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Pasolini: commissione d'inchiesta entro l'anno, 40 anni fa il delitto/Adnkronos

04 giugno 2015 | 16.26
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Era il 2 novembre 1975 quando il corpo senza vita dello scrittore fu ritrovato all'Idroscalo. La memoria di Pasolini affidata a Dacia Maraini per il quarantennale della morte

(Adnkronos)
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Una commissione d'inchiesta entro l'anno per fare luce sul delitto Pasolini. Ad annunciarla è la deputata di Sel Serena Pellegrino, prima firmataria della proposta di legge per l'istituzione della commissione, che nel giro di poche ore ha già raggiunto una sessantina di firma da tutti i gruppi parlamentari. E' l'ultima iniziativa per svelare un mistero lungo 40 anni. E' la mattina del 2 novembre 1975, infatti, quando una donna, che si trova a passare sul lungomare di Ostia, vede in via dell'Idroscalo un cadavere disteso su una strada accidentata. E' un uomo completamente sfigurato. Si scoprirà solo qualche ora dopo che si tratta di Pier Paolo Pasolini. Lo scrittore, 53 anni, nato a Bologna il 5 marzo 1922, ha fatto una fine atroce.

Il riconoscimento della salma del poeta-regista toccherà a Ninetto Davoli, giovane attore scoperto dal grande intellettuale italiano. Sul corpo gli investigatori trovano evidenti segni di pneumatici di un'auto, con la quale qualcuno era passato sul corpo di Pasolini. Un'auto che risultera' poi essere quella dello scrittore. Il cadavere dell'intellettuale presenta ferite alla testa e al torace. La faccia e' deformata dal gonfiore, nera di lividi. Le dita della mano sinistra fratturate e tagliate. La mascella sinistra fratturata. Il naso appiattito e deviato verso destra. Le orecchie tagliate a meta', e quella sinistra strappata via. Pasolini e' stato vittima di un'aggressione.

Secondo il referto del medico legale, la morte e' sopraggiunta per lo sfondamento del petto all'altezza del cuore, dopo che era già in atto un'emorragia cerebrale provocata dalle percosse inferte alla vittima. Nell'area circostante vengono trovati i resti di alcuni attrezzi usati per il pestaggio: un paletto ed una tavoletta di legno, macchiati di sangue, la camicia dello scrittore (anch'essa imbrattata di sangue), ciocche di capelli e altro.

Alcuni reperti vengono scoperti a 90 metri dal corpo. Nel corso della notte, la stessa in cui viene barbaramente assassinato il poeta, scrittore e regista tra i piu' grandi di quegli anni, i carabinieri fermano Giuseppe Pelosi, un giovane di 17 anni, detto 'Pino la rana', alla guida di un' Alfa 2000 Gt rubata, che poi risultera' di proprieta' dello scrittore. La stessa con quale qualcuno aveva posto fine alla sua vita. Pelosi viene portato in caserma.

Interrogato dai carabinieri il giovane ammette il furto e fa cenno ad un anello di sua proprietà, che gli investigatori hanno trovato vicino al corpo di Pasolini . Arrestato il 2 novembre, Pelosi viene accusato di furto d'auto, ma in carcere si vanta subito, con un compagno di cella, di essere stato in realta' lui ad uccidere Pasolini . Con il ritrovamento del cadavere e di fronte all'evidenza dei fatti, Pelosi il giorno stesso confessa l'omicidio. Il giovane dichiara di aver incontrato Pasolini la notte del 1 novembre presso la stazione Termini.

Di essere salito in auto con lo scrittore e dopo una cena in una trattoria vicino alla Basilica di San Paolo, passata la mezzanotte, di aver raggiunto il luogo dove poi era stato trovato il corpo. Li' Pelosi, come riferisce agli inquirenti, avrebbe sulle prime accettato e poi rifiutato di avere un rapporto sessuale con lo scrittore. Sceso dall'auto, racconta durante l'interrogatorio di essere stato inseguito da Pasolini , che vistosi respinto avrebbe reagito violentemente colpendolo con un bastone. A questo punto, secondo Pelosi, sarebbe scattata la sua reazione violenta.

