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Immigrati: Piemonte, cresce numero stranieri ma peggiora occupazione

29 ottobre 2014 | 20.17
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Nonostante la crisi economica i residenti stranieri in Piemonte aumentano. Dai dati pubblicati sul Dossier Statistico Immigrazione 2014 - Rapporto Unar, a fine 2013 il numero di residenti stranieri in Piemonte è aumentato circa del 10% rispetto all'anno precedente passando dai 384.996 del 2012, ai 464.000 dell'anno scorso. In Piemonte la popolazione straniera è il 9.3% del totale, un dato al di sopra della media nazionale che è del 8.1%: Asti, Alessandria, Cuneo e Novara le province con la maggiore incidenza; Biella e Vco quelle con la minore incidenza.

Rispetto al 2012 però, rileva il rapporto, la popolazione straniera residente in Piemonte ha visto un peggioramento della propria condizione: il tasso di disoccupazione è del 22.8% e tra i giovani sino ai 24 anni sale addirittura al 52.7%. Le assunzioni di lavoratori di origine straniera sono state 82.067, ma nello stesso periodo le cessazioni a loro carico sono state 91.913. Tuttavia, se i dati del lavoro dipendente non sono positivi, diversa e' la situazione del lavoro autonomo: le 'nuove imprese' avviate da immigrati sono aumentate del 4.5% e alla fine del 2013 erano 38.704.

Sotto il profilo demografico e sociale il rapporto segnala, poi, che in Piemonte 1 nato su 5 nel 2013 è straniero. Alla fine dell'anno scorso il 19.7% dei nuovi nati stranieri in Piemonte non erano italiani, per un totale di 7.030 bambini. Gli allievi stranieri iscritti nelle scuole della regione erano 75.276, pari al 12.7% di tutta la popolazione scolastica e di questi oltre la metà, il 55.5%, è nato in Italia. Se si guarda, infine, agli iscritti alla scuola dell'infanzia emerge che tra l'80% e il 90% dei bambini stranieri è nato nel nostro Paese.

(Adnkronos) - "I dati del rapporto ci indicano come la nostra società stia diventando anno dopo anno sempre più multietnica - ha commentato l'assessore regionale con delega all'immigrazione Monica Cerutti, intervenendo alla presentazione del rapporto - sono convinta che partendo da questi dati e dalle tante realtà che operano sul nostro territorio possiamo costruire un percorso di cambiamento anche sotto il profilo legislativo''.

''Dobbiamo avviare la costruzione di politiche comuni a partire da quella che può essere una nuova legislazione regionale che vada a cambiare norme regionali vecchie e - ha proseguito - dobbiamo mettere in campo politiche che siano di aiuto alle amministrazioni locali perché non si sentano sole nella gestione delle problematiche collegate all'immigrazione. È nostro interesse potenziare il Centro regionale sulle discriminazioni e credo che valga la pena che ne derivi un'assunzione politica dell'importanza di questo lavoro''.

''La nostra sfida è quella di provare a costruire una nuova legge regionale contro tutte le discriminazioni. Dobbiamo dare risposte complessive a domande specifiche. Quindi lavorare politicamente per affrontare tutte le problematiche discriminatorie per il raggiungimento di un provvedimento legislativo", ha concluso.

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