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Scuola, al via 'autunno caldo': venerdì studenti in piazza in 70 città

(Foto Fotogramma)
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06 ottobre 2016 | 14.16
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"Ora basta. Decidiamo noi". E' questo lo slogan con cui domani gli studenti scenderanno in piazza in 70 città italiane per manifestare contro la 'Buona Scuola', ma non solo. "La riforma approvata nel luglio 2015 è solo il primo attacco sferrato dal governo Renzi contro la democrazia", dice all'AdnKronos Francesca Picci, coordinatrice nazionale dell'Unione degli Studenti che organizza e promuove la manifestazione.

"L'ultimo tassello di questo attacco è il referendum costituzionale - continua Picci - con cui il governo sta tentando di realizzare un accentramento di potere. Noi vogliamo difendere la sovranità popolare e la tutela della democrazia può partire solo dalle scuole".

Ma il primo 'No' degli studenti è tutto per la 'Buona Scuola'. Dai comitati di valutazione all'alternanza scuola-lavoro, per l'Unione degli Studenti nella riforma non c' è nulla che funzioni. La mobilitazione sarà solo la prima. Una manifestazione intermedia tra quella di domani e il 4 dicembre, è infatti in programma per il prossimo il 29 ottobre, giorno dell'apertura ufficiale della campagna elettorale sul referendum costituzionale.

"I comitati di valutazione sono diventati uno strumento nelle mani dei presidi per esercitare il loro autoritarismo e la competizione tra i docenti, e in tutto questo noi studenti ci siamo ritrovati in mezzo, completamente strumentalizzati", denuncia la coordinatrice.

"Di per sé l'alternanza scuola-lavoro potrebbe essere davvero innovativa - aggiunge Picci - ma purtroppo è stata intesa come mero sfruttamento, per prestare lavoro gratuito nelle aziende. Servono codici etici per le aziende che seguono questi percorsi, in quanto durante quest'anno si sono verificati casi di alternanza con aziende che inquinano i territori o con aziende indagate per infiltrazioni mafiose".

Il sindacato studentesco ha già preso una posizione netta nei confronti delle riforme costituzionali e del referendum del prossimo 4 dicembre, nell'ottica di un'idea di stretta "continuità tra democrazia, istruzione e Costituzione", come scrive sul suo sito.

"Il governo ci accusa di essere conservatori per il nostro 'No' al referendum. Noi pensiamo che la Costituzione vada cambiata, ad esempio i Patti Lateranensi riconosciuti dall'articolo 7 che prevedono l'esclusivo insegnamento nelle scuole della religione cattolica - dice Picci - ma non possiamo condividere né l'accentramento di potere nelle mani dell'esecutivo, né i metodi demagogici usati dal premier per promuovere la riforma".

La mobilitazione nei confronti della 'Buona Scuola' vede, per una volta, studenti e insegnanti schierati dalla stessa parte della barricata: "Stiamo collaborando con i docenti all'interno delle scuole. Molti insegnanti si sono espressi a favore di questa manifestazione e scenderanno in piazza con noi domani per protestare", aggiunge la coordinatrice.

Ma questa mobilitazione sarà solo la prima. Una manifestazione intermedia tra quella di domani e il 4 dicembre, è infatti in programma per il prossimo il 29 ottobre, giorno dell'apertura ufficiale della campagna elettorale sul referendum costituzionale.

Tra gli studenti c'è molto fermento, ma soprattutto non sono mancati i disagi per il caos che si è verificato a inizio anno con i trasferimenti degli insegnanti decisi dal Miur, che hanno lasciato molte cattedre scoperte dal nord al sud Italia.

Insieme all'Unione degli Studenti domani manifesterà anche Link coordinamento Universitario: "Saremo in piazza perché pensiamo che l'università e la democrazia debbano essere per tutti - dice Andrea Torti, coordinatore del movimento universitario, all'AdnKronos - questa battaglia passa per il referendum, ma soprattutto contestiamo il crollo degli investimenti: lo 'Student Act' con i suoi tagli pregiudica infatti il diritto allo studio".

"Stiamo svolgendo proprio su questo tema una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare - aggiunge Torti - e scenderemo di nuovo in piazza nei prossimi mesi contro la riforma costituzionale. Anche noi crediamo che tra le due riforme ci sia un legame imprescindibile".

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