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La ristoratrice di Ostia: "Da istituzioni silenzio, mia foto manifesto per svegliare coscienze"

17 marzo 2021 | 14.47
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Camilla Moccia nella cucina del suo bistrot
Camilla Moccia nella cucina del suo bistrot

"Quella foto me l'ha scattata mia madre giovedì scorso, quando ancora non eravamo ancora in zona rossa. Mi ero pure arrabbiata, perché ero in un momento di sconforto totale, con il tempo brutto, il locale aperto e nessun cliente. I miei sogni, con il ristorante aperto da due anni e il progetto di aprirne un secondo, la mia voglia di fare, tutto si stava sgretolando tra le mie mani. Quella foto, pubblicata un po' controvoglia, è diventata a sorpresa il manifesto della disperazione mia e di tutti i ristoratori come me. Sono contenta di esser diventata forse la portabandiera di una realtà che mi auguro di cambiare. Ora chi può, faccia qualcosa". Parla così all'Adnkronos Camilla Moccia, 22 anni, la ristoratrice del 'Bistrot della Pasticciona', a Ostia, diventata famosa per la posa sfinita e disperata immortalata dalla mamma Simona.

Accovacciata sotto ai fornelli, la divisa intonsa di chi non ha lavorato, è una moderna Pietà che abbraccia in sé un settore allo stremo. Titolari di avviati locali con esperienza decennale, chef storici, o come lei giovanissimi imprenditori paralizzati dalla pandemia che prima li ha costretti a mezzo servizio e poi gli ha abbassato le saracinesche. "Ho ricevuto centinaia di chiamate da chi come me non sta lavorando, da amici, parenti, clienti - racconta Camilla - in un fine settimana quella foto ha messo sotto ai riflettori una che, come me, poco aspira alla ribalta. Eppure dalle Istituzioni è il silenzio più assoluto, si sono fatti sentire solo due esponenti locali della Lega che poco o nulla possono. Per il resto nemmeno una lettera di solidarietà. Conoscono la nostra situazione critica ma non hanno risposto al grido d'allarme. Stiamo cercando di arrivare a loro e ci arriveremo, ne sono sicura".

"Progetti oggi non ne ho, quando ho aperto questa attività avevo tante idee, ad ora mi concentro sullo stallo nel quale ci troviamo tutti. Pago l'affitto delle mura, perché il proprietario ha rifiutato la proposta di acquisto che gli feci lo scorso anno, grazie al cielo non ho dipendenti perché mi danno una mano i miei genitori. Ma così, per quanto ancora possiamo farcela? Il mio ragazzo, 29 anni, ha aperto una palestra un mese prima che aprissi il mio ristorante, siamo nella stessa barca. Se non riaprono la sera, da maggio in poi sono morta, essendo questo un posto sul mare. La cosa peggiore è vedere tanti miei colleghi accontentarsi associandosi alle aziende, continuando a lavorare per i soli convenzionati. Ma questa non è la soluzione. Abbassarsi, piegarsi non porta a nulla, bisogna battagliare. E non mi interessa avere i ristori, voglio lavorare".

(di Silvia Mancinelli)

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