Picardo (Sidemast): "Finora era considerata una non-malattia ed era orfana di trattamenti specifici"
Contro la vitiligine sono "finalmente in arrivo terapie ad hoc", mirate a contrastare "una patologia che colpisce tra l'1 e il 2% della popolazione mondiale e che sino adesso era 'orfana' per l'assenza di farmaci registrati per il trattamento". Lo spiega Mauro Picardo della Unicamillus International University, coordinatore della task force per la vitiligine istituita dalla Sidemast, Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmesse. "La comunità internazionale sta facendo del suo meglio per trattare i pazienti affetti da quella che per anni è stata considerata una non-malattia e la mobilitazione per trovare nuove cure sarà sempre maggiore", è convinto Picardo.
I trattamenti a disposizione dei pazienti con vitiligine - ricorda la Sidemast - fino ad oggi si basano sulla fototerapia, considerata la terapia di riferimento, che può essere associata a cortisonici topici o sistemici. Un'alternativa a questi ultimi sono gli inibitori della calcineurina, farmaci indicati per il trattamento della dermatite atopica, che svolgono un ruolo di immuno-modulatori topici. Ora "finalmente si dispone di nuovi farmaci conosciuti come Jak-inibitori (Janus Kinasi-inibitori), alcuni già disponibili negli Usa - evidenzia Picardo - Si tratta di molecole che sono state studiate specificamente per la vitiligine, alcune per il trattamento sistemico e una per via topica approvata dalla Fda americana e che ha avuto di recente il via libera da Chmp dell'Ema", il Comitato per i medicinali a uso umano dell'Agenzia europea del farmaco.
La terapia ha già dimostrato un'efficacia significativa, rimarcano gli specialisti: "La percentuale di ri-pigmentazione va dal 30% sino al 70-90% in una percentuale significativa di pazienti trattati - riferisce Picardo - ma la rigenerazione cellulare è estremamente soggettiva. Basti pensare al meccanismo di imbiancamento dei capelli, che varia da persona a persona. La terapia topica è stata valutata positivamente dal Chmp per una vitiligine non superiore al 10% della superficie corporea, che coinvolga anche il viso; questa parte del corpo, infatti, è quella che risponde meglio alla terapia".
La sperimentazione - precisa la Sidemast - non ha previsto per il momento l'associazione con la fototerapia perché l'obiettivo è stato verificare l'efficacia della molecola in sé, ma questo non esclude in futuro la possibilità dell'abbinamento.
"Gli studi - conclude Picardo - hanno dimostrato anche che più tempo dura la terapia, maggiore è la risposta del paziente. Occorrono dai 4-6 mesi a un anno per vedere risultati soddisfacenti. I dati presentati all'ultimo Congresso dell'American Academy of Dermatology hanno dimostrato un ulteriore miglioramento in pazienti che hanno continuato il trattamento per due anni, sempre in assenza di abbinamento ai raggi ultravioletti. Ma per favorire la rigenerazione cellulare è fondamentale spegnere i processi infiammatori della chiazza e delle zone limitrofe".