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Mostre: apre domani alla Galleria Borghese 'Rubens e la scultura a Roma'

13 novembre 2023 | 18.18
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"Pietro Paolo Rubens conobbe il cardinale Scipione Borghese perché lo cita in una lettera come un suo protettore, qualcuno a cui si poteva rivolgere quando doveva parlare a qualcuno dei suoi committenti per parlare a un livello più elevato". A sottolineare il legame esistente del grande pittore fiammingo con il cardinale creatore della iconica collezione della Galleria Borghese è la direttrice del museo , Francesca Cappelletti, anche curatrice con Lucia Simonato della mostra 'Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma' che apre domani al pubblico alla Galleria Borghese. E' questa la seconda tappa di 'Rubens! La nascita di una pittura europea', progetto realizzato in collaborazione con Fondazione Palazzo Te e Palazzo Ducale di Mantova che racconta i rapporti tra la cultura italiana e l’Europa attraverso gli occhi del Maestro della pittura barocca, e si inserisce anche in una più ampia ricerca della Galleria dedicata ai momenti in cui Roma è stata, all’inizio del Seicento , una città cosmopolita .

"L'idea di questa mostra è nata dai due capolavori della Galleria Borghese, la 'Susanna con i vecchioni' e lo straordinario 'Compianto', un quadro acerbo ma pieno di bellezza e già con il 'tocco di Pigmalione' cioè la capacità di Rubens di far parlare la pietra antica qui raffigurata nel sepolcro" dice Cappelletti. Da quella prima idea nata da dipinti presenti in Galleria è nata la mostra con quasi 50 opere provenienti dai più importanti musei al mondo - tra cui il British Museum , il Louvre, il Met, la Morgan Library, la National Gall ery di Londra, la National Gallery di Washington, il Prado, il Rijksmusem di Amsterdam , solo per citarne alcuni.

La mostra è divisa in 8 sezioni : 'Il tocco di Pigmalione' è quella che sottolinea il contributo straordinario di Rubens, alle soglie del Barocco, a una nuova concezione dell’antico e dei concetti di naturale e di imitazione , mettendo a fuoco la novità dirompente del suo stile e dimostrando come lo studio dei modelli antichi costituisca un’ulteriore possibilità per un nuovo mondo di immagini .

Per questo la mostra tiene conto non solo delle opere italiane che documentano lo studio appassionato e libero dagli esempi antichi, ma anche della sua capacità di rileggere esempi rinascimentali e confrontarsi con i contemporanei, approfondendo aspetti e generi nuovi.

"Calamita per gli artisti del Nord Europa fin dal Cinquecento, la Roma di Rubens, fra i pontificati Aldobrandini e Borghese, è il luogo dove studiare ancora l’antico, di cui si cominciano a conoscere i capolavori della pittura, con il ritrovamento nel 1601 delle Nozze Aldobrandini" sottolinea la direttrice Galleria Borghese. "È il momento della Galleria Farnese di Annibale Carracci e della cappella Contarelli di Caravaggio, di cui si stordisce una generazione. Attraverso gli occhi di un giovane pittore straniero come Peter Paul Rubens guardiamo ancora una volta - prosegue Cappelletti - all’esperienza dell’altrove, cerchiamo di ricostruire il ruolo del collezionismo, e della collezione Borghese in particolare, come motore del nuovo linguaggio del naturalismo europeo, che unisce le ricerche di pittori e scultori nei primi decenni del secolo".

Come di consueto nelle mostre della Galleria Borghese le opere del protagonista 'dialogano' con altre di diversi artisti: come le due versioni del busto di Scipione Borghese di Gian Lorenzo Bernini messe a fianco dell'intenso Ritratto di Ludovicus Nonnius di Rubens. O lo straordinario disegno dell'artista fiammingo, 'Leone a riposo' insieme all'altro, 'Leonessa', che dialogano con il bozzetto in terracotta di 'Leone che si abbevera' opera del Bernini in preparazione del gruppo marmoreo della fontana di Piazza Navona.

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