prossima udienza fissata per il 14 febbraio, l'accusa di aver aiutato dj Fabo può costare a Cappato una condanna da 5 a 12 anni. 

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