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A Firenze una villa in mezzo alle vigne in età romana

01 febbraio 2024 | 11.34
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La rivista "Archeologia Viva" pubblica un articolo sui risultati dello scavo a Palazzo Cerretani

(ufficio stampa 'Archeologia Viva')
(ufficio stampa 'Archeologia Viva')

In età romana nell'attuale zona della stazione ferroviaria di Santa Maria Novella a Firenze sorgeva oltre 2.000 anni fa una villa rustica circondata da un ampio vigneto. Lo ha rivelato un esteso scavo archeologico sotto Palazzo Cerretani, oggi proprietà della Regione Toscana e sede della Biblioteca regionale 'Pietro Leopoldo', in piazza dell'Unità Italiana, nel corso del quale è stata individuata una sovrapposizione bimillenaria di fasi insediative. I risultati delle indagini sono illustrati sul nuovo numero della rivista "Archeologia Viva" (Giunti Editore), diretta da Piero Pruneti.

Durante la fase romana, la più antica tornata in luce, nell'area del palazzo sorgeva una villa suburbana con funzioni abitative e produttive, esistente sin dalla fondazione di Florentia, come dimostrano vari frammenti di fine ceramica da tavola prodotta nelle famose officine di Arretium (Arezzo) e databile fra I secolo a.C. e I secolo d.C. A questa villa - con una lunga vita durante l'età imperiale - sono riferibili due strutture edilizie tra loro connesse, che rappresentano quanto rimane in situ di un impianto di produzione vinaria. Una porzione pavimentale della sala destinata a vasca di spremitura (calcatorium) si è conservata fino a oggi, in quanto inglobata da una soprastante fondazione di epoca medievale; del calcatorium è sopravvissuto anche il lacus, ovvero il fondo della vasca di raccolta del mosto, rivestito di cocciopesto e lastre fittili.

Il vano del calcatorium presenta un suggestivo orientamento, conforme alla centuriazione dell'Ager florentinus, la campagna coltivata nella vasta piana a nord-ovest della città romana: la struttura si collocava proprio al centro del primo appezzamento centuriato che si trovava uscendo da Florentia. La colonia infatti, deliberata dalla cesariana Lex Iulia del 59 a.C. per i veterani dell'esercito, venne fattivamente realizzata solo tra il 30 e il 15 a.C., creando ex novo un abitato quadrangolare orientato esattamente sui punti cardinali.

Il reticolo viario a croce creato dagli agrimensori per la città prevedeva tuttavia anche la ripartizione fondiaria dell'intera piana a ponente, sino a Pistoriae (Pistoia), suddivisa per il suo sfruttamento agricolo in centuriae (grandi fondi quadrati di 2400 piedi romani di lato, circa 710,4 metri) con un’ulteriore suddivisione interna in altri 100 appezzamenti, gli heredia, di circa 71 metri di lato.

Questa suddivisione fondiaria, destinata all'assegnazione della terra agli abitanti della colonia, aveva il suo punto d'origine all'uscita della porta occidentale di Florentia (dove oggi la centralissima via Strozzi incrocia via Tornabuoni) e venne progettata, per meglio adattarsi alla conformazione della valle, con un orientamento inclinato di 33 gradi ovest rispetto al nord. In questo assetto coloniale, l'area del futuro Palazzo Cerretani si veniva a trovare esattamente al centro della prima centuria a nord-ovest della città, in posizione di privilegio, toccata in seguito (123 d.C.) dal raccordo con la Cassia Nova.

L'attestazione di un impianto di produzione vinicola in questa zona di Firenze, ricostruisce l'articolo di "Archeologia Viva", è significativo e concorda con altre strutture romane affini, rinvenute a ridosso di piazza Santa Maria Novella. Ciò costituisce il precedente storico della vocazione agricola di quest'antica area fiorentina che si manterrà fino al basso Medioevo, come testimoniano il toponimo Sancta Maria inter vineas, "in mezzo alle vigne", riferito alla chiesetta dell'XI secolo (all'epoca fuori le mura) che precedette l'attuale basilica di Santa Maria Novella, e anche un atto di compravendita del 1240, dove la vicina chiesa di San Iacopo in Campo Corbolini (lungo l'attuale via Faenza) viene designata come "S. Iacopo tra le vigne".

