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Ucraina, direttore Radio Radicale: "Russo morì per impegno in Cecenia, mondo scopre ora Putin?"

26 febbraio 2022 | 20.01
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Nella foto Antonio Russo
Nella foto Antonio Russo

Da che è esplosa la guerra ai confini dell'Europa, "ho pensato molto ad Antonio Russo, la sua opera di informazione sarebbe stata utile in questi giorni". Ad affermarlo, all'Adnkronos, Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale parlando del giornalista ucciso oltre 20 anni fa in Georgia, un'anima indipendente dalla "straordinaria ricchezza umana". Chissà se il reporter di Radio Radicale, sempre in prima linea sui fronti caldi, avrebbe scelto anche questa volta di raccontare da vicino il dramma che si sta consumando in queste ore in Ucraina. "Non era un incosciente, era molto consapevole del rischio che correva - racconta Falconio - Ha raggiunto le zone più rischiose. E non viveva mai negli alberghi ma nelle case della popolazioni che raccontava. Toccava da vicino sofferenze, ambizioni, frustrazioni, sogni... questo il suo approccio". Ovvero, "stare accanto", mai distante.

"Antonio non era un giornalista radicale ma un radicale giornalista e ha pagato il fatto di essersi impegnato su una guerra - che vedeva contrapposti Russia e ribelli ceceni -, di cui non nessuno in Occidente si occupava, né dal punto di vista giornalistico, né da quello politico. E' stato ammazzato e fino ad oggi non si è giunti alla verità sulla sua morte", dice il direttore di Radio Radicale. "Il rischio che si paga con il proprio impegno nel fare militanza politica, che vuol dire anche fare informazione, in posti in cui la vita vale meno, è sempre alto", aggiunge Falconio. "Il mondo scopre oggi Putin? Forse perché oggi non può più far più finta di non vedere".

"Dal '99, quando Putin fu eletto presidente, ad oggi - sottolinea Falconio -, è lunga la lista dei giornalisti che purtroppo hanno trovato la morte non per cause naturali in Russia e nelle zone dell'ex impero sovietico. Voglio ricordare che Marco Pannella, nonostante stesse male, è stato l'unico politico occidentale ad essere andato ai funerali della giornalista russa Anna Politkovskaja". Una lunga lista che esclude Antonio Russo anche se non mancano correlazioni con la Russia. Il corrispondente di Radio Radicale è morto il 16 ottobre del 2000, il suo cadavere è stato ritrovato con chiari segni di tortura. Aveva 40 anni.

"Pochi giorni prima - ricorda Falconio - aveva preso parte ad un congresso dei Verdi in Georgia evidenziando in quella sede che aveva riscontrato degli elementi che provavano l'uso di armi non convenzionali da parte dell'esercito russo nella guerra in Cecenia. Dopodiché il suo corpo è stato ritrovato sul ciglio della strada che conduceva da Tbilisi a Gombori. La sua abitazione a Tbilisi è stata ritrovata aperta e sottosopra. Le inchieste, sia italiana che georgiana non sono arrivate a nulla".

"La morte di Antonio Russo - ricostruisce Falconio - arriva nei giorni in cui vi è stata la richiesta russa di espulsione del Partito Radicale Transnazionale dall'Ecosoc, perché il partito - ong di seconda categoria dell'organo Onu - aveva dato la parola a un esponente dell'allora opposizione cecena in esilio. La richiesta poi venne respinta dall'Onu. Una coincidenza? Sicuramente questo è un elemento che non va trascurato". Fatto sta, che sulla morte di Antonio Russo ancora oggi regna il mistero.

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