Per il dicastero di lungotevere Ripa, sebbene sia oggi lecita (come da più parti sostenuto) non è sufficientemente disciplinata. Necessaria la tracciabilità completa e permanente donatore-nato e quindi l'istituzione di un registro nazionale dei donatori
Non sono sufficienti nuove linee guida sulla legge 40 per garantire l'attuazione della fecondazione assistita eterologa con le garanzie e le tutele necessarie. E' questa la posizione del ministero della Salute, a quanto riferiscono fonti dello dicastero, sulla questione che continua ad alimentare il dibattito in queste ore. In pratica seppure la fecondazione eterologa è oggi lecita (come da più parti sostenuto) non è - secondo il ministero di lungotevere Ripa - sufficientemente disciplinata. Non esistono cioè norme che ne regolino l'attuazione in tutti i suoi aspetti, a partire da quelli che riguardano la sicurezza sanitaria, per i quali è necessaria una normativa che abbia valenza nazionale e assicuri un'applicazione omogenea in tutte le Regioni.
Il ministero, in particolare, ritiene necessaria la tracciabilità completa e permanente donatore-nato e quindi l'istituzione di un registro nazionale dei donatori. Questo per poter intervenire tempestivamente e in modo appropriato in caso di necessità sanitarie per il nato e per poter bloccare in tempo utile un donatore portatore di una malattia non diagnosticata al momento della donazione. Inoltre è considerato essenziale il registro anche per controllare - secondo i tecnici - che il numero dei nati dallo stesso donatore non superi una soglia stabilità, e per evitare donazioni inconsapevoli fra consanguinei, per esempio fra fratello e sorella.
Secondo il ministero, inoltre, vanno recepite anche le normative europee che stabiliscono i test per la selezione del donatore, in base alle quali le Regioni potranno autorizzare i centri, con criteri uniformi a livello nazionale e europeo. Per tutto questo dunque, il ministero della Salute punta una normativa di rango primario, e non semplici a linee guida, per poter garantire l'eterologa con la sicurezza che anche l'Europa chiede. Le problematiche di tipo sanitario che si aprono con la fecondazione eterologa - indica la fonte ministeriale - sono diverse da quella omologa, e hanno una loro specificità, che la legge 40 non è in grado di regolare, perché strutturata solo sulla fecondazione omologa. La proposta di workshop con i costituzionalisti, secondo le fonti ministeriali, è nata per aprire un confronto e per cercare vie praticabili di attuazione della sentenza, considerando le prese di posizioni di alcune Regioni e la possibilità che i centri privati comincino a praticare la fecondazione eterologa, nell'attesa di una normativa nazionale.