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Biennale: giovani artisti sempre più al centro con danza, musica e teatro

10 aprile 2015 | 18.46
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Baratta: "Da tre anni stiamo realizzando un impegno molto forte attraverso lo strumento di 'Biennale College', luogo nel quale vengono i giovani che si dichiarano artisti per testare se stessi, lavorando con grandi maestri. Una formula che potrebbe essere estesa come intervento delle istituzioni pubbliche per il futuro delle giovani generazioni" /Video

Ophelia - Rasa Samuolyte - Dmitrijus Matvejevas
Ophelia - Rasa Samuolyte - Dmitrijus Matvejevas

Giovani artisti sempre più al centro della Biennale di Venezia che grazie a 'Biennale College' sta creando un ponte per il futuro. E' questo il fil rouge della Biennale Danza Musica Teatro 2015, il cui cartellone è stato presentato oggi all'Ara Pacis di Roma sotto la 'regia' del presidente Paolo Baratta che, dopo aver offerto una visione d'insieme della manifestazione e del lavoro svolto in questi ultimi anni, ha lasciato la parola al direttore del Settore Danza, Virgilio Sieni; al direttore del Settore Teatro, Alex Rigola, e del Settore Musica, Ivan Fedele. (Video)

Al di là dei singoli focus, 'La dignità del gesto' per la danza e 'Il suono della memoria' per la musica, i giovani e i loro laboratori finalizzati alla produzione di un'opera da presentare al Festival (la cosiddetta 'Biennale College') costituiscono più che mai un vero fiore all'occhiello della manifestazione: "Da tre anni stiamo realizzando un impegno molto forte attraverso lo strumento di 'Biennale College', luogo nel quale vengono i giovani che si dichiarano artisti per -sottolinea Baratta- testare se stessi, lavorando con grandi maestri. Una formula che stiamo affinando e che potrebbe essere estesa come intervento delle istituzioni pubbliche per offrire alle giovani generazioni l'attraversamento della strada" che scorre fra lo spazio vissuto "con l'insegnate, che resta a scuola", e lo spazio della reale consapevolezza della propria arte e della "possibilità di tradurla in una creazione e quindi in futuro".

Quanto ai tempi le manifestazioni si svolgeranno quest’anno da giugno a ottobre e precisamente: dal 25 al 28 giugno si terrà Biennale College – Danza sotto la direzione del coreografo Sieni; dal 30 luglio al 9 agosto il 43° Festival Internazionale del Teatro diretto dal regista catalano Àlex Rigola, dal 2 all’11 ottobre il 59° Festival Internazionale di Musica Contemporanea diretto dal compositore Ivan Fedele. In merito ai costi invece, in ossequio alla "trasparenza" Baratta non ha indugiato a dettagliarli: la cifra complessiva è pari a 3 milioni 300mila euro di cui 1,3 milioni provengono dal Fus, 200mila dalla Regione, 416mila da 'ricavi propri', vale a dire biglietteria, sponsor, vendita cataloghi. Il resto viene invece dal contributo centrale, come di norma.

Quest’anno le attività della Danza sono dedicate ai giovani danzatori con Biennale College, il progetto che dal 2013 impegna tutti i settori della Biennale nella formazione, offrendo a giovani artisti l’opportunità di operare a contatto di maestri per la messa a punto di creazioni. Per questa edizione Virgilio Sieni ha invitato 16 coreografi, impegnandoli per la maggior parte per tre settimane a Venezia in laboratori di ricerca verso la creazione con danzatori professionisti e, in alcuni casi, anche adolescenti, anziani, cittadini. I laboratori si concluderanno con brani coreografici visibili al pubblico nelle giornate del 25, 26, 27, 28 giugno.

I coreografi invitati sono nomi già affermati o in forte ascesa nella scena internazionale, come Laurent Chétouane, Xavier Le Roy, Cesc Gelabert, Alessandro Sciarroni, Radhouane El Meddeb, Claudia Castellucci, storica fondatrice della Socíetas Raffaello Sanzio, Emanuel Gat e Sharon Fridman, esponenti della nuova generazione della danza israeliana affermatasi in Europa, Olivia Grandville (che riallestisce una coreografia di Boris Charmatz), Marina Giovannini e Michele Di Stefano, premiato lo scorso anno con il Leone d’argento, lo stesso Virgilio Sieni. Accanto a loro i più giovani Salva Sanchis, co-coreografo di alcuni spettacoli con Anne Teresa De Keersmaeker (coreografa belga alla quale è stato attribuito il Leone d'Oro alla carriera per la Danza 2015), il Collettivo Cinetico di Francesca Pennini, Anna Ajmone e la svizzera Yasmine Hugonnet.