Quanto alla villa rustica, venne utilizzata sino all'età tardoantica – come attestano i rinvenimenti di ceramica databile attorno al IV-V secolo, in ampia parte costituita ancora da anfore vinarie – e poi abbandonata: l'area agricola in cui sorgeva andò a impaludarsi nello scenario di una complessiva decadenza della Florentia romana e della campagna centuriata nella pianura.

Solo con il Mille – e il periodo della Contessa Matilde alla fine del secolo – la città trova nuova vita, con un incremento dell'economia e della popolazione e quindi dell'attività edilizia. La rapida crescita urbana – circa venticinquemila abitanti alla metà del XII secolo – è documentata anche dalle indagini archeologiche in piazza della Signoria e sotto Palazzo Vecchio. In parallelo, gli scavi di Palazzo Cerretani testimoniano l'espansione politica nei primi anni del XII secolo verso il contado a nord-ovest e la nascita di sobborghi su quel versante della città.

Le indagini hanno consentito di individuare una turris extraurbana sorta nell'XI-XII secolo, eretta proprio su una parte del preesistente antico calcatorium che venne reimpiegato come sostruzione (struttura di sostegno): l'edificio medievale è oggi inglobato nell'area centrale di Palazzo Cerretani, di cui forma parte dell'interrato e del piano terreno. Questa turris in pietra era un fortilizio esterno e forse preesistente alla cinta muraria del 1173, a difesa di un borgo che precedeva l'accesso occidentale alla città.

Dotata di un antistante cortile d'armi ad accesso sguanciato (dagli stipiti profilati a imboccatura), la turris aveva strette feritoie arciere – di cui una si conserva tuttora – e una porta anteriore progettata per resistere ad azioni di scalzamento, come dimostrano le sue profilature e i cardini rimasti al loro posto. La turris aveva anche un'ulteriore postierla laterale molto angusta. Sotto la facciata, nel sottosuolo era stata predisposta una particolarissima struttura sotterranea circolare, rinvenuta pressoché integra dietro la parete di uno degli scantinati, alta al centro circa tre metri e dal diametro alla base di quasi due; dalle pareti si diparte un progressivo restringimento del diametro, ottenuto con la tecnica della 'falsa cupola', ovvero disponendo delle spesse lastre ad anelli sempre più stretti a formare una cupola a ogiva chiusa in alto da pietre piatte. La presenza di condotte in terracotta ci dice che questo vano raccoglieva l'acqua piovana canalizzata dal tetto. È probabile che la turris fosse la sede di un miles, un cavaliere della milizia civica.

Altre strutture distinte si trovavano a lato della turris. In particolare si conserva una muraglia lunga circa 12 metri relativa a un edificio abitativo, che venne totalmente raso al suolo e coperto da una pavimentazione a cielo aperto. La presenza, nel terreno di riporto, di reperti ceramici in maiolica arcaica, come un boccale tipo 'Uffizi', datano l'abbattimento alla prima metà del Trecento: tra le ipotesi storiche è quella di un rasamento intenzionale, una damnatio memoriae a danno di qualche famiglia divenuta bersaglio delle lotte interne alla Firenze comunale, nel quadro delle alterne vicende di Guelfi e Ghibellini.

Con la costruzione della cinta del 1333 (la terza e ultima), la turris viene inglobata all’interno delle mura e diventa un’abitazione urbana, con migliorie e ingentilimenti architettonici, come un loggiato angolare esterno, scantinati di servizio e pitture parietali, compresi dei semplici motivi geometrici dipinti sugli sguanci delle feritoie ormai inutili. Le vicende dell'edificio si mescolano progressivamente a quelle di altre strutture poste ai suoi lati, che vanno saldandosi a formare un unico palazzo signorile, quello dei Cerretani, giuntoci in forme e proporzioni modificate anche per l'allargamento della vicina piazza della Stazione negli anni Trenta del secolo scorso.

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