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Architetti: è morto Frei Otto, l'archistar delle Olimpiadi di Monaco

11 marzo 2015 | 10.51
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Aveva 89 anni, il re delle tensostrutture era il neo vincitore del Premio Pritzker

Frei Otto
Frei Otto

Addio a una delle prime archistar internazionali. L'architetto tedesco Frei Otto è morto all'età di 89 anni in Germania ed era considerato il "re delle tensostrutture", come testimonia il suo capolavoro, il parco delle Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972, con l'Olympiastadion e la sua mirabile copertura trasparente a forma di ragnatela.

L'annuncio della scomparsa del pioniere dell'architetto strutturalista, avvenuta lunedì sera, è stato dato oggi dal comitato americano che assegna il Premio Pritzker, considerato il Nobel dell'architettura. Otto è deceduto due settimane prima di essere nominato il vincitore dell'edizione del Pritzker Prize, che ha già consacrato nel suo albo d'oro nomi dell'architettura del XX secolo come Tadao Ando, Norman Forster, Oscar Niemeyer, Renzo Piano e Aldo Rossi.

La prestigiosa carriera di Frei Otto era stata già coronata da prestigiosi riconoscimenti: nel 1997 gli è stato assegnato il Wolf Prize per l'architettura; nel 2005 il Royal Institute of British Architects gli ha conferito la medaglia d'oro e nel 2006 ha ottenuto il Praemium Imperiale. Nel 1967 ha ricevuto il Premio Perret dell'Union Internationale des Architects. L'università di Washington lo ha proclamato dottore honoris causa in arte e architettura; nel 1977 è stato tra i firmatari della Carta del Machu Picchu per l'architettura. Era membro onorario dell'American Institute of Architects.

Professore emerito dell'Università di Stoccarda, Frei Otto è stato tra i più significativi sperimentatori nel campo delle strutture in tensione e delle coperture sospese. Tra le realizzazioni, ricollegabili ad alcune istanze dell'architettura organica in primo luogo gli impianti olimpici di Monaco di Baviera (1972), il progetto per il teatro all'aperto di Scarborough (1974), il centro polivalente a Mannheim (1974), il progetto per il centro governativo di Riyaḍ (1978), i blocchi residenziali a Berlino (1982), l'ampliamento delle officine Wilkhahn a Bad Munder (1989), la stazione centrale di Stoccarda (2000) e il padiglione giapponese per l'Expo 2000 di Hannover (2000).

Nato a Siegmar (Sassonia) il 31 maggio 1925, nipote di scultori, Frei Otto ha mostrato un precoce interesse per il modellismo e le costruzioni, lavorando poi anche come muratore. Durante la prigionia in Francia negli anni 1945-46, la responsabilità affidatagli di squadre di costruzione e manutenzione lo portò naturalmente a confrontarsi con una minima disponibilità di mezzi: esperienza che in seguito si sarebbe dimostrata proficua.

Dopo la guerra, Otto studiò presso la Technische Universitat di Berlino; nel 1959-61 ebbe modo d'incontrare negli Usa Saarinen, nonché Nowicki e Severud, che stavano lavorando alla grande copertura sospesa dello stadio di Raleigh.

Fondatore e direttore dell'Institut fur Leichte Flachentragwerke della Technische Universitat di Stoccarda, fin dalla tesi di laurea Otto si è interessato alle strutture portanti leggere, alle tensostrutture, alle coperture a tenda e pneumatiche, settori nei quali è considerato la massima autorità scientifica e la personalità artisticamente più rilevante della scena internazionale.

La sua ricerca, basata su una costante sperimentazione in laboratorio e su un continuo confronto (che non è mai diretta imitazione) con le strutture del mondo naturale, mira all'espressività formale attraverso l'economia di materiale e il minimo impatto ecologico, nella convinzione che "l'uomo e la sua tecnica possano essere parti inseparabili della natura".

L'attività di Otto ha assunto grande rilievo in tutti i settori nei quali si è svolta: gli studi teorici e la didattica, le pubblicazioni, le visioni utopiche (sulla linea di altri grandi strutturisti come Wachsmann e Fuller) con idee per la copertura di porti, città e intere regioni, l'attività professionale di progettista e consulente strutturale, dalla scala del mobile a quella delle grandi strutture.

Tra le sue numerosissime opere si ricordano, inoltre, i padiglioni per le esposizioni floreali di Kassel e Colonia (1955 e 1957), la copertura del teatro di Wunsiedel (1963), il padiglione della Repubblica federale tedesca all'Expo di Montreal (1967); la sala multifunzioni a Mannheim (1975); il Centro congressi alla Mecca (1976), il Palazzo dello sport a Gedda, in Arabia Saudita (1978-81), la Casa degli uccelli a Hellabrunn, Monaco di Baviera (1980), il Club diplomatico a Riyaḍ, Arabia Saudita (1980), la Casa-albero ecologica all'Esposizione internazionale di architettura di Berlino (1984) ed i Padiglioni industriali Wilkaham a Bad Munder (1988).

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