Il percorso processuale della vicenda è relativamente veloce. La sentenza di primo grado e' datata 26 aprile 1976, quella d'appello e' del 4 dicembre 1976. La Corte di Cassazione si esprimerà in modo definitivo il 26 aprile 1979: Pelosi, che ha 46 anni, se la cava con una condanna a nove anni. Ne sconterà soltanto sette, uscendo in semiliberta'. Poi, dopo 30 anni, Pelosi clamorosamente cambia versione dei fatti. E al programma Rai ''Ombre sul giallo'', andato in onda nel maggio 2005, Pino 'la rana' stavolta afferma: ''Non fui io ad uccidere Pasolini '', rilanciando una pista investigativa mai battuta fino in fondo ma ipotizzata più volte: la possibilità che Pasolini sia stato massacrato da un gruppo di picchiatori, che volevano ''dargli una lezione''.

Ma perche' Pelosi lo fa con tanto ritardo? ''Perche' - dira' - sono solo, non ho piu' famiglia, i miei sono morti. Ho 46 anni e pago per sempre quell'omicidio . E poi perche' queste persone saranno morte, probabilmente''. Il caso viene riaperto dalla Procura di Roma, ma dopo soli 5 mesi la magistratura scrive nuovamente la parola 'fine' sul delitto. A disporre l'archiviazione e' il giudice dell'udienza preliminare, che accoglie la richiesta fatta dal procuratore aggiunto Italo Ormanni al quale l'indagine era stata affidata anche in seguito all'esposto fatto sulla vicenda dall'avv. Nino Marazzita, che ha sempre rappresentato nelle inchieste scaturite dal delitto i familiari di Pier Paolo Pasolini.

Prima di giungere alla richiesta di archiviazione il procuratore Ormanni aveva interrogato diverse persone indicate dallo stesso Marazzita nella denuncia, anche nel tentativo di dimostrare, come ha sostenuto Pelosi, che quello di Pasolini fosse stato un delitto di gruppo. Tesi peraltro gia' prospettata all'inizio della vicenda dalla scrittrice Oriana Fallaci.

Nell'archiviare la terza inchiesta sull'omicidio, i magistrati romani sottolineano non solo l'entita' della cifra pagata (8mila euro lordi, al netto 6500 euro) per notizie che si sono rivelate senza fondamento, ma danno anche una valutazione delle ''rivelazioni''. ''Le famose minacce - scrivono i magistrati - che avrebbero indotto Pelosi a tacere per trent'anni e ad assumere la responsabilita' di un omicidio cosi' eclatante, sarebbero state proferite da persone che il Pelosi non avrebbe in nessun caso potuto accusare, posto che non aveva la minima idea della loro identita'. Un effetto altamente utilitaristico, invece - proseguono i magistrati - deve essere stato avvertito da Pelosi nel compenso pattuito per rilasciare l'intervista contenente le 'clamorose' rivelazioni: 8000 euro lordi (6.500 al netto delle ritenute)''.

''Tutti i dati processuali acquisiti - scrissero i magistrati - l'attivita' di indagine svolta all'epoca dell'omicidio e quelli sviluppatisi nel corso degli anni successivi, portano a definire l'omicidio di Pasolini come un delitto maturato in un contesto di prostituzione giovanile e commesso unicamente da Pelosi''.

Un'altra inchiesta sul delitto di Pasolini viene aperta dopo la presentazione di un esposto da parte di Guido Calvi, che rappresenta come parte civile la famiglia di Pasolini, il 29 marzo 2010. L'ultimo colpo di scena il 25 maggio scorso, quando il gip di Roma Maria Agrimi archivia, su richiesta della procura della Repubblica, la nuova indagine riguardante la morte dello scrittore-regista. Il cugino di Pasolini Guido Mazzon, assistito dall'avvocato Stefano Maccioni, aveva presentato un'istanza di opposizione alla richiesta di archiviazione dell'inchiesta ritenendo necessario fare ulteriori accertamenti.

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