"Dare luogo alla danza come spazio di condivisione col pubblico e insieme innovare il senso della frequentazione" è, in particolare il tema conduttore della manifestazione, che Sieni compone come un mosaico di visioni attraverso 16 performance coreografiche, che si snodano tra San Marco, Dorsoduro e l’Arsenale, senza soluzione di continuità da mezzogiorno fino a sera. "Venezia diviene in questo senso metafora di un mondo che riflette sui beni lasciati dalla collettività (calli, canali, palazzi, campi, campielli, ponti, la laguna, il corpo della città), e ci invita a inaugurare un ciclo di esercizi per il futuro fondati sulla dignità del gesto, sul corpo e la danza intesi come territorio di ricerca sull’umano e la bellezza", sottolinea Sieni.

Strutturato come un festival-laboratorio che ha fatto di Venezia il luogo di una riflessione sul teatro a più voci, il 43°. Festival Internazionale del Teatro diretto da Àlex Rigola ha in programma 13 spettacoli, di cui 9 in prima italiana e 18 laboratori. Con artisti, drammaturghi, registi, coreografi e compagnie di evidenza internazionale che, nella diversità dei loro stili, sono espressione di un teatro che sente l’urgenza di raccontare il presente.

C’è Christoph Marthaler, Leone d’oro alla carriera 2015, che inaugura il Festival con 'Das Weisse vom Ei/Une île flottante', in cui scardina le certezze del linguaggio e gli inganni della comunicazione nell’incrocio di tedesco e francese dei personaggi (il testo attinge a 'La polvere negli occhi' di Labiche); c’è Thomas Ostermeier con la versione teatrale del celebre film di Fassbinder 'Il matrimonio di Maria Braun', amara parabola sul presunto “miracolo tedesco” del secondo dopoguerra (lo spettacolo è stato riallestito lo scorso anno per il Festival di Avignone); e c’è il più giovane Fabrice Murgia, Leone d’argento della scorsa edizione della Biennale Teatro, considerato cantore della solitudine urbana e delle angosce generazionali, che in 'Notre peur de n’être' racconta gli hikikomori, giovani iperconnessi che vivono reclusi da ogni contatto col mondo.

E ancora, Falk Richter, drammaturgo e regista per la prima volta in Italia, che in 'Never Forever', insieme al coreografo israeliano Nir de Volff, dipinge una società post-umana, percorsa da guerrieri metropolitani in lotta per la sopravvivenza; la compagnia spagnola La Zaranda con 'El Régimen del Pienso' che mette in scena l’alienazione del posto di lavoro; il teatro politico di Milo Rau con il suo International Institute of Political Murder che in 'Hate Radio' ricostruisce la stazione della Radio-Télévision Libre des Mille Collines e le sue trasmissioni, strumento di un'aggressiva campagna razziale che contribuì in maniera determinante al genocidio dei tutsi in Rwanda nel 1994; la regista brasiliana Christiane Jatahy, che come Richter arriva per la prima volta in Italia con la Biennale, riconduce un classico strindberghiano, 'Julia', ai nostri giorni facendo coesistere cinema e teatro, mondo reale e mondo virtuale.

Sempre per il Teatro (30 luglio - 9 agosto) c'è Antonio Latella con i tre monologhi 'MA, Caro George e A. H' riuniti in una serata unica: un trittico sul ‘900 attraverso tre figure emblematiche (Pasolini, Francis Bacon, Adolf Hitler) che rappresentano anche tre differenti prospettive sull’uomo e sulla sua relazione con il mondo. Jan Lauwers e la Needcompany con 'The blind poet' in cui, partendo da un visita nella moschea di Cordova denuncia le menzogne della storia e la manipolazione delle informazioni attraverso i secoli. Oskaras Koršunovas che trasforma i camerini degli attori nel palazzo di Elsinore per il suo 'Hamlet'; mentre Romeo Castellucci e la Socìetas Raffaello Sanzio in 'Giulio Cesare. Pezzi staccati' estrapolano dallo storico spettacolo realizzato nel 1997 i due monologhi di '…vskij' e di Marco Antonio, pezzi staccati del "dramma della voce alle prese con il potere retorico della parola".

