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Mafia, colonnello Di Stasio: "Ancora viva e ossessionata dalla ricerca di denaro"

13 dicembre 2016 | 12.43
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Il colonnello Antonio Di Stasio
Il colonnello Antonio Di Stasio

Una Cosa Nostra "debole ma ancora viva" interessata a gestire "innumerevoli business" e con un pensiero fisso, "quasi un'ossessione": la ricerca di denaro per rimpinguare casse sempre più a secco. Con i negozi che chiudono e l'edilizia ferma al palo i soldi del pizzo non bastano mantenere i conti in ordine. Così, fiaccata dagli arresti, la mafia torna a un vecchio affare, la droga, e "il mercato degli stupefacenti diventa l'affare privilegiato". A scattare la fotografia dello stato di salute di Cosa nostra nel Palermitano è il colonnello, Antonio Di Stasio, da circa quattro mesi alla guida di uno dei Comandi più impegnati a livello nazionale, il Comando provinciale di Palermo.

"Anche se è passato il tempo delle stragi e sono stati inferti duri colpi al fenomeno mafioso, Cosa Nostra, benché debole, è ancora viva e il suo scopo è rimasto lo stesso, quello di gestire gli innumerevoli business" dice in un'intervista all'AdnKronos il colonnello Di Stasio. Una presenza, quella della criminalità organizzata, che "storicamente ha influenzato e condizionato il tessuto sociale, amministrativo ed economico, 'avvelenando' l'intero territorio, che altera l'economia reale e la leale concorrenza nei vari ambiti economici di volta in volta interessati". Un esempio? L'edilizia. "Un campo - spiega Di Stasio - ancora oggi controllato in maniera minuziosa e attenta dalle famiglie mafiose, così come dimostrano le risultanze investigative dell'operazione 'Grande Passo 4' dell’ottobre scorso".

E' una mafia che 'diversifica' i propri affari: l'usura, il racket delle estorsioni, il pizzo sugli appalti pubblici, la gestione dei centri scommesse, il controllo delle slot machine o delle sale bingo. "Durante le attività investigative - dice il colonnello Di Stasio - è frequente annotare lamentele dei mafiosi per la mancanza di 'picciuli' (soldi, ndr): la ricerca di denaro è una necessità primaria, un pensiero fisso, quasi un’ossessione perché servono molti soldi per mantenere i parenti, le famiglie dei detenuti e per pagare le spese legali".

Fiumi di denaro che la crisi economica ha reso sempre più difficile reperire. "Anche le casse della criminalità organizzata hanno risentito fortemente gli effetti della crisi economica - prosegue il comandante provinciale - la chiusura di molte attività commerciali, l'edilizia civile ferma al palo, le opere pubbliche e le gare d’appalto sempre più difficili da controllare e influenzare". Ecco perché "il mercato degli stupefacenti diventa necessariamente il business privilegiato che permette di rimpinguare le casse delle famiglie". Nei giorni scorsi proprio a Palermo, in un appartamento in via Fondaco, i carabinieri hanno trovato un laboratorio di crack e arrestato un nigeriano di 34 anni. Una scoperta che per il colonnello Di Stasio resta, comunque, "un caso isolato, un fenomeno marginale, che va tenuto sotto controllo".

Insomma nessuna nuova droga in circolazione, anche se "nel tempo sono cambiati i canali e gli interlocutori" del traffico di stupefacenti. "Negli anni '80 la Cupola faceva affari con gli americani, all'epoca ogni famiglia aveva una propria raffineria con tanto di chimici che trasformavano la morfina in eroina - spiega -. La Spagna, il Nord Africa, l’asse con Napoli sono solo alcune delle strade percorse dalla mafia". Ma oggi quello che emerge è "una costante crescita di piantagioni di cannabis 'fai da te'. Solo nell’ultimo periodo, nel territorio di Partinico, sono decine le piantagioni individuate dai carabinieri che hanno arrestato complessivamente 13 persone e distrutto circa 2.000 piantine del valore di diversi milioni di euro".

Affari milionari, patrimoni a sei zeri che i boss cercano di preservare da sequestri e confische. "Come emerge dalle indagini - dice ancora il comandante provinciale di Palermo - la principale preoccupazione per tutti i mafiosi è la tutela delle proprie ricchezze: aspetto che nella mentalità criminale è ritenuto prioritario persino rispetto alla durezza della vita in carcere da parte degli affiliati". Ecco perché l'aggressione dei patrimoni mafiosi è "uno degli obiettivi principali dei carabinieri di Palermo nella lotta a Cosa Nostra. Solo sottraendo alla mafia i beni accumulati e gestiti con criteri criminali è possibile ristabilire quei fattori di legalità necessari per lo sviluppo economico". Beni confiscati e che in alcuni casi diventano presidi di legalità. "Ad oggi solo l'Arma ha nella provincia di Palermo ben 10 strutture oggetto di confisca che sono state adibite a Stazione carabinieri, tra cui quella istituita nel quartiere dello Zen".

Lotta alla mafia ma non solo. Dopo i primi 120 giorni alla guida del Comando provinciale di Palermo, il colonnello Di Stasio prova a tracciare un bilancio. "Analizzare l'attività di un comando in soli quattro mesi è forse riduttivo - dice -. L'Arma ha più di 200 anni ed è in Sicilia dal 1860. Il mio proposito è sicuramente quello di continuare nell’attività svolta dai miei predecessori adattandola ai cambiamenti e ai nuovi fenomeni delinquenziali". Insomma, "un impegno a 360 gradi" con un controllo di "un vasto territorio caratterizzato da una diversità morfologica e da una fisionomia criminale eterogenea".

Tra i fenomeni che creano maggior allarme sociale ci sono i cosiddetti reati predatori, furti, rapine e scippi, che, però, secondo il colonnello Di Stasio fanno registrare "un calo che si attesta poco sopra il 10 per cento". Tuttavia anche se "questi crimini sono in diminuzione" è necessario "tenere alta la guardia" con una "costante e diffusa attività di prevenzione" utile a ridurre il numero dei reati. "Nella provincia di Palermo ho felicemente ereditato una collaborazione granitica delle forze dell'ordine e con le diverse Istituzioni - dice - Il controllo integrato del territorio, condotto dall'Arma dei Carabinieri in perfetta sinergia con le altre Forze di polizia, continua a produrre importanti risultati operativi dal segno positivo, sia nel campo della prevenzione, sia in quello del contrasto".

Anche se, ammette il colonnello Di Stasio, "considero, comunque, l'arresto di una persona un insuccesso perché è il risultato di un fallimento corale che riguarda non solo l'Arma dei Carabinieri ma un numero rilevante di attori sociali. Lo stesso Napoleone Bonaparte, uno dei più grandi condottieri e generali della storia, riteneva che 'nel mondo ci sono due forze: la spada e lo spirito. Ma alla lunga la prima viene sempre vinta dallo spirito'. Ritengo, quindi, che solo la quotidiana, convinta, legale e pacifica partecipazione di ciascuno di noi alla 'res pubblica' potrà consentire il felice raggiungimento di una civile convivenza”.

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