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Shoah, dall'Anschluss all'ignoto: storia di una famiglia normale vittima del nazismo

04 novembre 2023 | 16.04
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I fatti del 1938, la vicenda di una famiglia: come milioni di ebrei costretti agli albori della seconda guerra mondiale a una nuova diaspora

Il campo di Auschwitz-Birkenau
Il campo di Auschwitz-Birkenau

La piccola fabbrica di scarpe già avviata, una moglie e due figlie da crescere. La vita tranquilla della famiglia Finkelstein cambia per sempre da una lettura distratta di una prima pagina di giornale: "Hitler è in Austria". E' l'11 marzo 1938, l'invasione annunciata si sarebbe concretizzata già l'indomani. Ed è dall'Anschluss all’ignoto che Adriano Sconocchia, nipote di Michael e Salcha Finkelstein, racconta in un libro auto pubblicato la storia di una normale famiglia borghese vittima del nazismo. Mai tanto attuale, con il conflitto israelo-palestinese in corso e l'antisemitismo riacceso tra bandiere strappate e pietre d'inciampo bruciate. "Protagonista del romanzo è la famiglia di mia madre - spiega Sconocchia - ebrei viennesi che, come milioni di altri ebrei, hanno subito la feroce persecuzione nazista".

Una storia uguale a quella di altri milioni di ebrei costretti agli albori della seconda guerra mondiale a una nuova diaspora. Dall'annuncio della forzata annessione della capitale austriaca agli incontri disperati in Sinagoga con il rabbino per immaginare possibili e rapide vie di fuga, quella di una famiglia comune diventa l'urgenza generale di salvare il salvabile, di studiare soluzioni immediate, di stravolgere la propria vita, pronti a rinunciare a tutto e tutti. Ed è una decisione comune anche quella presa dai Finkelstein di mandare a Londra la secondogenita appena 12enne, al sicuro con altri ragazzini, mentre resta da scegliere un nuovo posto dove stare, l'Australia tanto lontana dove vive un cugino o l'Italia dove poi, ingenuamente convinti della bontà che gli sarebbe stata riservata da un Mussolini ancora lontano dalle leggi razziali, si sarebbero rifugiati.

"Mio nonno ha conosciuto i campi di concentramento di Dachau e Buchenwald, da cui è miracolosamente scampato" racconta Sconocchia. E conoscerà pure i campi di internamento dove gli ebrei profughi dalla Germania venivano rinchiusi nella non più conciliante Italia". Michael Finkelstein finisce inizialmente a Tortoreto Stazione, nella villa Tonelli. Infine ad Atri, in Abruzzo, l’ultima tappa prima della liberazione ad opera degli alleati.

Questa che l'autore del libro 'memoriale' svela non senza fatica, tra documenti di famiglia e i pochi racconti ascoltati, è una storia a lieto fine che riaccende la speranza di una rappacificazione in terra di conflitto e di una possibile, serena convivenza tra due popoli condannati, loro malgrado, a sanguinolente tensioni.

"Finalmente i miei nonni si ricongiungeranno anche con la figlia Irene, rientrata dall’Inghilterra. Una volta lì, dovranno decidere se emigrare negli Usa, in Estremo Oriente oppure in Palestina, nel nascente stato di Israele, o se, invece, rimanere in Italia - spiega Sconocchia - quest’ultima sarà la decisione finale. Rinunceranno a chiedere i risarcimenti per i danni subiti dagli ebrei, come stabilito negli accordi post-bellici: persero la piccola fabbrica di scarpe e la casa di Vienna, ma non vollero più avere niente a che fare con il loro passato, che, in ogni caso, non gli avrebbe mai più i parenti sterminati nei lager nazisti". E poi l'ultimo, raggelante, aneddoto:"Ricordo che mia madre rispondeva solo in italiano a mia nonna, quando lei le si rivolgeva in tedesco". (di Silvia Mancinelli)

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