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Omicidio Diabolik, a 4 anni dal delitto in corso il processo: video e testimoni in aula

06 agosto 2023 | 16.25
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Le indagini dei magistrati della Dda proseguono per individuare il mandante

Omicidio Diabolik, a 4 anni dal delitto in corso il processo: video e testimoni in aula

Sono passati 4 anni dall’omicidio di Fabrizio Piscitelli, leader degli Irriducibili noto come ‘Diabolik’, ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto del 2019 nel parco degli Acquedotti a Roma. Per quel delitto, che come scritto dai magistrati ha dato il via a "una lunga scia di fatti di sangue", il 23 febbraio scorso davanti alla Corte D'Assise di Roma si è aperto il processo al presunto killer, l'argentino Raul Esteban Calderon. Al suo arresto si è arrivati dopo le indagini portate avanti nel più stretto riserbo sotto il coordinamento dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Ora un pool di magistrati, composto da Mario Palazzi, Rita Ceraso, Francesco Cascini e Giovanni Musarò, coordinati dagli aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò, porta avanti l'accusa nel processo e le indagini per individuare il mandante.

Piscitelli viene ucciso poco prima delle 19 mentre è seduto su una panchina: un uomo in tenuta da corsa arriva alle sue spalle, impugnando una pistola calibro 7,65, e gli spara alla testa a distanza ravvicinata. ‘Diabolik’ muore sul colpo mentre il killer fugge a piedi. La zona viene battuta alla ricerca di tutti gli elementi utili a rintracciare il sicario. Vengono individuate e visionate le telecamere che possono aver ripreso la fuga dell'omicida e vengono sentiti i primi testimoni. Tra questi c'è anche l'autista cubano che da poco più di una settimana accompagna Piscitelli a tutti gli appuntamenti. E proprio le immagini di un video sono state decisive per arrivare a identificare il presunto killer: una telecamera installata in zona ha infatti ripreso l’esecuzione del delitto. Dopo due anni e mezzo di indagini, coordinate dalla Dda di Roma, viene arrestato l’argentino Calderon, accusato di omicidio aggravato dal metodo mafioso.

A Calderon viene imputato anche un altro delitto, insieme a Enrico Bennato (già detenuto per altri reati): l’omicidio di Shehaj Selavdi, ucciso sulla spiaggia di Torvaianica il 20 settembre 2020. In questo caso a condurre le indagini sono i Carabinieri di Frascati, e i risultati hanno portato a una “convergenza” con le indagini svolte dalla Squadra Mobile di Roma: dalle intercettazioni in particolare emergono elementi importanti a far luce sugli esecutori materiali di entrambi gli omicidi e al contesto in cui sono maturati, cioè dinamiche dei contrasti per il controllo delle piazze di spaccio della Capitale. L’omicidio di Diabolik “è maturato in un contesto criminale di gruppi contrapposti” scrive il gip di Roma Tamara De Amicis nell’ordinanza con cui convalida il fermo e la misura cautelare per Calderon. Nel contestare l’aggravante del metodo mafioso, il giudice delinea il quadro criminale in cui è maturato il delitto, riportando anche parti della richiesta formulata dal pm, con riferimenti alle indagini relative a ‘Grande raccordo criminale’ ai rapporti col clan Senese, all’indagine ‘Mondo di Mezzo’.

Per l’argentino si aprono così due distinti processi davanti a due diverse Corti d'Assise: quello per l’omicidio di Piscitelli e quello per il delitto di Torvaianica in corso a Frosinone. L’argentino, in videocollegamento dal carcere di Larino, partecipa a tutte le udienze finora svolte nell’aula bunker di Rebibbia nel processo in cui è accusato di aver ucciso l’ex leader degli ‘Irriducibili’ laziali. Dopo che i giudici respingono alcune questioni preliminari poste dalla difesa di Calderon viene ufficialmente dichiarato aperto il dibattimento.

In aula viene mostrato il video del delitto e la fuga del killer, con l’analisi dei singoli frame, e vengono ascoltati gli investigatori, della Squadra Mobile e della Scientifica, che hanno portato avanti le indagini e che hanno ricostruito davanti ai giudici le diverse fasi: dalla prima richiesta di intervento al numero unico del 7 agosto 2019 negli istanti successivi al delitto, la descrizione del killer in tenuta da jogging, all’arrivo del personale del 118 nel parco che ha constatato la morte di Piscitelli, fino ai rilievi sul luogo dell’omicidio da parte della Scientifica e all’acquisizione delle prime testimonianze e degli impianti di videosorveglianza presenti nella zona.

