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Immigrati: naufragio barcone, Procuratore Catania, barcone fatto affondare

14 maggio 2014 | 16.52
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Sono due 23enni, un tunisino ed un marocchino, i due presunti scafisti fermati la notte scorsa dalla squadra mobile della Questura etnea nell'ambito delle indagini della Procura di Catania sul naufragio del barcone nel Canale di Sicilia in cui sono morti almeno 18 migranti, comprese dodici donne, una neonata di pochi mesi e una bambina di 1 anno. I reati contestati dal procuratore capo Giovanni Salvi e dal sostituto Monia Di Marco sono favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, omicidio volontario plurimo e naufragio.

« E' la prima volta che contestiamo il reato di omicidio volontario - ha detto il procuratore di Catania, Giovanni Salvi- in quanto riteniamo che il barcone sia stato fatto affondare ». « L'imbarcazione, infatti - ha aggiunto - non sarebbe affondata solo per ragioni di vetustà del barcone. Questa - ha concluso- è l'ipotesi su cui stiamo lavorando, poi faremo gli incidenti probatori, richiederemo la convalida del fermo e all'esito di questo lavoro potremo dare una risposta definitiva ».

Dalle indagini, intanto, è emerso che il tunisino avrebbe svolto il ruolo di conducente del peschereccio dove viaggiavano oltre 200 migranti. I due, secondo la tesi della Procura, avrebbero determinato deliberatamente un'avaria all'imbarcazione, in modo da giustificare un intervento di soccorso in acque internazionali. Ma l'acqua imbarcata e il movimento improvviso dei migranti sul peschereccio ne ha causato il capovolgimento.

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