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La sentenza

Pregare a voce (troppo) alta è reato

25 gennaio 2017 | 09.42
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Pregare a voce (troppo) alta è reato. A stabilirlo è la sentenza numero 3072/2017 della Cassazione che ha confermato la condanna nei confronti di alcuni fedeli del culto cristiano evangelico per il reato di turbamento di funzione religiosa, per avere pregato a voce talmente alta da coprire quella dei celebranti e degli altri fedeli.

Nel caso specifico, riferisce il sito di informazione legale 'Studio Cataldi', il comportamento degli imputati, fedeli di una chiesa cristiana evangelica che prendevano assiduamente parte alle funzioni, era considerato volutamente ostruzionistico e nascente da un conflitto interno alla comunità religiosa stessa.

E' infatti emerso nella loro condotta, il "disegno" finalizzato ad "impedire e turbare l'esercizio delle funzioni, delle cerimonie e delle pratiche di culto celebrate dai ministri competenti". Insomma, si legge, "i contestatori pregavano a voce così alta da coprire quella degli altri, oltre ad insultarli e minacciarli".

I giudici di merito non hanno avuto quindi nessun dubbio "nel considerare legittima la condanna, confermata ora anche dai giudici di piazza Cavour per i quali la motivazione della sentenza impugnata è esente da critiche".

"Ad inchiodare i fedeli - conclude il sito di consulenza legale - ci sono, peraltro, le dichiarazioni convergenti di alcuni testimoni. Da qui l'inammissibilità del ricorso".

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