I video, acquisiti da due attività commerciali di viale Tito Labieno e di piazza di Cinecittà, mostrano il passaggio dello scooter utilizzato per il delitto mentre una telecamera posizionata su un terrazzo di via Lemonia riprende le fasi dell’omicidio: si vede il killer dirigersi verso la panchina dove Piscitelli è seduto insieme al suo autista, l’esplosione del colpo mortale e la fuga. Un video, che insieme che insieme a quello di viale Tito Labieno, mostra anche la copertura, una fasciatura sulla gamba destra del killer mentre scappa sullo scooter con un complice. Si iniziano anche ad ascoltare i testimoni, come l’autista cubano accompagnava il leader degli Irriducibili. ‘’Fabrizio era tranquillissimo. Ci siamo seduti sulla panchina con le spalle al parco e la strada davanti, lui era alla mia destra e faceva telefonate. A un certo punto ho sentito tre passi che si avvicinano da dietro, di una persona che corre, e ho visto la pistola alla testa di Fabrizio. Poi il colpo esploso, un solo colpo. Mi e’ caduto il mondo addosso, nessuno si aspettava una cosa del genere” ha detto in aula Eliobe Creagh Gomez, raccontando gli ultimi istanti di vita di ‘Diabolik’.

“Ho visto Fabrizio accasciarsi – ha ricostruito in aula il cubano rispondendo alle domande dei pm Rita Ceraso e Mario Palazzi - mi sono alzato, ho visto una persona che correva con la pistola in mano, una persona sportiva, più alta di me, piu’ di 1,80. Ricordo che aveva qualcosa sul braccio e un pantaloncino fino al ginocchio”, ma del volto del killer l’autista di Piscitelli dice di non ricordare nulla. Nel Parco degli Acquedotti Gomez e Piscitelli c’erano stati anche il giorno prima dell’omicidio. “Eravamo andati al parco, ci siamo seduti sulla stessa panchina e anche in quell’occasione non mi ha detto nulla sul perché eravamo lì. Ma a un certo punto mi ha detto che potevamo andare via perché aveva sbagliato il giorno. E ci siamo tornati il giorno dopo”, ha spiegato.

Al processo sono stati sentiti anche alcuni testimoni che erano al Parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019. “Stavo andando a piedi verso il parco degli Acquedotti e all’altezza di piazza di Cinecittà, mentre attraversavo le strisce con il verde per i pedoni, ho notato che stava arrivando uno scooter, sopra i cinquanta di cilindrata – ha riferito un teste - è passato velocemente ‘tagliando’ la Tuscolana con il rosso. A bordo c’erano due persone, ricordo che avevano casco, occhiali da sole, pantaloncini e maglietta”.

“Quando ho visto lo scooter non sapevo cosa fosse successo, poi quando sono arrivato al parco c’era la Polizia e ho visto il corpo a terra e gente intorno. Lì ho ricollegato con il passaggio dello scooter”, ha raccontato ancora il teste. Alla stessa udienza, altri testimoni confermano di aver sentito il colpo e visto allontanarsi un uomo “in tenuta da runner”, “alto circa 1,80-1,85” che andava via verso via Lemonia.

Fra i testimoni, in aula sono stati chiamati anche alcuni dei parenti di Piscitelli. Il genero, Daniele Gatta, ha detto che Piscitelli aveva ‘’vari cellulari’’: ‘’un giorno mi diede un telefono criptato per chiamarlo quando non rispondeva, ma l’ho usato per poco tempo e dopo il suo omicidio l’ho buttato nel Tevere”. Richiamato in più occasioni dalla Corte per i tanti ‘non ricordo’, l’uomo ha riferito di aver accompagnato il 22 agosto 2019 la moglie e la figlia di Piscitelli a casa di un uomo della famiglia Senese e di essere andato anche a casa dell’albanese Elvis Demce per cercare di trovare informazioni sul delitto.

All’udienza dello scorso 6 luglio a Rebibbia, è stato il turno di Rita Corazza, la moglie di ‘Diabolik’, che insieme con le figlie non si è costituita parte civile nel procedimento, come invece hanno fatto i genitori, il fratello e la sorella di Piscitelli. La vedova in aula è apparsa molto agitata dicendo più volte di voler andare via e di non sentirsi bene. Rispondendo alle domande dei pm Mario Palazzi e Rita Ceraso, la donna ha ricostruito i rapporti con la famiglie Senese. “Gennaro Senese mi fece conoscere Fabrizio, erano cresciuti insieme, Gennaro e Michele Senese furono anche testimoni al nostro matrimonio. Con i Senese c’era molto affetto’’.

La vedova di Piscitelli in aula ha ricordato le settimane dopo l’omicidio del marito. “A Roma tutti dicevano che quel giorno al parco Fabrizio aveva appuntamento con ‘er Miliardero’ Alessandro Capriotti’, cosa che mi lasciò intendere anche Fabrizio Fabietti’’ ha aggiunto. Parlando di Piscitelli, Corazza ha sottolineato: ‘’Mio marito aveva 10 telefoni, era una persona complessa, ma con lui usavo solo il telefono ‘normale’’. In aula infine la donna ha ricordato del giorno in cui la zia di Leandro Bennato le chiese di incontrarsi. Una vicenda di cui la moglie di Piscitelli parlò anche al telefono con la figlia Giorgia. ‘’Mi chiese di vederci per fare una passeggiata, ma io in quel periodo volevo stare sola, e avevo paura per le mie figlie, eravamo abbandonate’’. A settembre è attesa la testimonianza dell'ex compagna di Calderon che aveva reso dichiarazioni agli inquirenti accusandolo.

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