La compagnia Agrupación Señor Serrano, Leone d’argento per l’innovazione teatrale del Festival, con 'A House in Asia' racconta una caccia all’uomo come fosse un western, una storia di indiani e cow boys: attraverso un dispositivo che mescola modellini in scala, video proiezioni, manipolazione dell’immagine in tempo reale e performance, la casa di Osama Bin Laden diventa il contenitore di tutte le scene dello spettacolo, dalla Casa Bianca alle praterie dell’Afghanistan. E c’è, infine, la grande metafora sull’intolleranza e l’abuso di potere di 'El Caballero de Olmedo' di Lope De Vega, un classico del siglo de oro, che Lluís Pasqual porta in scena con giovani attori.

Alle giovani compagnie italiane più innovative il 43. Festival Internazionale del Teatro riserva uno spazio (31 luglio e 1, 7, 8 agosto) al Teatro Fondamenta Nuove con Young Italian Brunch, che allude all’orario non canonico – le 12 – in cui si presenterà un assaggio del panorama nazionale, con il desiderio di renderlo visibile soprattutto a operatori e curatori stranieri. Le compagnie invitate sono quattro: Collettivo Cinetico, Helen Cerina, Babilonia Teatri, Anagoor. I bandi per fare domanda ai 18 laboratori di Biennale College – Teatro saranno pubblicati sul sito della Biennale www.labiennale.org dalla metà di aprile. Saranno selezionati fino a 350 professionisti e artisti da tutto il mondo.

Dieci giorni di programmazione per il 59° Festival Internazionale di Musica Contemporanea (dal 2 all'11 ottobre) con 18 concerti che propongono 31 novità, di cui 16 in prima assoluta. "Il Festival si svilupperà intorno al tema della 'memoria' - dice il direttore Ivan Fedele - inteso nelle sue diverse accezioni, sia come strumento percettivo/cognitivo imprescindibile per l’esperienza ermeneutica, sia come ricordo e traccia storica vivida e rivitalizzante nella contemporaneità, attraverso accostamenti di epoche lontane nel tempo ma vicine nell’essenza dell’ispirazione e del pensiero".

Pierre Boulez, Georges Aperghis, Helmut Lachenmann, Giuseppe Sinopoli sono i nomi clou. A Pierre Boulez, già Leone d’oro alla carriera, non poteva mancare l’omaggio ai suoi novant’anni con un’eccellenza del violoncello come Marc Coppey. Leone d’oro alla carriera per il 2015, Georges Aperghis, sarà al festival con 'Machinations', opera emblematica dove 4 voci femminili creano una lingua immaginaria, un impasto di fonemi, oggetti, musica e tecnologia. Anche Helmut Lachenmann, 80 anni quest’anno e Leone d’oro alla carriera nel 2008, ha una presenza importante all’interno del Festival grazie all’Ensemble Recherche e a Musikfabrik. A Giuseppe Sinopoli, al suo 'Souvenir à la mémoire', considerato una pagina destinata a restare nella storia della musica del 900, è invece dedicato il progetto di Biennale College – Musica.

Molti i compositori delle nuove generazioni in programma, spesso poco noti ai palcoscenici nazionali ma ampiamente ospitati dalle programmazioni internazionali: da Milica Djordjević (1984) ad Aureliano Cattaneo (1974). Altrettanto fitta la generazione di mezzo, con nomi accreditati come George Benjamin, Matteo D’Amico e altri. A interpretare le loro opere saranno grandi ensemble europei, Klangforum Wien, Ensemble Recherche, Musikfabrik e non solo. E ancora due pianisti: Giuseppe Albanese, che ripercorre il pianismo ungherese nella linea che da Liszt arriva a Bartòk e Ligeti; e David Greilsammer, che con sfoggio di virtuosismo attiva un cortocircuito tra le ardue sonate di Scarlatti e il nuovo timbro della tastiera preparata di Cage. Infine l’esperimento di Chemical Free, performance intermediale che affianca scienziati, musicisti, artisti visivi sotto la guida del compositore Nicola Sani e dal maestro dell’elettronica Alvise Vidolin

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